Tenera è l’acqua, è un bellissimo romanzo di Sebastiano Nata. Può sembrare un nome sconosciuto. In principio, anche per me, la sensazione è stata la stessa poi mi sono detta che chiunque abbia da raccontare qualcosa è giusto che abbia la stessa possibilità di essere ascoltato, qualunque sia il mezzo usato. In più, quando si tratta di sviscerare storie di umanità sportiva, scatta l’insana curiosità di saperne di più. Accade sempre così. Se qualcosa comincia ad interessarti sei spinto a scavare nella vita delle persone, leggerne i pensieri in questo caso leggere tra le righe delle parole scritte.
Tenera è l’acqua, il nuoto come spunto per aiutare a crescere
In confidenza ammetto di non aver letto il libro ma già capendone il filo conduttore ho compreso che dietro alle parole c’era esperienza e cognizione di causa. Non mi sbagliavo. A guidare la penna di Sebastiano Nata è proprio la sua avventura agonistica come nuotatore nella nazionale. Da ragazzo, infatti, fu protagonista alle Olimpiadi di Monaco del 1972 nei duecento delfino; negli ultimi anni ha ripreso a nuotare, detenendo un paio di record italiani nella categoria Master.
Già questo mi ha spinto a pensare di trovarmi davanti una personalità precisa, collaudata, forgiata da esperienze formative. D’altra parte, e in questo ormai sono trasparente, le esperienze agonistiche, se affrontate con impegno e passione sono indicatori di una personalità tenace e volitiva. Su questo non ci piove.
Anche per lo stesso scrittore, ex dirigente d’azienda e impegnato nel sociale le ovvie scelte professionali non hanno mai intaccato in alcun modo l’animo dell’agonista. Lo conferma il suo ultimo romanzo dove la protagonista, al di là delle figure che colorano la storia, è senza dubbio l’acqua fonte d’ispirazione e filo conduttore della storia stessa oltre alle piscine dove lo stesso scrittore ha trascorso gli anni della gioventù. I suoi ricordi sono legati a quel 1972 quando, da protagonista alle Olimpiadi di Monaco si ritrovò a vivere la tragica vicenda degli israeliani presi in ostaggio dai terroristi.
“Avevamo lasciato Monaco la mattina presto e in macchina, una Alfa Giulia, noi tre andavamo verso Roma quando diedero la notizia: un commando di terroristi, entrato nel villaggio olimpico, aveva preso in ostaggio alcuni membri della squadra israeliana. Alla fine morirono 11 atleti, 5 fedayyin di Settembre Nero e un poliziotto tedesco.
Per me, che nel 1972 ero un ragazzino, fu un capovolgimento di prospettiva inconcepibile. Dopo tanti sacrifici avevo appena coronato il sogno di partecipare alle Olimpiadi. Sentivo ancora addosso la frenesia di essere riuscito a far parte della ristretta schiera dei giovani che rappresentavano l’eccellenza dello sport mondiale.
Ero stato protagonista, sebbene secondario, di un evento che mi appariva come l’idea platonica della perfezione, per il quale nell’antica Grecia si interrompevano persino le guerre. E che era successo all’improvviso? Degli sconosciuti mi avevano sbattuto in faccia un episodio del conflitto israelo-palestinese, di cui poco sapevo e ancor meno mi importava. Fatico pure adesso ad anteporre emotivamente alle mie questioni personali quelle, spesso più serie, che riguardano altri, ma all’epoca mi era proprio impossibile. Vivevo in un mondo di allenamenti e gare.”
Nata non è certo uno sconosciuto nel panorama letterario. Il Dipendente, il suo romanzo d’esordio, pubblicato nel ’95 da Theoria e rieditato nel ’97 da Feltrinelli, è stato un caso letterario. Nel ’99 scrive pubblica sempre con Feltrinelli, La resistenza del nuotatore, nel 2004 Mentre ero via, e nel 2010 Il valore dei giorni con Barney Edizioni. Nel 2014 esce La mutazione distribuita swmpre da Barney.
A oltre vent’anni dalla prima pubblicazione, lo scrittore ritorna sul palcoscenico letterario con un libro che affronta i temi della solitudine, della libertà e del coraggio.
Tenera è l’acqua, la passione per nuoto, la trama del romanzo
Questo è un piccolo brano tratto dal libro…
“In un attimo gli parve di cogliere tutta la sua vita. L’aula spoglia in cui da liceale faceva lezione a quei ragazzi di borgata. Le piscine dietro Forte Antenne e più in là verso il Foro Italico, dove aveva nuotato da piccolo e ancora nuotava. La moschea che accoglieva i musulmani. Il mondo con la sua diversità, le sue storture, la sua bellezza, con l’amore che lo spingeva avanti.
Provava un senso di gratitudine. Non aveva certezze né una vocazione, ma ogni giorno avrebbe fatto qualcosa di quello che bisognava fare. Il suo pezzettino”
I protagonisti di Tenera è l’acqua sono Giacomo, Paola e Mattia, tre persone che via via leggendo, si faranno conoscere in tutte le loro sfaccettature. Tra passioni e drammi familiari continueranno a vivere la loro amicizia e l’amore, soprattutto l’amore per l’acqua e in particolare per il nuoto, in tutte le sue ambientazioni. Dalla piscina, dove inizia il racconto per continuare alle fontane della città di Roma fino ai corsi d’acqua come l’Aniene.
I tre protagonisti, condizionati dall’indifferenza e l’ingiustizia che vedono ovunque attorno, vorrebbero arrendersi. È sempre l’acqua ad aiutarli, spingendoli a comprendere quanto resistere sia fondamentale per superare le avversità e continuare a volersi bene.
In una Roma intima, attraversata dalla crisi e dai rivolgimenti epocali che sconvolgono il mondo, tre personaggi, due uomini e una donna, sono stretti in un rapporto di amicizia e amore. Condividono la medesima, scanzonata, passione per il nuoto ma hanno ferite profonde, dubbi sulla propria vita, si scoprono spaesati, a tratti perduti. Ognuno, a suo modo, pensa di aver fallito.
Giacomo, Paola e Mattia non capiscono quello che succede a loro stessi e agli altri, l’indifferenza e l’ingiustizia che vedono ovunque attorno, hanno paura e sono quasi pronti ad arrendersi.
Invece, malgrado perdite e tradimenti, si accorgono che, come per le gare in acqua nelle quali si cimentano nonostante l’età, quello che conta è resistere qualche metro in più, qualche attimo, continuando a credere che sia ancora possibile toccare il traguardo: volersi bene davvero.
L’universo economico non è cambiato, resta la medesima macchina infernale, dove i soldi comandano e la dignità degli individui viene calpestata, ma di fronte a questo abisso si può lottare, insieme, per non cadere giù.
Tenera è l’acqua è un romanzo molto interessante, soprattutto per chi come lo scrittore ha vissuto esperienze importanti. Il nuoto come tutti gli sport, aiuta a crescere riconoscendo la resistenza ai propri limiti; non è forse così la vita?
Non posso che consigliartelo.
Buona Lettura.