A trentacinque anni dal tragico assassinio di Rosario Livatino, l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, in collaborazione con la Regione Siciliana, ha dato alle stampe Rosario Livatino tra Diritto e Fede. Il volume, a cura del professor Gaetano Armao, docente di Diritto amministrativo all’Università di Palermo, intende restituire al pubblico la statura morale e professionale di un magistrato che seppe coniugare rigore giuridico, profonda spiritualità e servizio al bene comune.
Un’opera per ricordare Rosario Livatino, figura simbolo di legalità
Livatino, definito il “giudice studente” per la giovane età con cui affrontò processi di grande rilievo, condusse la sua carriera con assoluta riservatezza, lontano da ogni forma di protagonismo mediatico. Il 21 settembre 1990 venne assassinato da un commando mafioso mentre si recava, senza scorta, al tribunale di Agrigento. Nel 2021, papa Francesco lo ha proclamato beato come martire in odium fidei, riconoscendo nella sua testimonianza un modello di coerenza evangelica e di amore per la giustizia.

Il valore della tesi inedita e dei contributi raccolti
Cuore del volume è la tesi di perfezionamento in diritto urbanistico regionale che Livatino presentò nell’aprile del 1990 presso l’Università di Palermo, rimasta inedita per oltre trent’anni. Il testo, discusso appena cinque mesi prima della sua uccisione, offre uno spaccato prezioso della sua formazione giuridica, mettendo in luce intuizioni di grande attualità sulle criticità normative e sulle minacce della speculazione edilizia, già allora strumento della criminalità organizzata per il controllo del territorio.
L’opera raccoglie inoltre i contributi di autorevoli personalità accademiche e istituzionali, tra cui Massimo Midiri, rettore dell’Università di Palermo, Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il cardinale Marcello Semeraro e il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, insieme a magistrati e studiosi che offrono riflessioni sul lascito umano e professionale di Livatino.

Una testimonianza di etica e responsabilità
Il volume riporta anche una frase inedita pronunciata da Livatino nel 1983, che sintetizza la sua visione etica della professione:
“I magistrati possono dividersi in due categorie: quelli che argomentano ‘la legge non dice che io non possa farlo e allora lo faccio’ e quelli che argomentano ‘la legge non dice che io lo possa fare e quindi non lo faccio’. (…) C’è differenza fra questi due modi di informare il proprio dovere: quella che corre tra l’essere semplicemente operatori del diritto e l’essere operatori di Giustizia”.
Queste parole, di straordinaria attualità, delineano il profilo di un uomo che considerava il diritto non solo come insieme di norme, ma come strumento per realizzare una giustizia autentica, sempre orientata alla tutela della persona e del bene comune.
Un tributo nel segno della cultura
La pubblicazione assume un significato particolare nell’anno in cui Agrigento è Capitale Italiana della Cultura 2025, rafforzando il legame tra memoria, identità e legalità. Come sottolineato dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, l’iniziativa rappresenta un invito a riscoprire una Sicilia che trova nella cultura e nel diritto le basi per il proprio riscatto.
Con questa opera, Treccani conferma il proprio ruolo di presidio culturale nazionale, offrendo ai lettori un documento di alto valore storico e morale, capace di parlare alle nuove generazioni di giuristi, studenti e cittadini.