Ciao iCrewer! Ora che il 2019 si è appena concluso, il momento è propizio per girarci indietro e guardare quanto di bello è stato pubblicato in questi ultimi 365 giorni. Per fare ciò, ci viene in aiuto la Lettura, rivista de Il Corriere della Sera, con la sua Classifica di Qualità, la quale ha assegnato il primo posto tra i libri rilasciati lo scorso anno a Il colibrì di Sandro Veronesi, edito da La nave di Teseo
Che premio assegna la Lettura?
Nata nel 2012, la Classifica di Qualità de la Lettura giunge nel 2019 alla sua ottava edizione e, attraverso il lavoro di una giuria, premia il miglior libro pubblicato nell’anno solare di riferimento.
In questo caso sono stati chiamati a esprimere le proprie preferenze 317 tra redattori, collaboratori, traduttori e appassionati. A presiedere è stato Marzio Breda, mentre il segretario era Severino Colombo. Con tre voti disponibili a testa, i giurati hanno indicato le migliori, a loro parere, tra tutte le opere uscite in Italia nel 2019. Dalla narrativa straniera, ai saggi, passando poesia, romanzi, libri per ragazzi e graphic novel, i libri votati sono stati 441. Da tre anni a questa parte, inoltre, la giuria è chiamata anche a votare la miglior traduzione, che per il 2019 è andata a Silvia Pareschi per La generosità della sirena di Denis Johnson (Einaudi).
I premi saranno consegnati il 24 febbraio al Piccolo Teatro Grassi di Milano. Si tratta di due pezzi unici, realizzati da Velasco Vitali, raffiguranti una barchetta in bronzo, il cui calco è stato creato utilizzando due pagine de la Lettura.
Qualche parola in più sui vincitori
Ora che abbiamo capito meglio di cosa si tratta, che ne dici di esplorare nel dettaglio il podio delle due categorie? A vincere il premio di miglior libro pubblicato, come già detto, è stato Il colibrì di Sandro Veronesi (La nave di Teseo). L’autore narra la storia di Marco Carrera, che cerca di rimanere attaccato alla vita con le unghie e con i denti; che fa del suo meglio per creare un punto di stabilità in un mondo che sembra il mare in burrasca.
Serotonina, di Michel Houellebecq, edito da La nave di Teseo, è il secondo classificato. Un romanzo in cui siamo spettatori della vita di Florent-Claude Labrouste; un percorso tortuoso che sembra farsi sempre più impervio, e lungo il quale il Captorix, un farmaco antidepressivo, sembra rappresentare l’unica fonte di spinta in avanti. Questo volume era tra i più venduti già a gennaio 2019.
La medaglia di bronzo va a Transiti, di Rachel Cusk (Einaudi): il racconto di una scrittrice pronta ad ascoltare le storie di coloro che incontra in una fase di cambiamento, di transizione delle sua vita.
Per quanto riguarda la categoria di traduzione, l’eccellente lavoro di Silvia Pareschi su La generosità della sirena di Denis Johnson (Einaudi) le ha fatto guadagnare la prima posizione. È una raccolta contenente cinque racconti, ultima opera del noto e acclamato scrittore, venuto a mancare nel 2017. Vite difficili, segante dalla sofferenza, ma tese verso una salvezza che, seppur lontana, splende ancora all’orizzonte.
Seconda è Susanna Basso con Macchine come me di Ian McEwan. Ambientato negli anni ’80, questo romanzo contiene anche elementi futuristici: la presenza di androidi dalle sembianze umane, la cui intelligenza è così sviluppata e simile ai loro creatori, da rendere questi robot capaci di andare al di là di ciò per cui sono stati ideati.
Il terzo posto è molto affollato. Vi si trovano, infatti, tre opere a pari merito: Fabio Pedone ed Enrico Terrinoni, che traducono dall’inglese Finnegans Wake di James Joyce (Mondadori); capolavoro del celebre scrittore, rappresenta da sempre una sfida per coloro che si accingono a realizzarne la trasposizione in un’altra lingua.
Raffaella Scardi viene premiata, invece, per il suo lavoro su L’ultima intervista di Eshkol Nevo (Neri Pozza), originariamente in ebraico. Si tratta di un romanzo in cui, attraverso un’intervista condotta su Internet, uno scrittore si racconta, svela la propria realtà in tutta la sua crudezza e i suoi tratti vividi.
E, infine, Bruno Arpaia per il libro spagnolo In tutto c’è stata bellezza di Manuel Vilas (Guanda), “Una narrazione che sottolinea l’umana fragilità, le inevitabili sconfitte, ma anche la nostra forza unica, l’inesauribile capacità di rialzarci e andare avanti, persino quando tutto sembra essere crollato. Perché i legami con la famiglia, con chi ci ha amato, continuano a sostenerci e a definirci, anche quando sono apparentemente allentati o interrotti. E proprio quei legami ci permettono di vedere, a distanza di tempo, che in tutto c’è stata bellezza: in molti gesti quotidiani e anche nelle parole non dette, nell’affetto trattenuto, inconfessato, a cui non possiamo fare a meno di credere e di aggrapparci”.