William Cuthbert Faulkner, sguardo fiero e penetrante, capace di leggerti dentro, fu un drammaturgo, un poeta ed uno scrittore statunitense: nacque il 25 settembre del 1897 in New Albany, in Mississipi.
William Faulkner: percorriamo insieme la sua vita e la sua grande passione per la storia del Mississipi
William trascorse gran parte della sua vita ad Oxford in Mississipi. In lui furono ben radicate quelle origini sudiste, la storia del Mississipi, la schiavitù, la guerra civile, tanto che, inevitabilmente, tutto ciò non poté non ripercuotersi o comunque non trapelare nei suoi scritti.
L’uomo ebbe un’infanzia serena, aveva un animo avventuriero: andava spesso in giro per i boschi dove amava scovare reliquie di guerra lasciate dai soldati durante la guerra civile.
Lo scrittore venne guidato alla lettura dei grandi classici, in particolare di Charles Dickens, dalla madre e dalla nonna materna, amanti della lettura. La madre, in particolare, volle insegnare a leggere ai figli prima ancora che essi facessero il loro ingresso a scuola.
Personalità di un certo peso fu quella del nonno che, benché dedito all’alcol e di facile irascibilità, fu colonnello dell’esercito Confederato durante la guerra civile americana; l’uomo, tra le altre cose, costruì nel 1912 la banca di Oxford ove il nipote William lavorò, seppur svogliatamente, per un certo periodo.
L’uomo morì quando William aveva solo venticinque anni.
Nella vita di William un ruolo non indifferente lo ebbe anche la propria tata, una donna afroamerica di nome Caroline Barr, chiamata Callie. La donna insegnò allo scrittore e ad i suoi fratelli tutti i nomi delle piante e delle specie di uccelli, raccontava loro delle storie. In particolare, essa parlò a William della condizione degli schiavi prima della guerra civile.
Questi aneddoti lasciarono il segno nell’uomo che non poté fare a meno di prendere a cuore la situazione di tutti gli ex schiavi, trattati con malcelata indifferenza, di sovente umiliati e bistrattati.
Tutti questi avvenimenti, le persone da esso frequentate durante l’infanzia e la adolescenza, formarono non solo il carattere di William, ma anche il contenuto delle sue opere.
Durante la sua adolescenza, inoltre, lo scrittore, si infatuò della figlia di alcuni vicini, Estelle Oldham, suo unico vero, grande amore che divenne, dopo parecchi anni, sua consorte la quale restò sempre accanto all’uomo incoraggiandolo e sostenendolo.
V’è da dire, però, che William ebbe anche un animo irrequieto: abbandonò quasi subito la scuola, poiché l’unico tema che a lui interessava era la storia del Mississipi. Studiò per qualche tempo da autodidatta e frequentò – senza esservi iscritto – il campus universitario del Mississipi.
Durante la Prima Guerra Mondiale cercò di arruolarsi nella aeronautica militare americana, ma venne scartato sia perché ritenuto troppo basso sia perché non aveva gli studi adeguati; egli non si arrese: sotto falso nome riuscì ad arruolarsi presso il Canadian Flying Corps, sebbene non prestò mai servizio in guerra, ma ciò gli permise di ottenere il brevetto di sottotenente.
Nella sua vita svolse vari mestieri, che lo videro commesso in una libreria a New York, impiegato presso l’Ufficio Postale dell’Università di Oxford nel 1921 – posto che era del padre -, istruttore di golf.
La sua fu una vita intensa, costellata anche di momenti nefasti, come la morte della figlia Alabama nel 1931, nata prematuramente e morta dopo soli nove giorni.
William Faulkner e l’intensa produzione letteraria
William Faulkner venne considerato come uno dei fautori del romanzo moderno assieme a James Joyce e Virginia Wolf.
Le sue opere sono definite complesse, al tempo stesso provocatorie, ma dai suoi romanzi, dai personaggi descritti emerge un forte pathos.
Lo scrittore era piuttosto pignolo in fatto di stile e linguaggio, nei confronti dei quali riservava un’attenzione che potremmo definire certosina, tanto da essere considerato quale rivale di Ernest Hemingway.
William prestò grande attenzione nella descrizione dei suoi personaggi, lavorò molto su questo aspetto, utilizzando quella tecnica conosciuta come flusso di coscienza: mettere su carta quelli che sono i suoi pensieri, le sue impressioni, riuscendo, insomma, a focalizzare l’attenzione sull’io interiore del personaggio inquadrandolo nel contesto esterno.
Con la sua scrittura, consentì al lettore di trarre le proprie deduzioni da ciò che leggeva.
La sua produzione letteraria vede nel 1926 La paga del soldato romanzo nato grazie all’incontro con Sherwood Anderson e nel quale Faulkner descrisse gli episodi della Grande Guerra.
In questo testo si ha quasi l’impressione che il protagonista, il tenente Donald Mahon, sia l’alter ego di William: in realtà così non è perché William non era stato, come Mahon, atrocemente ferito durante il combattimento, né affidato alle cure di tre donne diverse «la sensuale fidanzata Cecily, “insincera come un sonetto francese”, la governante Emmy, sua amante anni prima per una sola notte, e la giovane vedova Margaret Powers.
«Il dolore e le passioni di Mahon – o di quanto resta di lui – si trasformano così in quell’urlo che di Faulkner diverrà più tardi l’emblema: e in un magnifico furore che investe le passioni e le miserie di un intero microcosmo, su su fino alla “muta cacofonia dorata delle stelle.»
Una curiosità: quest’opera venne giudicata scandalosa dalla madre e il padre non ne volle sapere di leggere.
Tra le opere più importanti possiamo ricordare: L’urlo e il furore (1929), Mentre morivo (1930), Luce d’agosto (1932), Absalom, Absalom (1936).
Luce d’agosto, in particolare, venne definito come uno dei suoi maggiori capolavori dove al suo interno ci mostra un nutrito parterre di personaggi, ciascuno con le sue vicissitudini, tra gli stessi vediamo una donna incinta che si spinge in Alabama alla ricerca del padre e del figlio o ancora un reverendo presbiteriano, ripudiato dalla Chiesta e gettato in pasto allo scandalo a causa della moglie non solo adultera.
Personaggio chiave però fu «un uomo solitario dallo strano nome, Joe Christmas, “con un’inclinazione arrogante e malevola sul viso immobile”, che l’isteria razziale del Sud getta nell’abisso tormentoso del dubbio circa il proprio sangue».
Sebbene l’ultima parte della sua vita fu contrassegnata dall’alcolismo – era spesso ricoverato in vari ospedali – decise comunque di recarsi a Stoccolma per ricevere, nel 1949, il premio Nobel per la letteratura del quale venne insignito, per l’occasione si fece accompagnare dalla figlia Jill e tenne uno dei discorsi più sentiti della sua vita.
Decise di devolvere il premio affinché venisse utilizzato per tutti i giovani che si fossero voluti avvicinare alla scrittura: da qui il Premio Faulkner, premio che, assieme a quello Pulitzer e National Book Award, è considerato fra i tre maggiori riconoscimenti statunitensi per la narrativa.
William morì all’età di sessantaquattro anni, il 6 luglio del 1962, a causa di un infarto miocardico acuto.