Caro iCrewer oggi ti do il mio buongiorno con una domanda epocale: esiste l’amore eterno? Lo so, non è uno di quegli interrogativi da farsi con ancora un cappuccino e una brioches tra le mani, ma mi piacerebbe condividere con te, che quotidianamente leggi appassionato i nostri articoli, alcune riflessioni sull’amore e sulla promessa di amare per sempre che forse, e ripeto forse, rischia di essere un tantino azzardata.
Non parlo, ovviamente, dell’amore che lega i cari affetti, tipo quello di una madre per un figlio, in questo caso, sì, sono convinto che si tratti di amore eterno, parlo invece dell’innamoramento vero e proprio e del fantomatico ti amerò per sempre.
L’amore eterno esiste davvero?
Chi di noi non si è trovato in una situazione in cui l’emozione arrivata da dentro gli ha fatto giurare amore eterno? Chi di noi non ha promesso infinita dedizione all’amore per un’altra persona almeno una volta nella vita? Ma soprattutto, questi impegni, sono poi stati mantenuti?
E attenzione, caro i Crewer, non mi riferisco al giuramento solenne del matrimonio, non mi riferisco al fin che morte non ci separi, parlo invece di quella promessa che si fa quando una storia non va come dovrebbe.
Mi riferisco agli amori non corrisposti e a quelli che finiscono, dove, per forza di cose, c’è spesso una persona che soffre e che non vede soluzioni possibili all’infuori del promette amore eterno.
“Ti aspetterò per sempre”, si dice alla persona che si ama quando questa prende un’altra strada. Che poi, mi sono sempre chiesto, come fa a rimanere indifferente a una promessa del genere un individuo che decide di mollare il colpo. Ma non si sente responsabile del sacrificio di una vita intera? Certo, dirà lui, mica gliel’ho chiesto io o glielo ha ordinato il medico.
Perché forse, in questi casi, l’amore, pur essendo un sentimento che ti travolge e che ti fa sentire vivo, diventa una vera e propria malattia, o per lo meno, un limitatore della vita.
Ho sentito di un ragazzo che per mesi e mesi è andato tutte le sere, alla stessa ora, a sedersi sulla stessa panchina dopo aver promesso alla ragazza che lo aveva lasciato, che lì lo avrebbe trovato per sempre: “Sarò qui ad aspettarti tutte le sere tra le 21 e le 22. Quando ti vedrò arrivare sarà perché vuoi tornare da me”. E lo ha fatto davvero, lo ha fatto per tanti mesi prima di rendersi conto che la bella in questione era chissà dove a rifarsi un’altra vita.
E allora, il fatto che oggi quel ragazzo non vada più a sedersi per aspettarla significa che l’amore eterno non esiste? Non lo so. Perché è vero che quell’atto fisico di non sacrificare più quell’ora serale della sua vita è il segno della vittoria della ragione, ma, di contro, è comunque probabile che dentro il suo cuore quella donna faccia ancora sentire la sua voce.
Quindi? Chiedo a te amico lettore.
Ci sono poi anche i casi in cui l’amore eterno diventa un abili per farsi andare bene la vita com’è. Ci si dice e convince di amare una persona, di aspettarla per sempre, pur sapendo che si tratta di un amore impossibile e, con questa scusa, si rinuncia a mettersi in gioco e cercare una felicità che potrebbe essere dietro l’angolo, se solo si trovasse il coraggio di andarci a guardare.
È un tema difficile. Una domanda che, ripeto, non pongo riferita a chi ha la fortuna di vivere un amore eterno felice, ma a chi, invece, giura amore pur sapendo di non poterlo avere dalla persona a cui l’ha giurato. Forse la domanda corretta è quella di chiedere se sia giusto sacrificare la propria vita in nome di un amore che mai si realizzerà.
Ma forse è proprio questa la definizione di amore, del gesto dell’amare: donarsi interamente pur sapendo di lanciarsi in una caduta nel vuoto. Convengo anche che, nel caso che il destino opti per un lieto fine, anche dopo tanti, tantissimi anni, quella sensazione di felicità che l’innamorato proverà nel vedere realizzato il suo sogno sentimentale di una vita, sarà davvero impareggiabile.
La vittoria in amore di chi soffre è di gran lunga superiore rispetto a quella di chi è fortunato di vivere una storia senza inciampi.
Un consiglio di lettura in riferimento all’amore eterno
Quando penso all’amore eterno e a una vita dedicata a un amore impossibile, inevitabilmente la mia mente corre al romanzo L’amore ai tempi del colera, di Gabriel Garcia Márquez, autore colombiano Premio Nobel per la letteratura nel 1985.
Un romanzo che ho amato tantissimo e che ho apprezzato anche nella trasposizione cinematografica del 2007 diretta da Mike Newell, con uno straordinario Javier Bardem nei panni di Florentino Ariza e una bellissima Giovanna Mezzogiorno in quelli di Fermina Daza, i due protagonisti.
La storia si sviluppa in un arco temporale che accarezza molti decenni del novecento e narra la vicenda amorosa di Florentino, un telegrafista perdutamente innamorato di Fermina, donna elegante e di classe. I due si conoscono da ragazzi e lui le giura amore eterno. Amore che si realizzerà solo dopo più ci cinquanta anni (mi scuso per lo spoiler ma era una informazione troppo inerente all’argomento dell’articolo).
Ho ripensato a questo libro, di recente, dopo aver letto un vecchio articolo di Alessandra, nel quale si chiedeva in quale libro ti sarebbe piaciuto vivere. Ho sempre creduto di sognare ad occhi aperti, ogni volta che guardavo il film, visto che il libro l’ho letto solo una volta, e ho sempre guardato con ammirazione una storia di assoluta fedeltà all’amore come quella di Florentino.
Anche se è da dire che l’ha giocata in modo un po’ facile: regalare il cuore a una donna per sempre e, in attesa di poterglielo finalmente donare, intraprendere una vita che, seppur triste e malinconica, si è poi rivelata ricca di successi, scalate sociali e tante concessioni al piacere carnale ha sicuramente aiutato a lenire la sofferenza.
Ti saluto, quindi, caro iCrewer, con la sinossi tratta dell’edizione uscita per Mondadori nel 2016 e ti rinnovo l’invito a commentare per farci sapere cosa ne pensi su questo argomento tanto delicato quanto meravigliosamente romantico. (come sempre alla fine non sono in grado di dare risposte senza il tuo parere)
Per cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni Fiorentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio d’amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno incrollabile sentimento che Fiorentino continua a nutrire contro ogni possibilità fino all’inattesa, quasi incredibile, felice conclusione.
Una storia d’amore e di speranza con la quale, per una volta, Gabriel García Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo continuo impegno di denuncia sociale per raccontare un’epopea di passione e di ottimismo. Un romanzo atipico da cui emergono il gusto intenso per una narrazione corposa e fiabesca, le colorate descrizioni dell’assolato Caribe e della sua gente.
Un affresco nel quale, non senza ironia, si dipana mezzo secolo di storia, di vita, di mode e abitudini, aggiungendo una nuova folla di protagonisti a una tra le più straordinarie gallerie di personaggi della letteratura contemporanea.