Oggi, per la rubrica Sport in Book, ho deciso di presentarvi Una vita in fuorigioco, edito da Fabbri, l’autobiografia di Katia Serra, ex calciatrice e famosa commentatrice per la Rai, che attraverso il suo memoir racconta da donna e sportiva un viaggio non semplice, anche se dal suo punto di vista privilegiato, che l’ha portata a essere una delle voci femminili più autorevoli del panorama televisivo calcistico italiano.
Una donna che non si è lasciata sopraffare da nulla e da nessuno pur di rendere il suo sogno realtà vera.
Vediamo insieme un passaggio del libro e la sinossi!
Una vita in fuorigioco di Katia Serra
Ecco un estratto dal libro di Katia Serra:
Ricordo i primi dieci anni della mia infanzia come un sogno luminoso, una favola. Li ricordo annebbiati, ma avvolti da un senso di serenità che si sarebbe offuscato man mano che crescevo. Con l’adolescenza, infatti, avrei capito che il mio sogno (quello di diventare una grande calciatrice) era un sogno proibito. Qualcosa per cui avrei dovuto lottare con le unghie e con i denti, fino all’ultimo fiato.
Di seguito la sinossi!
Calciatrice di altissimo livello, poi sindacalista per permettere al calcio femminile di uscire dal cono d’ombra di quello maschile, quindi prima cronista donna a livello internazionale a commentare per la Rai la finale di uno dei tornei più prestigiosi dello sport a più alta componente maschilista in assoluto: la finale di Euro2020. Katia Serra ha dovuto combattere ogni giorno per raggiungere traguardi che sembravano non solo impossibili ma addirittura impensabili.
In queste pagine ci racconta dal suo punto di vista privilegiato, quello di sportiva e donna, il viaggio che – dal mondo a volte opaco del calcio femminile anni Ottanta – l’ha portata a essere una delle voci più fresche, competenti e autorevoli del panorama televisivo calcistico italiano, apprezzata e ammirata da colleghi e addetti ai lavori, da Arrigo Sacchi a Damiano Tommasi, a Lele Adani. Qui ripercorre le tappe della sua carriera e della sua vita: dalle prime partitelle con gli amici nel cortile di casa fino all’esperienza nel campionato spagnolo, dalle scelte obbligate che le hanno cambiato la vita alle lotte sindacali per i diritti delle calciatrici.
A scandire questo racconto di passione e sacrifici, infortuni, resilienza e grandi successi, la narrazione emozionante della notte più stupefacente della carriera di Serra, quando la sua voce ha accompagnato la vittoria degli Azzurri agli Europei giocati nel 2021.
Con autorevolezza e competenza, l’autrice parla di pallone, delle differenze tra calcio maschile e femminile, dei progressi compiuti negli ultimi trent’anni rispetto alle modalità di allenamento e alle strategie di gioco, arrivando a trattare temi come il gender e la difficoltà da parte di molti, ancora oggi, ad accettare che una donna sappia raccontare il calcio con cognizione di causa. Mettendo a tacere una volta per tutte ogni possibile paternalismo con l’arma più forte di tutte: la conoscenza.
Un esempio per le future generazioni
Abbiamo più volte affrontato il binomio donna e calcio in quest’ultimo periodo e ora più che mai è importante non mollare per far comprendere ai piccoli e alle piccole sportive che non esistono attività solo per i maschi e solo per femmine. In una lunga intervista a Vanity Fair l’ex calciatrice Katia Serra spiega molto bene quanto lo sport sia formativo sul carattere e sulla personalità dei bambini e che l’obiettivo non è quello di diventare forti e vincere ma l’insegnamento consiste nel superare i propri limiti e le proprie paure.
Lo sport non ha genere: bimbi e bimbe dovrebbero essere lasciati liberi di sperimentarne ciò che realmente li appassiona.
Il calcio femminile: piccoli traguardi raggiunti
Senz’altro il 1 luglio 2022 segna un’altra data importante per il calcio femminile italiano in cui finalmente è riconosciuto come sport professionistico. Una realtà che garantisce finalmente il riconoscimento delle tutele lavorative, previdenziali e assicurative previste per i lavoratori e quindi al pari dei propri colleghi calciatori.
Grazie ai contratti professionistici fatti alle atlete le calciatrici potranno usufruire infatti di un contratto collettivo che stabilisce stipendi più elevati, contributi pensionistici e altre tutele di tipo legale e sanitario, e il fondo di fine carriera che garantiranno loro il diritto alla pensione di maternità.
Anche se al momento non ci sono le condizioni economiche per espandere queste tutele alle categorie minori, Katia Serra nel suo libro sottolinea anche la necessità di allenare le calciatrici tenendo conto della maggiore inclinazione dell’asse del femore (angolo Q) che le sottopone a maggiori rischi a carico della ginocchia. Oppure che negli anni ottanta l’unico modo di giocare per una ragazzina era aspettare i quattordici anni ed entrare direttamente in prima squadra in un mondo di adulte. Che in Italia il tempo e l’attenzione che si dedica all’insegnamento del tiro in porta è diversa rispetto alla Spagna.
Queste curiosità e altre cronache da un mondo che tutti pensano di conoscere – ma non è così – le troverai in questa autobiografia diretta e sincera.