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Lettura: Il grido di Tahar Ben Jelloun: uno scrittore disilluso riflette sulla tragedia mediorientale
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Il grido di Tahar Ben Jelloun: uno scrittore disilluso riflette sulla tragedia mediorientale

In un'intervista intensa, Tahar Ben Jelloun riflette sulla guerra in Medio Oriente e sulla sua disillusione come scrittore. Scopri di più.

Massimo 10 mesi fa Commenta! 4
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Quando uno scrittore come Tahar Ben Jelloun, autore di best seller come Il razzismo spiegato a mia figlia e vincitore del Premio Goncourt, esprime il suo dolore e la sua disillusione, il mondo dovrebbe fermarsi ad ascoltare. Ben Jelloun, marocchino residente in Francia, è una delle voci più rispettate nel panorama letterario europeo e le sue parole riflettono un sentimento di sconforto che molti di noi condividono di fronte all’inesorabile ciclo di violenza che continua a dilaniare il Medio Oriente.

Nel novembre scorso, Ben Jelloun ha pubblicato L’Urlo, un pamphlet nato come reazione immediata al massacro avvenuto nei kibbutz di Israele il 7 ottobre, quando Hamas ha scatenato un’ondata di terrore a cui il governo israeliano ha risposto con altrettanta violenza. Quasi un anno dopo, non parliamo ancora di pace, ma solo di fragili tentativi di tregua, mentre la regione continua a camminare sull’orlo della guerra totale.

Tahar Ben Jelloun

Ti sei mai sentito impotente di fronte a una tragedia così grande? Ben Jelloun sì, e lo ha espresso chiaramente durante un’intervista rilasciata all’ANSA al Lido di Venezia, dove è stato ospite delle Giornate degli Autori come presidente onorario di Bookciak Azione!. “Sono in una fase di disperazione,” ha dichiarato, aggiungendo che non c’è intellettuale che possa davvero fare la differenza in un contesto così intriso di odio. Netanyahu continua a bombardare Gaza e a fare incursioni in Libano, ma, secondo lo scrittore, Hamas ha aperto la porta a questo massacro, permettendo a Israele di giustificare la sua feroce risposta.

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Le riflessioni di Tahar Ben Jelloun sulla guerra in Medio Oriente

Eppure, c’è un paradosso: nonostante tutto, la questione della legittimità di uno stato palestinese è oggi più che mai al centro dell’attenzione internazionale, come dimostrano le innumerevoli manifestazioni in tutto il mondo. L’ammirazione di Ben Jelloun va alla resistenza del popolo palestinese, che nonostante tutto non cede.

Cambierebbe qualcosa di quel pamphlet? “No, Netanyahu non ha vinto la guerra, i palestinesi sono ancora lì,” afferma con determinazione. E mentre guarda al futuro con occhi disillusi, Ben Jelloun continua a scrivere, alimentato da una passione che è sia un peso che una forza. Il suo nuovo libro, Gli amanti di Casablanca, che uscirà presto in Italia, riflette ancora una volta il suo legame profondo con la causa palestinese, un tema che lo ha accompagnato per tutta la vita.

Come ci si sente ad essere costantemente chiamati a parlare di queste tragedie dai media? “Mi infastidisce, ma è colpa mia,” ammette Ben Jelloun. Nonostante la stanchezza, non può restare indifferente, sentendosi un cittadino impegnato e ossessionato dagli eventi.

Quale finale vede per questa tragedia? La sua risposta è amara: “Non lo so davvero. Se questo ciclo non si ferma, con gli americani e gli inglesi che continuano a fornire armi a Israele, forse solo Dio lo sa.”

E tu, come vedi il futuro di questa tragica storia? Tahar Ben Jelloun ci invita a riflettere su una realtà che non può essere ignorata. È tempo di ascoltare, di discutere e, forse, di trovare un nuovo percorso che ci conduca finalmente alla pace. Leggi il suo pamphlet, ascolta la sua voce e unisciti alla riflessione.

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