Il terzo capitolo del libro Per antiche strade, scritto da Mathijs Deen, è dedicato al bandito Bulla Felix. E così anche la terza puntata dell’omonimo podcast, realizzato da Matteo Caccia per Iperborea.
Il bandito Bulla Felix
Dopo aver narrato dell’arrivo degli esseri umani in Europa con Il precursore e averci raccontato di Boiorix, condottiero dei Cimbri, Matteo Caccia ci porta alla scoperta del brigante Bulla Felix.
«In quei giorni, un italico di nome Bulla radunò una banda di circa seicento uomini. Per due anni compì rapine lungo le strade italiane. Bulla sapeva tutto di chi lasciava Roma o sbarcava a Brindisi. Derubava alcuni di una parte del loro avere e poi, li lasciava andare.»
Inizia così il racconto di Matteo Caccia che – ci confida – si presta a narrare una delle sue storie preferite. Siamo intorno al 200 d.C. e questa storia è ambientata lungo la via Appia. Conosciuta come la regina delle strade, la via Appia collegava Roma a Brindisi, l’Urbe con uno dei maggiori porti dell’antica Roma, da cui partivano le proficue rotte commerciali verso Grecia e Oriente. Di Bulla Felix ci parla soprattutto Cassio Dione, storico romano che racchiuse in 80 libri 983 anni della storia romana, ovvero dallo sbarco in Italia di Enea al 229 d.C..
Bulla Felix è considerato un po’ il Robin Hood di quegli anni, un bandito gentiluomo, scaltro, che non uccideva chi rapinava e donava una parte del bottino a chi ne aveva più bisogno. Quando assaliva le carovane, Bulla Felix liberava gli schiavi e questi presto si unirono a lui permettendogli così di creare nel tempo un esercito di seicento uomini.
«È un brigante molto furbo che l’impero romano – e l’imperatore romano – sta cercando da anni. Settimio Severo sta letteralmente dando di matto perché questo Bulla Felix è irrintracciabile e inafferrabile. Bulla Felix è un ex schiavo, che è nato come uno schiavo. I suoi genitori erano schiavi, lui diventa schiavo. E in un pezzo del racconto lo stesso Bulla Felix ne fa una questione ideologica perché ha a che fare con la libertà più che con l’arricchirsi.»
Lo storico Andrea Giardina parla di lui nel suo libro L’uomo romano, ricordando come «Bulla non era mai visto quando visto, mai scoperto quando scoperto, mai catturato quando catturato». Anche lo storico canadese Brent Shaw racconta, nel suo libro Il bandito, un interessante aneddoto su Bulla. «Il brigante Bulla è condotto davanti al braccio destro dell’imperatore, il prefetto del pretorio Papiniano. In questo faccia a faccia lo storico ci racconta che avvenne il seguente scambio di battute. Rivolto a Bulla, Papiniano chiese: “Perché sei diventato bandito?”. Bulla, guardandolo, ribatté: “Perché sei diventato prefetto del pretorio?”»
“Cherchez la femme!”
Alla fine Bulla Felix verrà catturato. Non ti svelo i dettagli del come e la fine che il bandito farà – come al solito no spoiler – però ti anticipo che le truppe imperiali usarono una tecnica nei secoli infallibile. Nel libro Impero. Viaggio nell’Impero di Roma seguendo una moneta, Alberto Angela ce la racconta. “Cherchez la femme!” è una frase celebre che viene dal romanzo I Mohicani di Parigi di Alexandre Dumas (padre). «“C’è una donna in ogni caso” dice a un certo punto uno dei protagonisti; “Ogni volta che mi portano un rapporto io dico: ‘Cherchez la femme!’”» E una donna è coinvolta anche in questa cattura.
La puntata dedicata a questo famoso bandito si conclude con la lettura di un coinvolgente brano tratto dal libro Per Antiche Strade, di Mathijs Deen.
Il podcast Per antiche strade. Storie di viandanti che hanno fatto l’Europa è realizzato da Matteo Caccia e prodotto da Iperborea, in collaborazione con l’Ambasciata e il Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi.
Ci vediamo alla prossima puntata!