Doris Lessing, inestimabile scrittrice britannica tra le più apprezzate del Novecento, è una donna che sin da bambina non ha avuto remore nel mostrare il suo grande carisma, il suo carattere indomito, il suo battersi senza temere conseguenze per quelle tematiche sociali quali l’emancipazione femminile, l’emarginazione sociale, i conflitti razziali, considerata, inoltre, portavoce del femminismo.
Una scrittrice che ha saputo trasporre sulla carta il mondo così come osservato attraverso i suoi occhi: Doris non teme di scrivere ciò che pensa seppur siano pensieri forti e diretti che ti arrivano dritti al cuore. È fuori dubbio che lei sia stata non solo una grande scrittrice ma anche una donna come poche, discussa per via del suo carattere fiero, poco incline ad essere plasmato, sempre pronta a dire ciò che le passava per la mente senza freni e/o indugio.
Per sua stessa ammissione era perfettamente a conoscenza del fatto di non poter piacere a tutti.
Ma qual è stata la vita di questa donna, amante del genere realistico e dettagliato che amava miscelare – come un pittore fa con i suoi colori per dipingere le proprie tele – alla sottile e perspicace ironia? All’anagrafe il suo nome è Doris May Tyler, nacque in Kermanshas, Persia – ovvero l’attuale Iran Occidentale – il 22 ottobre del 1919. Il padre, Alfred Cook Tayler, era un ex ufficiale dell’esercito britannico, che subì varie mutilazioni durante la prima guerra mondiale e proprio mentre riceveva le dovute cure ospedaliere si innamorò di un’infermiera, Emily, che poi sposò.
Doris definiva il padre come un sognatore mentre la madre come ambiziosa e patita del controllo
Dall’Iran, ben presto, il nucleo familiare si spostò nella colonia britannica della Rodhesia meridionale ove si dedicò alla coltivazione del mais seppur con scarsi risultati: Doris, quindi, trascorse la propria infanzia a scorrazzare assieme al fratello per le colline dello Zimbabwe.
La madre non approvava che Doris trascorresse il tempo a correre qua e là per le lande e così, con l’intento di placarla ed infonderle lo spirito tipico della signorina a modo, le fece frequentare un convento cattolico – nonostante la famiglia fosse di credo protestante – prima, ed una scuola femminile dopo; Doris si mostrò riottosa a tutto ciò. Già da piccola manifestò il suo essere caparbia, tenace e fedele alle proprie idee: si batterà per le discriminazioni, pensa già ai conflitti razziali, alla condizione disagiata dei coloni.
La donna iniziò a scrivere a soli sette anni ed è proprio in questo momento che decise che non avrebbe fatto altro che scrivere durante la propria vita.
All’età di quindici anni deciderà di lasciare la propria famiglia: non parlò mai con dolcezza della madre e cercò di comprendere il motivo di quel rapporto così conflittuale, anche se, a ben guardare, la sua tempra e la sua passione per la lettura le doveva proprio alla madre; ed è alla madre che è rivolto, principalmente, il romanzo Mia madre, edito da Bollate Boringhieri – 14 aprile 1988, un romanzo nel quale, l’autrice, con grande capacità introspettiva cercherà di descrivere questa figura materna.
Lasciò quindi l’Africa – dedicando alla stessa la raccolta Racconti africani del 1964 -, iniziò a studiare da autodidatta, si trasferì a Slisbury dove trovò un impiego come bambinaia: qui ebbe la possibilità di leggere di Dickens, Stevenson e Kipling, Stendhal, Tolstoj.
Doris abbandonò gli studi perché il suo desiderio era quello di scrivere per raccontare con realismo e veridicità, attraverso i suoi occhi, tutto ciò che la circondava.
Doris Lessing ebbe tre figli da due mariti diversi: il primo matrimonio, contratto con Frank Charles Wisdom, avvenne nel 1939 e da questo legame nacquero John e Jean; suo malgrado, questa unione si rivelò un fallimento e la donna, dopo qualche anno, decise di lasciare il marito e i figli tanto che le fu proibito persino di vederli. Nel romanzo Mia madre analizza anche questo suo matrimonio e la sua sofferta scelta di lasciare i figli «la scelta più dolorosa ma anche la più giusta della mia vita».
Nel contempo si appassionò di politica avvicinandosi al partito comunista dove conobbe il suo secondo marito, un ebreo comunista, Gottfried Lessing che sposò nel 1943. La coppia ebbe un figlio, Peter, che nacque con qualche handicap: anche questo matrimonio fu destinato a non avere futuro.
La scrittrice, quindi, ottenuta l’autorizzazione per trasferirsi in Inghilterra, lasciò il marito mantenendone il cognome e si diresse alla volta di Londra: stavolta portò con sé il figlio e una valigia contenente il suo primo romanzo L’erba canta, che scrisse proprio mentre era in attesa del bambino e che con grande soddisfazione vedrà pubblicato nel 1950. Questo suo primo romanzo mostra già la sua ideologia in merito alla segregazione razziale in Rhodesia.
«Nel Sudafrica degli anni Quaranta, Mary e Dick, poco più che trentenni, decidono di sposarsi più per solitudine che per amore e andare a vivere in una sperduta fattoria a coltivare la terra. Mary, abituata a vivere in città, mal sopporta il caldo e la fatica, la difficoltà di far fronte alla mancanza di agio e di benessere, lontana da tutto.
Il sogno di una futura ricchezza si infrange perché Dick si rivela un inetto e un sognatore: non sa adeguarsi alle dure leggi della lotta per la sopravvivenza in un ambiente ostile, una terra che in realtà appartiene ai neri, agli oppressi. È proprio l’arrivo di Moses, un nero dall’espressione indecifrabile e dalla muta devozione, che provocherà la tragedia: un delitto.» La Tartaruga, terza edizione, 24 giugno 2003.
Tra 1952 e il 1969 verrà pubblicato Martha Quest, il primo volume che appartiene alla serie Figli della violenza composta da ben cinque romanzi – Martha Quest, Un matrimonio per bene, Echi della tempesta, Landlocked e The Four-Gated City -.
In queste opere affronterà temi a lei cari come l’identità della donna, il razzismo, la politica, i compiti familiari, e molte donne sentiranno questi scritti come appartenenti a ciascuna di loro.
Un’opera che le conferirà un grande tributo sarà Il taccuino d’oro, edito da Feltrinelli, sesta edizione, 27 dicembre 2012, un’opera che verrà definita come la summa di tutti i suoi temi, problemi, suggestioni. La protagonista è una donna che analizzerà la sua vita sotto tutti i profili dal punto di vista politico finanche a quello sessuale.
Nel libro, l’autrice, mette un po’ di tutto, dalla minaccia atomica alle barriere razziali, dal rapporto tra i genitori e figli ai rapporti non solo tra donne e uomini ma anche tra persone del medesimo sesso. Insomma, un romanzo che è tipico della scrittura di Doris Lessing, una donna che non teme di far esprimere alla penna ciò che lei realmente pensa.
Nel 1956 verrà bandita dallo Zimbabwe proprio per le sue idee sull’apartheid: ne verrà riammessa solo nel 1995.
Il quinto figlio, Feltrinelli Editore, settima edizione 1 marzo 1992, arriverà nel 1988 e sarà una storia profonda che parlerà un elfo giunto fra noi «Questo libro l’ho scritto due volte. La prima versione era meno cruda, poi mi sono detta: “cara mia, stai barando. Se succedesse davvero, sarebbe molto peggio di così.” E allora l’ho riscritto portandolo alle conseguenze estreme.»
Un’altra profonda opera che rispecchia il pensiero ideologico di Doris è, tra le altre, Memorie di una sopravvissuta «La voce narrante è quella di una donna che osserva le cose cadere in pezzi, mentre le orde migranti si spostano alla ricerca di un luogo sicuro, di un rifugio, di una vita migliore che sempre si trova da qualche altra parte. Una donna a cui uno sconosciuto ha affidato una bambina, Emily, con poche lapidarie parole: “Abbi cura di lei, ne sei responsabile”»
Doris Lessing fu una donna davvero apprezzata ma anche molto criticata: usò sempre un linguaggio forte, veritiero e le sue opere sono state tradotte in numerose lingue. Grazie al suo grande contributo letterario ricevette numerosi riconoscimenti, primo fra tutti il premio Somerset Maughan, poi nel 1995 le venne riconosciuta una laurea ad honorem dall’Università di Harvad, ancora nel 1999 venne proclamata Companion of Honor, una carica di prestigio insignitale dal Regno Unito, ma al contempo rifiutò la carica di Dama dell’Impero Britannico.
Grazie al suo essere così attenta alla difesa dei diritti della liberà e del Terzo Mondo nel 2001 vinse il premio Principe de Asturias; sempre nel 2001 ricevette il premio Grinzane Cavour e finanche il premio letterario David Cohen. Infine, nel 2007 ricevette il premio nobel per la Letteratura, che giunge, peraltro, quando la stessa ha già raggiunto la veneranda età di 88 anni e la motivazione fu la seguente «Profonda conoscitrice dell’animo femminile, questa cantrice delle vicissitudini delle donne»
Morirà all’età di 94 anni, il 17 novembre 2013 a Londra, solo quattro settimane dopo la morte del figlio Peter, morto, quest’ultimo, all’età di 66 anni per un infarto, figlio che Doris amò profondamente amato, soffrendo per la condizione fisica che lo accompagnò sin dalla nascita.
Doris Lessing ha avuto quella innata quanto rara capacità di saper guardare in profondità l’animo umano, quasi avesse una sorta di lente di ingrandimento, sapendo afferrare quelle sfumature che fanno da contorno alla realtà degli eventi.
«Pensa in modo sbagliato, se vuoi, ma in ogni caso pensa con la tua testa.»