Secondo appuntamento con Visto di punta, rubrica quindicinale di iCrewplayLibri che ha la velleità di porsi come una rubrica di opinione: chi scrive esprime il suo punto di osservazione, in merito ad un qualsiasi argomento di interesse comune, un punto di vista che può essere dibattuto, contestato o impugnato a piacere, da chi legge.
Oggi mi pongo sulla punta di un argomento che non sempre suscita interesse e predisposizione allo scambio di opinioni: la politica. Ad alcuni basta solo termine per avere un attacco di orticaria. In genere si pensa sia materia per pochi eletti, nel senso letterale del termine, ignorando che intorno all’argomento “politica” gira un universo fatto di vita ordinaria.
Se stai pensando che esagero, ti dico subito che sbagli e ti spiego il perché con una semplice domanda: “Cosa fai o meglio facciamo al mattino alzandoci dal letto? ” La primissima cosa è andare in bagno, giusto? Lo facciamo tutti e non c’è da meravigliarsi se lo affermo in maniera così serena e senza timore di suscitare sconcerto… E di cosa abbiamo bisogno in bagno? Ovvio, dell’acqua! Come arriva l’acqua nelle nostre case? Quanto la paghiamo? Da chi è gestita? Chi decide il prezzo delle bollette da pagare?
In genere sono le amministrazioni comunali che gestiscono l’erogazione dell’acqua, quando non ne concedono la gestione ai privati (altro argomento interessante le privatizzazioni…). E da chi sono eletti gli amministratori comunali? In base a quali principi ci fidiamo e li deleghiamo alla gestione delle nostre città e paesi? La risposta è scontata e fa subito capire che la politica interessa tutti da molto vicino, in tutti i campi della vita quotidiana perché, come vedi, perfino andare in bagno al mattino è politica, altro che storie!
Un Visto di punta con contorno di politica
Non so fino a che punto ti interessi di politica, non so se senti l’appartenenza ad una certa area, destra, sinistra o centro, passando per le posizioni intermedie (ce n’è per tutti i gusti e tutti i palati), oppure credi che in fondo politica e politicanti siano tutti nello stesso calderone. In ogni caso, pur se non conosco la tua posizione spero non sia quella che qualunquisticamente afferma: “tanto sono tutti uguali”. Se per certi versi può essere vero, per altri non lo è: le generalizzazioni offendono chi, davvero, dà anima e corpo per gli interessi di tutti. E ti assicuro che c’è ancora gente che lo fa. Per fortuna, aggiungo.
È molto vero che da un bel po’ di anni il trasformismo ha trasformato (consentimi il gioco di parole) ed uniformato tutto l’intero arco parlamentare, ma è anche vero che ancora qualche ‘povero cristo’, attaccato agli ideali come una cozza allo scoglio, resiste.
E se resiste è perché ci crede. E se ci crede si adegua poco. E se si adegua poco è destinato a restare oppositore in vitam aeternam e Amen. Con buona pace di chi sa cambiare casacca e ondivagare per tutto l’arco parlamentare.
Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente
Recita così un testo di Franco Battiato del 1981. Profetico, come una Sibilla Cumana e come solo i veri poeti sanno essere, aveva anticipato e traslato in musica già quarant’anni fa, ciò che sarebbe successo alle ideologie negli anni a venire: un completo sfacelo. Da sinistra a destra passando per il centro.
Altro che visto di punta! Abbiamo assistito in piena visuale e senza angolature allo stravolgimento di ideali a cui avevamo davvero creduto, abbiamo visto la sinistra in teoria progressista, ragionare come la destra conservatrice e viceversa; abbiamo visto con totale stupore, accordi sopra e sotto il banco (da deputato, ovvio) da fare impallidire i migliori prestigiatori. Ne abbiamo viste di corte e di crude, comprese le risse senza quartiere e i bunga-bunga parlamentari, ma ancora resistiamo e crediamo che si possa cambiare e migliorare. Forse siamo ottimisti, forse idealisti, forse solo illusi.
Politica: partecipazione o indifferenza?
Il buon vecchio Antonio Gramsci, politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario, sulle cui ceneri un altro indimenticato e indimenticabile autore, Pier Paolo Pasolini, scrisse una celebre raccolta di poesie, Le ceneri di Gramsci, affermava in Odio gli indifferenti, un saggio ricco di riflessioni e pensieri che malgrado abbia la sua bella e veneranda età ti consiglio di leggere, che l’indifferenza equivale a non vivere.
Vivere significa partecipare e non essere indifferenti a quello che succede […] L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
La disaffezione alla politica e la non partecipazione della maggioranza silenziosa di oggi, vista di punta o in piena visuale, è regola. La maggioranza silenziosa, sceglie, vota (sempre meno in verità) e lascia il proprio destino in mano a coloro che hanno la capacità di influenzare o convincere urlando più di altri, riuscendo a trovare argomenti che arrivano direttamente non alle orecchie o al comprendonio, ma alla pancia di chi ascolta.
Su questa scia viaggia oggi la maggioranza dei politicanti (non politici, politicanti: c’è differenza) italiani e non: su come prendere la pancia della gente. E se poi, oltre i discorsi e le belle parole atte a convincere non c’è sostanza, né lungimiranza politica, né competenza, poco conta. L’importante è urlare più forte, è usare discorsi che fanno presa sui bisogni primari della gente e approfittarne per rafforzare il proprio potere personale.
Politica oggi…
Basta semplicemente seguire qualche telegiornale per capirlo: c’è un’esagerazione nei toni, un’esasperazione nell’affrontare certi argomenti, da parte di una certa classe politica che davvero sgomenta, perchè ricorda il colore nero di un certo passato che vorremmo seppellito per sempre.
La gente comune, la maggioranza silenziosa sempre più indifferente, ha perduto la capacità di indignarsi: disaffezionata e lontana dai palazzi della politica, dovrebbe invece pensare di riappropriarsi del proprio destino e, responsabilmente realizzare che dalla politica dipende il futuro del vivere comune.
La politica è la più alta forma di carità, dopo la preghiera
Si esprimeva così Papa Paolo VI nel 1970, Sono i cattivi politici ad infangare la politica, aggiungo io, dal mio punto di osservazione a margine.
Se poi c’è chi ha dichiarato che la politica fu in primo luogo l’arte di impedire alla gente di immischiarsi in ciò che la riguarda. In un’epoca successiva si aggiunse l’arte di costringerla a decidere su ciò che non capisce, alla luce di quanto abbiamo visto e vediamo, come dargli torto?