Succede sempre più spesso che arrivo in ritardo. Che mi sveglio solo davanti alla notizia di una disgrazia per comprendere quante sono state le occasioni che ho perso per crescere, per imparare e di conseguenza per diventare una persona migliore. E così è stato anche oggi, quando molto rammaricato, ho appreso della scomparsa di Philippe Daverio.
Lo dico perché sono state troppe le volte che comodamente sdraiato sul divano, ho proseguito con il mio zapping alla TV, pur incrociando il simpatico viso di questo immenso professore che ha dedicato la sua intera vita all’arte, con una particolare predilezione per quella di casa nostra datata Novecento.
Occasioni perse, dunque, occasioni per poter dire oggi di essere stato anche io un alunno di Philippe Daverio, quel professore con il proverbiale papillon che tanto si è speso per portare l’arte, quella vera con la A maiuscola, nelle case di tutti noi italiani.
Che invece, il sottoscritto per primo, hanno spesso e volentieri preferito passare oltre, cercando l’intrattenimento facile, quello con valori educativi discutibili ma che fa sentire parte di una comunità stereotipata. Insomma troppo spesso ho scelto la televisione che mi permettesse di non sentirmi isolato al bar, dal parrucchiere e nei tanti gruppi virtuali, a scapito di programmi tipo Passepartout, che condotto da Daverio, ha dispensato cultura su Rai 3 per un decennio intero.
PHILIPPE DAVERIO: IL PROFESSORE BUONO
È chiaro che ridurre tutta la carriera di Philippe Daverio a questo straordinario programma televisivo, che come detto colpevolmente ho solo seguito sporadicamente, è molto, troppo riduttivo, ma come ben sai, caro iCrewer, non è mia consuetudine, anzi nostra come linea editoriale, fare articoli di stampo giornalistico o prettamente informativo, bensì, lasciare che siano la nostra esperienza personale, le nostre emozioni e sopratutto il nostro cuore a guidare le dita sui tasti dipinti di lettere del nostro computer.
E allora ecco che oggi, appresa la notizia della morte del colto personaggio televisivo che ha legato la sua vita alla città di Milano, il mio primo pensiero è volato a Passepartout e al senso di tristezza e di colpa che mi ha pervaso per non avergli mai prestato la giusta attenzione che invece meritava.
Me ne sono accorto nel bel mezzo del mese di agosto, proprio nella deserta Milano, quando in una calda mattina sono andato a visitare L’ultima cena di Leonardo Da Vinci, meravigliosamente custodita nel refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie. Un dipinto che mi ha lasciato a bocca aperta per ovvi motivi, ma che con qualche nozione in più avrei sicuramente apprezzato meglio. E così davanti alle meraviglie degli Uffizi a Firenze qualche anno fa e via dicendo…
Saperne di più, apprendere, imparare…
Domande a cui Philippe Daverio, con la sua gentilezza, spontaneità e mi piace dire semplicità, ha dato per anni risposte, portando la cultura in un luogo, la TV, che forse era ed è il meno fertile da coltivare in questo senso.
E allora chapeau, per dirla alla francese, sua terra d’origine.
E allora grazie, per aver creduto insistentemente, usando parole sue, che la cultura salverà il mondo.
Le diverse dimostrazioni di cordoglio, di stima e di affetto che si leggono oggi su tantissime testate e su tantissimi profili social la dicono lunga sul personaggio che è stato Daverio. E questo non può che farmi piacere oltre che aumentare la mia voglia di approfondirlo e studiarlo… in ritardo! In maledetto ritardo.
PHILIPPE DAVERIO: L’ITALIA DELL’ARTE NEI LIBRI
A partire dai suoi libri, vero motore che spinge noi della redazione di libri.iCrewplay.
Le sue pubblicazioni sono innumerevoli, quasi tutte dedicate all’arte e alla sua capacità di leggerla attraverso lo studio, la conoscenza e la passione.
Uno dei suoi ultimi lavori, datato 2018, quello che più ha calamitato la mia attenzione durante il piccolo lavoro di ricerca, è Grand tour d’Italia a piccoli passi, una sorta di guida turistica attraverso più di ottanta luoghi e itinerari da scoprire sul nostro territorio nazionale.
Chiese, musei, opere d’arte catalogate secondo gli interessi maturati da Philippe Daverio negli anni, e raccontati non solo a scopo sistematico e propriamente turistico, ma attraverso un viaggio lento, visionario e coinvolgente che passa nei luoghi più conosciuti, e non solo, che hanno scritto la storia culturale del nostro paese.
Storia che Philippe Daverio ha saputo raccontarci senza essere mai invadente e con estremo rispetto, per l’arte e per lo spettatore.