La Letteratura italiana è ricca di scrittori e autori illustri, che hanno avuto il merito di portare innovazioni e grandi opere, che si trovano alla base della nostra cultura. Ma quando a scrivere è un analfabeta, allora sì che abbiamo un caso del tutto eccezionale. Lo scrittore che voglio farvi conoscere è Vincenzo Rabito, autore di Terra Matta, edito da Einaudi.
Chi è Vincenzo Rabito?
Vincenzo Rabito nasce a Chiaramonte Gulfi, in Sicilia, il 31 marzo 1899, da una famiglia umile. Fin da piccolo deve lavorare nei campi per aiutare la madre, rimasta vedova con sette figli. Per il giovanissimo Vincenzo non c’è spazio per la scuola e l’istruzione.
Ha vissuto pienamente le due Guerre Mondiali. Durante la Prima Guerra Mondiale viene arruolato e va a combattere al fronte. Negli Anni Venti si lascia tentare dall’avventura nelle colonie in Africa, senza successo. Durante il secondo conflitto mondiale lavora come minatore nelle miniere di carbone in Germania, per poi tornare in Italia, sposarsi e crescere i tre figli nella sua amata Sicilia, grazie ai soldi guadagnati con lo stipendio da cantoniere di una strada provinciale.
Vincenzo Rabito, il contadino analfabeta, riuscì ad ottenere la licenza elementare a 35 anni. Ma la vera svolta è stata durante i primi anni da pensionato.
Il pensionato Rabito comincia a battere i tasti della macchina da scrivere Olivetti Lettera 32, che apparteneva al figlio Giovanni. Per tre anni si dedicherà a scrivere ininterrottamente per raccontare la molto desprezzata e maletrattata vita.
Mille pagine dattiloscritte in una lingua sgrammatica ma affascinante, con periodi molto lunghi dove ogni singola parola è divisa dalle altre da un punto e virgola. Nel momento in cui il figlio di Vincenzo Rabito prende il manoscritto con l’intenzione di pubblicarlo, lo scrittore contadino riprende la narrazione, che verrà interrotta solo tre giorni prima di morire, nel 1981, riempiendo altre 1400 pagine.
Un’opera straordinaria, protagonista di un’autentica avventura editoriale. Nel 1999 Giovanni Rabito consegna il manoscritto all’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, che custodisce diari e testi di scrittori non professionisti.
L’anno seguente l’opera vince il premio annuale dell’Archivio con questa motivazione:
Rabito si arrampica sulla scrittura di sé per quasi tutto il Novecento, litigando con la storia d’Italia e con la macchina per scrivere, ma disegnando un affresco della sua Sicilia così denso da poter essere paragonato a un Gattopardo popolare.
Si comincia a parlare di lui tanto che il romanzo, intitolato Terra matta e curato da Luca Ricci ed Evelina Santangelo, viene pubblicato nel 2007 da Einaudi, e la critica comincia ad accorgersi dello scrittore analfabeta. Nello stesso anno, al libro viene assegnato il Premio letterario Racalmare Leonardo Sciascia.
Inoltre, il libro ha ispirato il documentario Terramatta – Il Novecento italiano di Vincenzo Rabito analfabeta siciliano, realizzato da Costanza Quatriglio e presentato al pubblico nel 2012. Il progetto Terramatta ha poi dato lo spunto per la costituzione dell’Archivio degli Iblei. A Vincenzo Rabito e alla sua Terra matta è dedicata una stanza del Piccolo museo del diario.
Terra Matta: il diario di uno scrittore semi-analfabeta
Terra Matta è un vero e proprio diario, scritto di getto, senza bisogno di correzioni. In realtà, per un purista della lingua italiana, l’opera andrebbe letta, riletta e riscritta, dalla prima all’ultima pagina. Ma è proprio quello scrivere di getto, quel riportare le frasi più consone ad un linguaggio parlato ed informale, che rendono il libro unico nel suo genere.
Vincenzo Rabito inizia così le sue memorie:
Questa è la bella vita che ho fatto il sotto scritto Rabito Vincenzo, nato in via Corsica a Chiaramonte Qulfe, d’allora provincia di Siraqusa, chilassa 31 marzo 1899, e per sventura domiciliato nella via Tommaso Chiavola. La sua vita fu mota maletratata e molto travagliata e molto desprezata.
Un autore da leggere, e che sicuramente riuscirà ad aprirvi gli occhi su eventi che crediamo essere lontani.