Caro iCrewer, questa settimana nella rubrica “Tre libri per Te” parliamo di “vulnerabilità”.
Ma cosa vuol dire essere vulnerabili?
Vulnerabile è una persona fragile, sensibile, che può essere ferita. Infondo siamo tutti vulnerabili, ognuno di noi, chi più chi meno, nella quotidianità si trova davanti a delle sfide, piccole o grandi e prova paura: del giudizio altrui, di sbagliare, di non riuscire.
Spesso di questa parola si coglie l’aspetto negativo e si cerca di aggirare l’ostacolo della paura nascondendola, sotterrandola, soffocando le emozioni. Questa “strategia” può funzionare solo temporaneamente perché prima o poi quelle emozioni torneranno e dovrai affrontarle.
Accettare la propria vulnerabilità, invece, significa accettare l’errore: si può sbagliare senza per questo doversi vergognare, per poi ripartire proprio da lì per migliorare. Vuol dire avere il coraggio di mostrarsi per quello che si è e agire. Perché è proprio quando ci imponiamo sulle avversità, sulle difficoltà e sulla paura che possiamo esprimere noi stessi al meglio. Io per esempio sono riuscita ad affrontare le mie insicurezze proprio grazie alla lettura e alla scrittura ed essere qui a scrivere è per me una grande conquista. Iniziando a scrivere per la prima volta ho avuto tanta paura di sbagliare, di non essere all’altezza ma poi un passo dopo l’altro ho capito che non avevo nessun motivo di aver paura e finalmente mi sono sentita bene, felice e soprattutto forte. Il primo passo è quello più difficile, ma ne vale assolutamente la pena. Perché fare quel passo vuol dire sentirsi davvero vivi!
Via dal mare
La raccolta di racconti dell’autore americano Ben Marcus “Via dal mare” affronta, attraverso le storie di diversi personaggi, proprio il tema della vulnerabilità umana.
Ogni personaggio, nei quindici racconti che ne fanno parte, trova la sua strategia per superare il problema della paura dell’età adulta.
Ma se hai già letto qualcosa di questo autore, come “L’alfabeto di fuoco”, edito sempre Black Coffee, saprai anche che non si tratta solo di semplici racconti ma di veri e propri viaggi, anche con ambientazioni distopiche, che combinano tragico e comico e che riescono a sconvolgerti emotivamente.
Ben Marcus è docente alla Columbia University di New York, e qui tiene un corso di scrittura creativa, portando avanti la sua idea secondo cui la letteratura deve provocare reazioni nel lettore, muovere i sentimenti e le emozioni più nascoste.
Ed è ciò che fa con i suoi racconti, giocando con le parole: usando la possibilità di riempirle e svuotarle del loro significato convenzionale esplora e dimostra come il modo che abbiamo di comunicare possa costringerci in una gabbia oppure liberarci.
La comunicazione ha un importanza fondamentale nella nostra vita ma a volte diventa un’arma, una minaccia, una fonte di stress ed è in queste situazioni che ci possiamo sentire vulnerabili. L’utilizzo che ne facciamo cambia il nostro modo di affrontare queste fragilità.
In tutti i racconti ognuno trova il suo modo di affrontare la propria paura: “qualcuno opta per rifugiarsi in una caverna buia, qualcun altro si adopera per riportare in auge uno stato di purezza infantile; un automa scopre l’amore e deve reinventare un linguaggio che ne tenga conto; un figlio apprende che la lealtà verso i propri genitori altro non è che una debolezza da estirpare; un impiegato attraversa il proprio ufficio come una landa deserta, un paesaggio esistenziale che esige atti eroici.” E proprio in queste scelte assurde e strane per molti che spesso si ritrova la verità, quella più profonda.
Spero di averti incuriosita/o con questa proposta letteraria un po’ particolare e ti aspetto la prossima settimana. Buona lettura!