Caro iCrewer, in questo luglio rovente vorrei rinfrescarti con una lettura che mi ha tenuto compagnia in questi giorni e che mi ha completamente rapito. Si tratta di “Un mare viola scuro”.
E’ il romanzo d’esordio di Ayanta Barilli, scrittrice e giornalista italiana, che vive in Spagna da diversi anni. Il suo romanzo è secondo classificato al Premio spagnolo Planeta 2018 e pubblicato in Italia da Dea Planeta.
Mettiti comodo/a perché appena inizierai a leggere ti imbarcherai assieme alle protagoniste di questa storia per un lungo viaggio. Da subito ti accorgerai che si tratta di un viaggio difficile, che scava dentro, alla ricerca di un riparo da una tempesta nera, anzi viola scuro.
E la barca barcolla ad ogni ondata ma non perde la rotta e continua dritta oltre l’oscurità, verso la luce. Guardare quella luce, trovare la verità, a volte non è facile ma è necessario per scoprire chi si è realmente e ciò che invece non si vuole essere, evitando gli stessi errori di chi ci ha preceduto.
Ayanta ha deciso di intraprendere questo viaggio quando, in occasione della morte della nonna Angela, nel dover indicare il nome dei suoi genitori, si scopre impreparata. Inizia a fare delle ricerche partendo proprio dalla bisnonna Elvira, continuando con la nonna Angela e la madre Caterina che nel libro si raccontano e sono raccontate attraverso diari, lettere e pezzi del romanzo autopubblicato da Angela “Sequenze familiari”, trovato nei suoi cassetti da Ayanta.
“Parola su parola, la nonna aveva tessuto le nostre storie. Sarebbe bastato, dunque, tirare un filo per vedere disfarsi a uno a uno i punti, le lettere del mio alfabeto, l’intima e veritiera lingua madre che accompagna le mie tribolazioni. Il trenino girava ancora instancabile nella stanza quando, circondata da fantasmi, seppi che dovevo visitare Colorno. Aspettai che spuntasse il sole. In tutti i sensi.”
Un racconto che ondeggia tra il passato e il presente di tre generazioni di donne, raccontando circa un secolo; si dipana tra Roma, dov’è la casa di famiglia di Ayanta, Parma città natale di Angela, Colorno dove Elvira era stata rinchiusa dal marito in un manicomio, Padova dove Angela aveva trascorso l’infanzia, Tellaro, “un borgo della costa ligure che dalla montagna scende a picco sul mare”, dove Ayanta trascorreva le estati e Madrid, sua attuale città.
Cosa mi è piaciuto?
Questo romanzo è “diverso”: nonostante i temi trattati siamo assolutamente non leggeri come la condizione femminile, la violenza domestica, la malattia, la tecnica narrativa utilizzata dall’autrice non consente di abbandonare la lettura, che risulta avvincente. Guidato dalla voce e dal viaggio di Ayanta, ti ritrovi nei meandri della vita di queste donne che come tante subiscono in silenzio e lasciano che la verità rimanga in ombra. Ayanta accende un faro su di loro perché ci sia luce anche per se stessa.
Perché te lo propongo in questa rubrica?
La conoscenza cura: sapere qualcosa ti consente di acquisire consapevolezza e decidere se mantenere le distanze o sentirti coinvolta, intervenire, se è possibile, od ancora prenderne atto per evitare che accada ancora.
Perché il racconto della vita di queste donne che hanno vissuto rapporti sbagliati con uomini sbagliati possa ispirare alla ricerca di una verità dentro se stessi necessaria a fare le giuste scelte e a non infliggersi il dolore di un amore pieno di ombre.
Il viaggio: è fondamentale quando qualcosa non va, quando non ci sentiamo soddisfatti della nostra vita ripercorrere i passi che ci hanno condotto fino a quel punto per poter capire dove e quando abbiamo preso una strada diversa da quella che sentivamo nostra. A volte è utile viaggiare nel passato per poter vivere in maniera più completa il nostro presente. E questo è ciò che ha fatto Ayanta per riempire il vuoto che sentiva dentro e che nessun altro e niente di materiale poteva colmare.
Non mi resta che augurarti buona lettura! Alla prossima!