Caro iCrewer, se mi segui da un po’ saprai quanto sia grande la mia passione per la storia, sopratutto per le antiche civiltà, non potevo quindi non parlarti di uno dei loro scritti più importanti
Il libro dei morti
Le civiltà antiche credevano in una forte connessione tra religione e magia, molti dei loro riti e dei loro testi riportavano questo forte legame. Sia nella civiltà egizia, che in quella maya e in quella tibetana, si è sentita la necessità di scrivere formule magico-religiose che aiutassero il defunto durante l’ultimo viaggio.
Il libro dei morti egizio
Gli antichi egizi credevano nella vita dopo la morte, per questo pensavano che l’uomo nascesse con due anime, una chiamata Ka, sarebbe rimasta con il corpo imbalsamato per custodirlo e proteggerlo, l’altra Ba, era l’anima destinata, se meritevole, a percorrere il viaggio verso la vita eterna al cospetto di Osiride. L’imbalsamazione serviva quindi a preservare il corpo per poter compiere l’ultimo viaggio.
Il Libro dei morti, tradotto dall’originale Ru nu pere em heru, anche con Il Libro di ritorno al giorno oppure Il Libro per emergere dalla luce, serviva proprio a questo: veniva messo nel sarcofago insieme alla mummia e a tutti gli oggetti che sarebbero stati utilizzati nell’aldilà: formule magiche che proteggevano il defunto durante il difficile viaggio, ricco di prove e insidie fino alla prova finale della pesatura del cuore e il definitivo giudizio di vita eterna o dannazione.
Inizialmente le formule venivano scritte sulle pareti della tomba e sul sarcofago, mentre dall’XVIII le formule vennero tracciate su papiro, inizialmente scritte con caratteri geroglifici, successivamente in ieratico. Non aspettarti però un vero e proprio libro come lo intendiamo noi oggi, era più una raccolta di papiri contente formule magiche e religiose, scritto da diversi sacerdoti nell’arco dei secoli per un intero millennio.
Il Libro dei morti si aggiunse ai più antichi testi funerari Delle piramidi usati tradizionalmente durante l’Antico Regno e i testi Dei sarcofagi risalenti invece al Primo periodo intermedio e al Medio Regno, non vi è inoltre un unico modello con formule standard, nei papiri ritrovati e meglio conservati, gli archeologi hanno riscontrato testi religiosi, formule magiche e illustrazioni differenti le une dalle altre.
Il libro dei morti tibetano
Anche nell’antico Tibet avevano il loro libro dei morti, il Bardo Todrol Chenmo, considerato testo tesoro oppure tesoro nascosto, fa parte del più ampio testo buddista zab chos zhi khro dgongs pa rang grol letteralmente tradotto in La profonda dottrina di autoliberazione della Mente [mediante l’incontro] con le Divinità pacifiche e adirate.
Il testo, recitato vicino al defunto poco dopo la sua morte, in un periodo nel quale si pensava che il suo spirito potesse essere ancora ricettivo, descrive l’esperienza che l’anima cosciente sperimenta nel periodo che va dalla morte al risveglio, che in tibetano si traduce appunto con Bardo. Inoltre il libro contiene formule, segni, simboli e rituali da svolgere sia poco prima che dopo la morte.
Il libro dei morti Maya
Per l’antica e perduta civiltà Maya uno dei principali temi era proprio quello della morte. Il defunto, sorpattutto se maschio e con una posizione di rilievo diventava oggetto di culto e venerato anche attraverso la costruzione di templi domestici a lui dedicati.
Purtroppo con l’invasione spagnola, molti dei testi Maya sono andati perduti o bruciati, non vi è quindi un vero e proprio libro dei morti. Sono stati ritrovati solo alcuni testi che raccontano leggende sulla creazione del popolo Maya, formule magiche per i raccolti, i riti propiziatori per l’anno successivo e un calandario di venere.
Caro iCrewer per oggi il nostro viaggio nel culto dei morti delle antiche civiltà finisce qui. Aspetto di sapere nei commenti, se vuoi conoscere questo culto e i testi ad esso collegato di altre civiltà.