Chi accumula libri accumula desideri; e chi ha molti desideri è molto giovane, anche a ottant’anni (Ugo Ojetti). Forse è per questo che tendiamo ad accumulare libri? Per avere una specie di elisir di lunga vita che ci consenta di mantenerci giovani più a lungo? In effetti, a rifletterci per benino, è vero. I libri sono come quella famosa acqua citata dalla pubblicità che mantiene giovani, elimina le scorie e fa fare tanta plin-plin… Scherzi a parte, se leggendo riusciamo ad eliminare le scorie delle ristrettezze mentali, ben vengano i libri ad abbeverarci di cultura e a consentirci l’apertura mentale che, come dice una famosa battuta di paternità sconosciuta, non è una frattura del cranio.
Anche Umberto Eco, affermava che: Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro.
Gli aforismi sopra citati, entrambi profondamente veri, sono piccole perle di saggezza che concentrano in poche righe un intero concetto. Chi ama leggere lo sa bene. E visto che sono in vena di citazioni, te ne propino un’altra di Francesco Guccini, tratta da un suo brano famoso, Un altro giorno è andato, dove afferma: […] negli angoli di casa cerchi il mondo, nei libri e nei poeti cerchi te… E anche questo, a rifletterci sopra per benino, è vero: nei libri cerchiamo noi stessi, cerchiamo nelle parole altrui ciò che noi siamo incapaci di esprimere, un libro ci piace o ci colpisce perchè ci vediamo in qualche modo, specchiati in esso, perchè riesce a toccarci quelle corde segrete dell’anima che altrimenti resterebbero immobili, senza vibrazioni.
La sete di conoscenza, la gioia di leggere, di capire, la curiosità di saperne di più oppure più semplicemente il desiderio di evasione attraverso le storie che leggiamo, conduce spesso i nostri passi verso una libreria, oppure se acquistiamo online, a consultare siti di vendita telematica sempre più forniti.
Capita di leggere una bella recensione , di essere attratti da una copertina particolare o dal nome dell’autore: si compra il libro, si porta a casa e si deposita in bella vista sullo scaffale della libreria, con tutte le buone intenzioni di leggerlo quanto prima e poi… Poi magari lo si sposta dalla libreria al comodino, sempre nella bella prospettiva di riuscire ad immergercisi e poi… Poi resta lì, per un tempo imprecisato perché nel frattempo altri libri hanno catalizzato la nostra attenzione o il tempo tiranno ci impedisce di leggere. Penso proprio che questa sia una caratteristica comune un po’ a tutti gli amanti della lettura: si finisce per accumulare libri su libri che non ci riesce di leggere, vivendo dei veri e propri sensi di colpa nei confronti degli stessi che, pazienti, aspettano di essere presi fra le mani, sfogliati e letti, quasi avessero un’anima. Non so se lo hai mai sperimentato, io sì, mi succede tutte le volte che guardo i libri giacenti sugli scaffali della libreria o sul comodino, in attesa che mi ricordi di loro.
E non ti racconto di quando i sensi di colpa diventano promesse mai mantenute: ogni volta che guardo le librerie stracolme, il più o meno tacito pensiero è sempre il solito: “Basta comprare libri, in questa casa ce ne sono troppi. Finirà che entrano loro e usciamo noi”… Ho scritto tacito ma dovevo scrivere “a voce alta”. I libri a casa mia (e forse anche nella tua), sembrano avere vita propria, te li ritrovi in ogni dove, li vedi sbucare dai cassetti, li scopri stravaccati sui divani o sulle sedie, a volte si nascondono nei posti più impensati e quando li cerchi, sembra ti facciano il dispetto di camuffarsi per non farsi trovare. Mi consolo pensando che sono in ottima compagnia, probabilmente anche tu vivi le stesse situazioni e anche tu ti sarai ripromesso di comprarne di meno e poi… Poi non si può resistere alla novità libraria che stuzzica o all’autore preferito. L’amore per i libri per fortuna è molto più diffuso di quanto si possa pensare e, a volte, diventa pure patologico e compulsivo. Quanta strada intercorre dal piacere di acquistare un libro nuovo al leggere compulsivamente? A volte poca, lo sanno bene i giapponesi che hanno inventato una parola adatta a descrivere il fenomeno: tsundoku.
Tsundoku deriva dall’unione di due lemmi diversi: tsunde (cioè impilare cose) e Oku (ossia lasciare lì per qualche tempo). In realtà, come riporta il sito Quartz, un gioco di parole ha fatto sì che prima Oku diventasse Doku (cioè lettura) e poi l’unione tsunde Doku (vagamente cacofonico, e di certo difficile da pronunciare) sia sfociato in tsundoku, appunto. Il termine, assieme ad altre parole di origine giapponese presenti persino nei moderni vocabolari, sta diventando di uso comune in Italia tra gli amanti dei libri, come è successo per sushi o karaoke che, da anni, fanno parte del nostro linguaggio quotidiano.
Tsundoku è una pratica, a quanto pare, abbastanza comune tra chi ama la lettura: si acquistano compulsivamente libri, si portano a casa per poi impilarli uno sull’altro, in inclementi colonne che fungono da scenografia per studi, salotti, camere da letto, cucine, corridoi o per qualsiasi altro angolo delle pareti domestiche in attesa che arrivi (se arriva) il glorioso momento, quell’attimo si spera non fuggente, in cui si decide finalmente di attingere alla colonna e di leggerne qualcuno. Se il tempo e il momento fuggono, allora i poveri libri restano in attesa, soli, accatastati l’uno sull’altro, con la polvere a far loro compagnia. Che triste sorte a pensarci.
L’unica consolazione in caso di tsundoku ad oltranza è pensare che, tra tutte le patologie legate alla sindrome di accumulo (c’è gente che accumula qualsiasi cosa, spendendo per prodotti spesso inutili), quella di accumulare libri è la meno stupida, si contribuisce alla causa dell’editoria, da diverso tempo in crisi, e si allargano gli orizzonti perchè un buon libro a questo serve, ad allargare i propri confini mentali.