Io, Catena Fiorello e le sue donne…
Ho scoperto Catena Fiorello ridendo e scherzando. E non è così per dire! La prima cosa che ti arriva, prima delle sue parole, è la sua inarrestabile risata! E non comprendi fin quando, in un pomeriggio come tanti non te la vedi, improvvisamente, davanti, con quegli occhiali vintage alla Ava Gardner, il rossetto rosso, e la miss nera morbida con la maglia di seta che svolazza insieme a lei mentre ti viene incontro. Catena è un virus che cammina di quelli, al contrario di altri, che fanno bene, sono terapeutici, la sua allegria, il suo vedere la vita alla vecchia maniera siciliana, ricca di sentimenti e di accoglienza, è davvero contagioso. E io, con sangue siciliano nelle vene, lo comprendo eccome! Basta suonare il suo flauto magico e tutti, senza proferire parola, la seguono, con gli occhi sognanti, perchè il suo raccontare ammalia come le fiabe per i bambini. C’è poco da fare! Non tutti hanno la capacità di attirare l’attenzione come lei. È una dote la sua e in questo caso, senza togliere nulla alla sua unicità, il DNA non mente, si chiama Fiorello di cognome!
Ti racconto com’è andata!
Sapevo, sempre dal nostro centro notizie, che la scrittrice siciliana sarebbe venuta alla Mondadori di Lecce per presentare il suo ultimo libro” Tutte le volte che ho pianto, ma non sapevo che il novanta per cento della popolazione leccese, soprattutto donne, la conoscesse e in modo molto confidenziale! E non parlo di conoscenza editoriale, parlo proprio di frequentazione assidua, di vita vissuta e non solo, da dieci anni, ma questo non vuole essere un mero pettegolezzo, Catena è legata per amore e per affetto alla mia terra molto più di quanto pensassi. Il suo rivolgere pensieri a location balneari tra Ionio e Adriatico, mi ha fatto capire che respirasse il Salento molto meglio di me! E questo mi ha un po’ turbata! Alla fine ho capito che l’unica a non avere avuto il piacere di d’incontrarla nelle strette vie dei borghi salentini, magari con l’adorato Pepè, e il suo amato Paolo ero proprio io.
Ma, come si dice, mai dire mai, ormai è il mio motto da sempre e in cuor mio sapevo che, prima o poi, la famosa scrittrice non mi sarebbe scappata. Come sempre trafelata per gli accompagnamenti last minute alla figliolanza che, in quel momento, avrei con piacere sgozzato per l’imprevisto, mi sono scapicollata verso la libreria che, ormai un classico, è sempre quella dove per arrivare o fai un fioretto al Santo delle cause perse, oppure chiamano la municipale per gli improperi che escono, senza freno, nella strenue ricerca di un parcheggio, chiaramente a pagamento, che a me sembra quasi un piccolo mutuo. Una pazienza da santi subito ma alla fine, come giusta ricompensa a tanto patimento, eccola là davanti a me e come sempre, ormai mi conosci, mi sono detta “Vai Dona, ce la farai anche anche questa volta!” (è il mio mantra personale, che ti consiglio vivamente di provare, nel tempo funziona, credimi!)
Comunque, è davvero un’impresa titanica farsi largo nei pensieri di questo personaggio che, a valanga, in pochi minuti, si trasforma in un fiume incessante di parole, senza che nessuno abbia la forza di fermarla. Catena è un fiume incessante di pensieri che man mano, nel suo salutare e incontrare lo sguardo, trasforma, modifica, adatta, passando dal verso in prosa al racconto narrativo, ai ricordi di una spiaggia assolata insieme all’intercalare dialettale di un lingua mai dimenticata perchè parte integrante della sua umanità. E tu la guardi mentre, si gira e si volta con il suo cellulare, che con maestria, usa a suo piacimento, filma e registra tutti i momenti, i saluti, cammina avanti e indietro, in pochi metri, per non dimenticare nessuno degli sguardi ammaliati, quasi in ipnosi. E tu la lasci raccontare, non puoi che ascoltare, con ammirazione e con un po’ d’invidia per quel raro carisma che non è di tutti e che, beata lei, la contraddistingue e probabilmente la rende unica.
Presa e compresa nel mio ruolo di inviata speciale, non mi accorgo di una mano sulla spalla, “Dona, ma sei tu? che bello vederti qui, che piacere da quanto tempo, come stai?” Il tocco improvviso, mi risveglia dagli effetti benefici e ammaliatore della maga Fiorello, mi giro e con piacere rispondo ai saluti di una cara amica che in effetti non vedevo da tempo che, con semplicità, mi dice “Ma tu che ci fai qui?” Tutta orgogliosa, rispondo “Faccio parte della redazione di iCrewplay, il sito letterario per cui scrivo e mi piacerebbe intervistare Catena…” Non ti nascondo che più che una risposta, se pur velata, la mia voleva essere una richiesta di aiuto, anche perchè, il suo modo di interloquire mi dava l’impressione che fosse di casa.
E in effetti la mia sensazione non era affatto sbagliata perchè dopo pochi minuti dice “Bè che problemi ci sono! Se non riesci a parlarle ora, lo farai stasera a cena con noi, no?” la guardo tra il sorpreso e il perplesso, come se questo fosse troppo ma mi riprendo subito “Parli sul serio?” senza neanche darmi il tempo di pensare “Ma, certo! Abbiamo organizzato un buffet in un laboratorio letterario e tu devi assolutamente venire, altrimenti chissà quanto tempo passa prima di rivederti!” e tutta contenta mi abbraccia. Bè, che dire, trovare qualcuno che, dopo anni, ti abbraccia e ha voglia di rivederti, è una cosa davvero rara, e visto che, nella maggior parte dei casi, l’indifferenza e la intolleranza regnano sovrane, ho risposto “Sono felice di averti rivisto e ti ringrazio per questo regalo, grazie di cuore!” e me la sono abbracciata forte.
A quel punto, tranquillizzata e compiaciuta dalla notizia inaspettata, ritorno nella grotta della maga Fiorello che indisturbata continuava a filmare e a rispondere alle domande dei più curiosi e il dibattito tra il serio e il faceto è continuato fino a tarda serata.
“Il pianto smuove troppa roba in noi, perchè sono troppe le persone che hanno in se discorsi irrisolti, ed è per questo che il pianto colpisce più di una risata, e che tutti vorremmo fare per togliere le pesantezze”. dice Catena “E allora mi sono seduta e ho scritto di Flora, della sua capacità di lasciarsi andare anche al pianto con la fortuna di volerlo fare senza timore. Io le ho dato voce e lei ti racconta un po di cose, alcune mi appartengono di più, come il rapporto con la madre anche perchè quando si arriva alla nostra età, non si accetta facilmente l’età dei nostri genitori. E ancor di più la morte di un figlio che annienta una famiglia come la morte di Giovanna ,sorella di Flora che conosciamo attraverso i suoi occhi, figlia adorata mai dimenticata. Ma la cosa più bella è che alla fine, tutto è scivolato da solo, non l ho più scritto io, la storia si è scritta sola. da sola, anzi l’ha scritto Flora, lei è una madre mentre io non lo sono, lei è una donna tradita mentre io non lo sono ma nonostante tutto è costretta a rivelare a se stessa le offese fatte. E’ come dire che bisogna guardare e guardarsi dentro per scoprire che ognuno ha le sue responsabilità”
Una volta finito di discorrere sul romanzo, è arrivato il momento del firmacopie e li è stato il delirio! Quando mi sono resa conto che prima di me e della mia intervista c’erano almeno cento persone, sconfortata, sono crollata su una sedia ma, inaspettatamente, incontro il suo sguardo e con un mezzo sorriso, mi fa capire che la speranza è sempre l’ultima a morire. E anche in quel momento comprendo perchè Catena, a dispetto del nome all’apparenza vincolante, sia così seguita e soprattutto amata. Ogni persona la cercasse con il suo libro, andava via soddisfatta, per la frase giusta, per il sorriso donato, per la stretta di mano, per un abbraccio affettuoso, per gli sguardi d’intesa che, c’è poco da fare, uniscono e riscaldano l’anima
Finalmente, dopo aver consumato penne, fogli, libri e forse anche un po’ di energie, riesco a strapparle una foto, un po’ in ansia in verità, per non aver concluso l’intervista ma a quel punto mi dice “Mi dispiace, che ne dici se facciamo l’intervista dopo cena? Tu vieni con noi, giusto?” Quasi in trance rispondo di sì con un cenno del capo e insieme ai pochi fedelissimi rimasti, la seguo, mentre continua a filmare il sorriso di chi le passa vicino, prima di sparire in una macchina stracolma di persone.
Come un fulmine, sfreccio con l’auto per le stradine meno battute, arrivo al laboratorio teatrale che avevo, in verità, già scoperto per aver intervistato un altro personaggio e, devo dire che mi ha fatto piacere essere riconosciuta dai padroni di casa. Il panorama più gradito tuttavia, sarà stata l’ora tarda o il brontolio nello stomaco, è stata la lunga tavolata imbandita di tutto e di più, e non ti nascondo che, per un attimo, il sapore della parmigiana ha offuscato l’influsso magico della Maga Siciliana, che, senza ritegno, continuava, imperterrita a filmare tutti, ovunque e dovunque. La sorpresa più grande è stata scoprire che il suo amore salentino è una mia vecchia conoscenza pallavolistica ai tempi del mio impegno come redattrice sportiva nella TV locale e questo ha reso tutto più facile e rassicurante.
E finalmente, dopo i saluti, i momenti ricordati e i dolci, si siede vicino a me “Che ne dici se facciamo questa intervista? Stai aspettando da troppo tempo.” “Quando vuoi, non preoccuparti.” le rispondo tranquilla, mentre preparo il cellulare per la registrazione.
Ma questo ve lo racconto un’altra volta…
Fantastica Dony, la tua capacità di raccontare questi eventi, ammalia quasi come “la maga Fiorello” Complimenti!
Pina sei sempre la donna dal cor gentile ?.. Grazie…. Non sono io e la mia penna che scorre veloce quando un evento mi coinvolge…. E il tuo pensiero mi lusinga…❤️