“Valentino Rossi è il Mick Jagger della moto, può invecchiare, scivolare, ripetersi, ma avrà sempre il passo, la presenza, i pensieri e le opere di chi, tradendo la compostezza del ruolo e la fedeltà all’inganno della gloria, conserverà l’euforia e l’ilarità lunatica del guerriero per caso, che cerca il comico dopo aver scritto l’epica”.
Valentino, Valentino, ma cosa fai tu alle persone per stregarle così tanto! Scusami caro lettore, è più forte di me! Sarà il paragone con Mick Jagger, ma una così accorata dedica letteraria farebbe sciogliere chiunque! E comunque, senza girarci troppo intorno, non si può dire che Marco Ciriello, giornalista e biografo di grandi sportivi, non abbia ragione. Lui di personaggi se ne intende, visto che prima di parlarne in un libro o in qualche intervista, se li studia bene bene spolpandoli fino all’ultimo aneddoto servendoceli su un piatto d’argento, cotti a puntino.
Valentino Rossi il campione tutta bravura e simpatia
Dopo Maradona amico mio, la biografia dedicata al grande calciatore argentino scomparso di recente, lo sguardo curioso del giornalista si è concentrato sul campionissimo della MotoGP, il guerriero delle due ruote, amatissimo da tutti, grandi e piccoli che siano. E qui non si scappa, solo un nome può attirare tanta ammirazione e simpatia.
Eh già, oltre ad essere bravo Valentino Rossi è anche un gran simpaticone, marchigiano doc, tutto ragù e tortellini, uno di quelli che in un attimo, dalle stalle ti riporta alle stelle e le stalle, oltre le gaffe agonistiche, te le sei belle che dimenticate.
E questa è una virtù mica un difetto, lo ha capito anche il caro Ciriello che ha pensato bene di dedicargli Valentino Rossi, il tiranno gentile, edita da 66thand2nd. Un bel libro, tutto per lui, per i miliardi di followers che in giro per il mondo si sbracciano vedendolo sfrecciare in curva come un forsennato. Perché Valentino Rossi è così, bravura e incoscienza, qualità e follia, superbo nel guidare un bolide di 150 kg quanto sfrontato nel guidarlo con le braccia al cielo sapendo di essere il numero uno.
Una cosa è certa, non si diventa campioni dal mattino alla sera, se poi il sogno tanto inseguito è quello di decollare sulle piste con una moto a 300 all’ora, è sicuro che nel DNA c’è qualcosa in più.
Il cromosoma VROSSI, dico io, quello che ti spinge a salire fin da piccolo sulle macchinine, con quel sorriso da giullare che, guarda caso, sempre per il caro cromosoma, non ha mai perso, neanche ora che i risultati non sono più costante come una volta.
Ma dai, chi se ne importa! Alle leggende si perdona tutto, anche gli strafalcioni nelle interviste, qualche inciampata fiscale o uno yacht di troppo, anche quando invece di allenarsi si diverte a corteggiate qualche bella modella.
Non si può pretendere più di tanto perché, in fondo Valentino ha già dato tanto. Dopo aver disputato 415 gare vincendone 115 oltre a nove mondiali, ma che vogliamo di più! Non dimentichiamo che è l’unico pilota nella storia del motomondiale ad aver vinto il titolo in quattro classi differenti, ragazzi non scherziamo!
Dopo cotanta fatica mi sembra giusto farlo riposare un po’. E poi diciamocela tutta, il Vale nazionale non è più il giovincello di una volta, pronto a cavalcare qualsiasi cavallo d’acciaio in qualsiasi pista a disposizione. Anche le leggende hanno l’ingrato compito di fare un passo indietro se la situazione lo richiede, è la legge della natura.
Valentino Rossi biografia di un talento naturale
Insomma bravo Valentino Rossi e un plauso anche a Marco Ciriello, bravo nel suo mestiere di documentarista e biografo. La biografia di Valentino Rossi è una bellissima forma di gratitudine per un campione che, senza se e senza ma, ha portato alta la bandiera tricolore.
“Valentino Rossi è come il Barone rampante di Calvino, il suo albero è la moto, ci vive arrapmpicato“, dichiara il giornalista in una intervista …
La vita agonistica di Valentino Rossi è tutta in queste pagine a lui dedicate. Dagli esordi con i go-kart a 10 anni nel 1990, al 1996 quando irrompe prepotentemente nei circuiti vincendo il mondiale .
Valentino Rossi è un’espressione sincretica fatta di velocità, cambiamenti del corpo e traiettorie impossibili. Un tiranno gentile che ha dominato la storia delle corse in moto. Un ragazzo da bar, prestato alla popolarità, che ha riportato il fattore umano, il pilota, nel cuore delle gare.
Partito imitando i giapponesi, ha creato un nuovo tipo d’italiano, dove l’antica magia degli etruschi si fonde con la cocciutaggine dei samurai delle motociclette, innestandosi sulle manie imperiali romane.
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Ha attraversato la vittoria, la sconfitta, il dolore per la morte di Marco Simoncelli, allievo, amico, erede.
Ora è solo in pista, un alieno: per età, comportamenti, lingua e carattere. Fa a sportellate con una nuova generazione di piloti, ritrovandosi davanti la sua versione aggiornata, Marc Márquez, e anche se non riesce a cannibalizzarli come un tempo, li spaventa rincorrendoli, per quanto lontano dal podio.
Corre, corre, corre e questo gli basta, con il sorriso come maschera della cattiveria che il tiranno deve avere per il bene del regno.
Detto questo sento la necessità di una riflessione. Pochi giorni fa durante le prove in pista di una gara di motociclismo un altra giovane vita si è spezzata. Jason Depasquers aveva solo 19 anni, la logica avrebbe voluto che tutto si dovesse fermare in suo ricordo.
Questo non è accaduto, la gara è continuata regolarmente, ne sono rimasta scioccata. Il classico the show must go on ha sovvertito ancora una volta le leggi del buon senso a tutela del businnes. Mi chiedo è legittimo tutto questo?
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Valentino Rossi in merito!