Oggi per la rubrica Autori in tasca parleremo di Jean-Marie Gustave Le Clézio.
Chi è Jean-Marie Gustave Le Clézio?
Jean-Marie Gustave Le Clézio è stato un romanziere francese. Nato a Nizza nel 1940, si trasferisce in Nigeria a soli 10 anni con il padre (medico). Questa esperienza lo porterà ad una ricerca ossessiva d’identità e l’angoscia della solitudine. Unirà tutto questo con il gusto dell’avventura e saranno lo sfondo di tutte le sue opere. Conseguita la laurea in lettere, Jean-Marie Gustave Le Clézio insegna nelle università di Bristol e di Londra.
La sua tecnica di romanziere è ben più articolata e complessa di quanto possa sembrare a un primo approccio: la scrittura ”allo stato bruto” non è che il mezzo per eccellenza per una ricerca che si rivela per molti aspetti lirica e poetica nei più differenti modi e forme letterari.
Nel 1980 gli viene assegnato il premio Paul Morand con l’opera Désert.
Nel 2008 gli è stato conferito il premio Nobel per la letteratura in quanto autore “di nuove partenze, avventure poetiche ed estasi sensuali, indagatore di un’umanità che va al di là e nel profondo della cultura dominante“.
Qual è lo stile che caratterizza Jean-Marie Gustave Le Clézio?
Lo stile di scrittura di Jean-Marie Gustave Le Clézio si può dividere in due periodi.
Il primo periodo va dal 1963 al 1975.
I suoi romanzi esplorano il tema della follia, del linguaggio e della scrittura come se fossero confusi. Come Il Verbale, romanzo con il quale nel 1963 vince il premio Renaudot. Con il secondo periodo invece, cambia totalmente metodo di scrittura. Pubblicherà libri più lenti, più sereni, parlando di temi come l’infanzia, le minoranze sociali e i viaggi passano in secondo piano. Questa nuova tipologia di stile incanterà il pubblico che lo porterà a ricevere numerosi premi.
Nel 1994 riceverà la nomina di Il più grande scrittore vivente in lingua francese sulla rivista Lire.
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