1979 Accadde che… l’anno dei baby busters e dei “no caramelle dagli sconosciuti”.
Eccoci catapultati nell’anno 1979, l’anno in cui una conversazione puo’ tradursi in una frase o in un pensiero comune: “cosa ci guadagno?”
Lo sai caro iCrewer come sono stati ironicamente “classificati” i nati in questo anno?
Baby Busters!
O più semplicemente “Generation X“; una espressione resa celebre dall’omonimo libro di Douglas Coupland
Generazione-X-
che sta ad indicare una generazione senza identità, senza nulla di rilevante da dire.
È sempre difficile tracciare un confine tra una generazione e l’altra. I limiti non sono netti e le incongruenze possono essere molto significative.
Per comodità è stato stabilito un range, che in questo caso è il periodo compreso tra il 1965 e il 1980; pertanto i nati nel 1979 sono quelli che, a maggior titolo, sono incapaci di riconoscersi e addirittura, in molti casi, insofferenti verso valori e abitudini della generazione precedente e di quella successiva.
Questa generazione è cresciuta in piena recessione, al contrario della generazione dei Baby boomers cresciuti in pieno boom economico e con il massimo delle aspettative.
Il loro problema non è stato cercare di arricchirsi per diventare un altro Bill Gates, ma quello di cercare e trovare almeno un posto di lavoro come commesso al negozio sotto casa.
È il mondo afflitto dalla pestilenza dell’Aids, dall’inquinamento, dal buco dell’ozono, dal debito pubblico, dalla droga, dagli omicidi.
E ciò che provano questi giovani è disprezzo verso i loro predecessori, si sentono disillusi e nulla riesce ad indurli all’ottimismo, sebbene siano più competenti ed efficienti.
Però è anche l’anno in cui sul mercato viene “lanciato” il Walkman. Oggi un apparecchio simile farebbe inorridire i teenager, un oggetto a dir poco ingombrante rispetto ai più recenti lettori di musica digitale. Eppure, quando il primo luglio la Sony lanciò nei negozi il walkman venne rivoluzionato il modo di ascoltare la musica. Fu utilizzato certamente per ascoltare uno dei brani entrato nelle cronache storiche e nella memoria di milioni di persone:
The Wall dei Pink Floyd
Un album composto di 26 brani che alternano ballate strazianti e sonorità heavy in cui tutte le canzoni vertono su un unico tema o sviluppano insieme una storia.
Protagonista di questa storia è l’immaginaria rockstar Pink, che vede la sua esistenza condannata all’isolamento da un muro invalicabile, eretto su traumi vissuti in giovanissima età (la morte del padre in guerra), nel corso dell’adolescenza (l’iperprotettività della madre e la spersonalizzazione della scuola) e da adulto (il divorzio dalla moglie).
Si tratta di un personaggio fortemente autobiografico, dietro cui si cela il bassista George Roger Waters, autore di gran parte dell’album a cominciare dalla celebre Another Brick in the Wall; l’introduzione affidata al suono dell’elicottero rimanda alla perdita del padre in guerra e all’inizio della costruzione di quel muro che lo condanna all’isolamento.
Un sistema di scatole cinesi per coprire operazioni occulte di denaro a danno dei creditori e dello Stato Italiano. È ciò che portò a galla l’avvocato milanese Giorgio Ambrosoli, in qualità di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana.
Uno scandalo di proporzioni internazionali, dove s’intrecciavano politica, alta finanza, massoneria e criminalità organizzata e che vedeva nel ruolo di protagonista in negativo Michele Sindona.
Il lavoro di Ambrosoli permise di accertare le pesanti responsabilità penali del banchiere siciliano, contribuendo alla sua incriminazione anche nel processo per il crack della Franklin National Bank, negli Stati Uniti.
Oggetto di tentativi di corruzione, trasformatisi in minacce di morte di fronte all’inflessibile integrità di Ambrosoli, quest’ultimo, lasciato solo e senza scorta, venne assassinato la sera dell’11 luglio 1979, per mano di un sicario della mafia americana assoldato dallo stesso Sindona.
un eroe-borghese
“L’Italia degli anni settanta è l’Italia della loggia P2, della strategia della tensione, del terrorismo rosso e nero, l’Italia in cui la nascente società civile scopre che la democrazia non è un bene acquisito una volta per sempre.
Giorgio Ambrosoli è un avvocato milanese, conservatore, cattolico, in gioventù monarchico. Muore nella notte di una Milano deserta, ucciso da un sicario venuto dall’America, l’11 luglio 1979.
Nel settembre 1974 la Banca d’Italia aveva nominato Ambrosoli commissario liquidatore dello scricchiolante impero bancario di Michele Sindona. Basta poco ad Ambrosoli per scoprire, allibito, il castello di trucchi contabili, operazioni speculative, autofinanziamenti truffaldini su cui si è retto l’inganno della sindoniana Banca Privata Italiana.
Sfatando le previsioni di chi lo vorrebbe influenzabile, sensibile agli equilibri politici, il “moderato” Ambrosoli si rivela invece un osso durissimo, fedele alla propria integrità morale nonostante le pressioni dall’alto, i tentativi di corruzione che sfociano in minacce, la solitudine in cui gradualmente sprofonda. Fino all’omicidio, ordinato da Sindona.“
Un altro capolavoro prende vita nel 1979, è il film Apocalypse now del regista Francis Ford Coppola, ambientato nella fase clou della guerra in Vietnam e mostra gli aspetti più feroci di quella che fu una della pagine più buie della storia americana. La pellicola fu tratto dal romanzo Cuore di tenebra di Conrad e destinato a fare scuola nel genere “guerra”.
In questo momento in cui l’Italia sta cercando di contrastare con mille misure precauzionali il virus Covid19, altrimenti detto Coronavirus, sorge spontanea una riflessione: siamo riuscita a debellare il virus del Vaiolo, vuoi che non riusciamo ad eliminare anche questo?
Questa riflessione è giustificata dalla ricerca che ho effettuato e che ha messo in evidenza come proprio nel 1979, esattamente il 9 dicembre l’Organizzazione mondiale della Sanità annunciò ufficialmente che il vaiolo era stato eradicato su tutto il pianeta. Una delle malattie più devastanti a manifestarsi con epidemie in molti paesi, lasciando morte, cecità e deturpazione.
Sarà stato un caso ma il 15 dicembre vede la nascita una nuova rete Rai, Rai3. Con tono “sensuale“ l’annuncio viene fatto da Fabiana Udenio, un modo rivoluzionario di approccio per la TV pubblica di allora, e mezz’ora dopo va in onda il Tg3, che dedica i primi dieci minuti alle notizie nazionali ed internazionali, per passare poi alle informazioni regionali, che tutt’ora permane.
Ora un breve accenno su un servizio che nasce nel settembre del 1979, l’e-mail e del suo segno @ – a commerciale o chiocciola – che hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare; breve, perchè si potrebbe scrivere un articolo a parte solo per questo!
Non dimentichiamo lo sport ed uno dei massimi atleti italiani, non più vivente, Pietro Mennea, che stabilisce a Città del Messico il record nei duecento metri fermando il cronometro a 19”72: resterà imbattuto per ben 18 anni.
E come dimenticare il rapimento di Fabrizio de Andrè e Dori Ghezzi, sequestrati in Sardegna e rilasciati dopo diversi mesi dietro il pagamento di un riscatto.
Hotel-Supramonte-Fabrizio-André-rapitori
“Mi sento più contadino che musicista. Questo è il mio porto, il mio punto d’arrivo. Qui voglio vivere, diventare vecchio…” (Fabrizio De André).
“Fabrizio De André scelse la Sardegna come luogo di vita, non solo di vacanza, perché se ne sentiva figlio. Amava la sua natura atavica, gli orizzonti illimitati, i profumi e i colori intensi, ma anche quella povertà millenaria che a volte induce forme di criminalità tristemente originali.
Perché – come una “janas” dal duplice volto, mezza strega e mezza fata – l’isola incantata è anche la terra matrigna del “banditismo sardo”. Lì Faber venne sequestrato insieme a Dori Ghezzi il 27 agosto 1979. Restarono prigionieri dei loro rapitori per ben centodiciassette giorni. Da quella esperienza il cantautore genovese seppe trarre e trasmettere una grande lezione, artistica e di vita.
In questo libro si racconta quella storia: il sequestro, la prigionia, le trattative, i personaggi, i retroscena, le vicende giudiziarie, le canzoni che ce ne hanno reso lo spirito. E la Sardegna, i suoi banditi, i rapimenti più famosi…”
Ho cercato, nel mio piccolo, di fornirti gli strumenti utili per conoscere un anno, il 1979, che, come tanti altri, è di transizione.
Ti aspetto al prossimo, ciao.