Cari iCrewers per il nostro appuntamento con “Inchiostro d’artista” vi segnaliamo “Me Tapiro” un romanzo scritto da “Antonio Ricci” edito da Mondadori.
Antonio Ricci
Nasce ad Albenga il 26 giugno 1950. Laureato in lettere, ha realizzato molti programmi sia per la emittente Tv pubblica Rai sia per quella commerciale Mediaset.
A 29 anni firma come autore il programma della prima serata del sabato di Raiuno, “Fantastico”.
Dopo di che inizia una collaborazione artistica con Beppe Grillo, che prosegue con i programmi tv: “Te la do io l’America” e “Te lo do io il Brasile”.
Nel 1983 crea “Drive In”: varietà comico-satirica andata in onda fino al 1988. Altri programmi ideati da Antonio Ricci sono: “Lupo Solitario” (1987), “Matrjoska” che viene censurato e ripresentato come “L’araba fenice”.
Nel 1988 Ricci firma “Odiens” e crea “Striscia la notizia” e “Paperissima”.
Degli anni 2000 sono: “Veline”, “Velone” e “Cultura moderna”.
Ha sceneggiato il film diretto da Luigi Comencini, “Cercasi Gesù” (1982), con protagonisti Beppe Grillo, Maria Schneider e Fernando Rey; premiato con il David di Donatello e due Nastri d’Argento.
“Me Tapiro”
Antonio Ricci ha scoperto di essere un comico a tre anni, grazie a una caramella andata di traverso e al drastico sistema per fargliela sputare. In una “scena primaria” di assoluta e involontaria comicità.
Se fosse morto soffocato non avremmo “Striscia la notizia“, “Drive in”, “Paperissima“, le veline e le velone, il Gabibbo e il tapiro.
Ci saremmo persi più di trent’anni di risate, un imprinting di ironia e buonumore che ha accompagnato con leggerezza la vita di tutti noi.
Il libro racconta gli anni della formazione (la scuola dalle suore, le bacchettate sulle dita, le prime ribellioni all’autorità costituita), poi gli anni dell’impegno (a divertirsi e a divertire), le beffe, gli scherzi atroci, la scoperta di compagni di risata come Beppe Grillo e Fabrizio de André, in un perenne cabaret che, nel caso di Ricci, alla fine diventa un mestiere.
Racconta anche il mondo dorato della televisione, spifferandone ghiotti retroscena e bersagliando i suoi protagonisti con una ferocia satirica proporzionale alla loro popolarità. Come un Giamburrasca munito di cerbottana o di fionda, Ricci spara proiettili a destra e a sinistra, soprattutto alla sedicente sinistra, smascherando conformismi e ipocrisie.
“Striscia la notizia“, la sua creatura più sorprendente, record assoluto di longevità e di ascolti, è un programma di satira.
La satira non è corretta, non è compiacente, attacca anche gli amici e non ha paura dei nemici.
Una vita non proprio di tutto riposo, ma che Ricci vive con imperturbabile serenità. Forse anche grazie al suo essere un caso clinico di bipolarismo: le sue trasmissioni sono le più viste, ma lui è l’uomo più schivo della tv, è un impavido collezionista di cause (tutte vinte) ma anche di piante rare, che cura con passione maniacale.
Forse è questo che da più di trent’anni gli permette di sopravvivere nella sua personale trincea.
La satira è il mestiere che si è scelto, ma leggendo questo libro si capisce anche che era il suo destino.
Ma “Me Tapiro” non è tanto (o non solo) un’autobiografia. Nella seconda parte, ispirata dalle domande del giornalista Luigi Galella, diventa un piccolo trattato sulla tv, su chi la fa e su chi la guarda, una lezione magistrale sulla nostra società dell’apparire.
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