In questo momento, davanti a questa grande emergenza, tutto il mondo sembra essersi fermato. Purtroppo anche il mondo di cui amiamo tanto parlare sta soffrendo questo periodo di crisi mondiale. L’editoria, settore che già prima dell’avvento del Coronavirus non stava attraversando un periodo semplice, adesso sta subendo un vero e proprio tracollo, inerme, senza possibilità di reagire.
Le librerie sono chiuse, gli eventi cancellati e le novità editoriali vengono rinviate a data da destinarsi. Seppure alcune librerie locali si siano organizzate per effettuare consegne a domicilio, queste piccole iniziative non bastano a sostenere un mercato che si è fermato insieme a tutto il Paese. Sembra un paradosso, dato che i libri stanno letteralmente salvando noi bibliofili.
La Gdo (Grande Distribuzione Organizzata) e l’e-commerce sono i due canali ancora attivi nella distribuzione, ma non sono comunque sufficienti per mantenere in vita il mercato del libro che dal 15 marzo, data in cui è stata stabilita la chiusura delle librerie, è in calo del 35 %. Che cosa ci dice ciò? Che fortunatamente i punti vendita hanno ancora un ruolo di rilievo nel mercato editoriale e che il lettore ama l’esperienza della ricerca del libro in una libreria, l’essere circondato da tanti volumi ed essere inevitabilmente attratto da una copertina in particolare. Ed è proprio quel contatto che forse più ci manca.
Tutto ciò che possiamo fare è rispettare le regole che ci sono state imposte, comportarci civilmente e rispettare il prossimo. Se c’è una cosa che la letteratura dovrebbe averci insegnato, è che anche dalle esperienze peggiori possiamo trarre dei validi insegnamenti. E forse ciò che ancora di più può consolare noi bibliofili è il pensiero che tutti gli scrittori che tanto amiamo in questo momento stanno godendo di dosi extra di tempo per riflettere, pensare: chissà che non sia l’occasione per dare vita a nuove opere letterarie.