In uscita, dal 13 gennaio, la nuova raccolta di poesie raffinate e indimenticabili intitolata Benedici la figlia cresciuta da una voce nella testa di Warsan Shire, pubblicata da Fandango Libri. Un talento poetico che potrai assaporare lentamente, da leggere e rileggere ancora.
Vediamo insieme la sinossi del volume!
La sinossi di Benedici la figlia cresciuta da una voce nella testa
Nata in Kenya da famiglia somala fuggita dalla guerra civile, quando aveva appena un anno Warsan Shire e la sua famiglia si trasferiscono a Londra.
Il suo primo libro di poesie, del 2011, Teaching My Mother How to Give Birth (Insegnando a mia madre come partorire) colpisce l’interesse della cantante e attrice Beyoncé, che le chiede di scrivere alcune poesie per il suo videoclip Lemonade.
Da allora la carriera di Warsan Shire, che vive a Los Angeles, è in continua ascesa. Benedici la figlia cresciuta da una voce nella testa raccoglie i versi degli ultimi dieci anni di vita dell’autrice, in cui le sue elettrizzanti poesie hanno la risonanza dei classici. Ispirata dalla sua vita e dalle sue origini, come anche dalla cultura pop e dall’attualità, Shire canta la dignità, riscattandola, delle vite di immigrati, madri e figlie, donne nere e ragazze adolescenti.
E se le sue poesie spesso sono forti – affrontando temi come la nostalgia dei rifugiati, la violenza della guerra e la mutilazione dei genitali femminili –, la sua scrittura resta incredibilmente seducente.
In versi esplosivi, pieni di dolore e sofferenza, ma anche di grande vitalità, Shire ci parla di cosa vuol dire abitare un corpo di donna, di disturbi dell’alimentazione, di ossessioni compulsive, e tensioni irrisolte con la fede di appartenenza. “La poesia”, dice senza giri di parole Shire, “mi ha salvato la vita”, e la dote più significativa del suo libro è quella di generare empatia, qualcosa che sembra mancare nel nostro tempo.
Conosciamo Warsan Shire
Warsan Shire è una poetessa britannica di origine somala, nata in Kenya nel 1988. Vive a Londra dove i suoi genitori si sono rifugiati per scappare alla guerra civile in Somalia negli anni ottanta. È considerata una spoken word artist, un’artista che recita.
Fa parte del movimento letterario dei Black British Poets, immigrati di diverse nazionalità e paesi che usano la poesia come espressione identitaria per non dimenticare la propria lingua e le proprie origini.