Ciao iCrewer, come è difficile la vita di noi recensori! Uno sfogo di lunedì mattina ogni tanto ci sta.
Tarantole, Tarantolati e Tarantelle nella Spagna del Siglo de Oro – Bruno Casciano
Questo libro è un saggio, perchè del saggio ha tutta l’importanza e l’autorità di uno scritto atto ad informare e formare; perchè è una prosa di tipo “argomentativo”, e può vertere su una qualsiasi materia.
Un saggio, breve o lungo che sia, presenta un problema, ne propone un’ipotesi interpretativa, la dimostra con un apparato di prove convincenti, costruito secondo le metodologie proprie delle discipline al cui interno il problema si iscrive.
Nel caso del libro in esame l’autore Bruno Casciano scrive:
“La presente indagine vuole pertanto contribuire alla rinascenza del cosiddetto teatro breve, che si è occupato in maniera differenziata dell’immaginario correlato al tarantismo, inaugurando una prospettiva di ricerca auspicabile intorno ad un motivo che sembra essersi perpetuato nell’intera letteratura spagnola.”
Senza nulla togliere alle fatiche che hanno portato il nostro scrittore ad effettuarne ricerca, e la conseguente stesura, devo dire che la lettura non è stata facile, pur conoscendo bene la materia trattata e cioè il Tarantismo.
Il Tarantismo è, anzi è stato, un fenomeno storico religioso pugliese, precisamente salentino, che ha sempre destato molta curiosità da parte degli antropologi. Il termine deriva da Taranto, città in cui è nato questo rito-ballo esorcizzante.
La credenza vuole che il protagonista sia una donna (talvolta anche uomini) che viene morsa dal ragno – tarantola o taranta – e per liberarsi dal veleno iniettato deve sottoporsi al rito, che altri non è che un esorcismo a carattere musicale dove la donna guarisce attraverso la musica e la danza.
I comportamenti presenti in un tarantolato sono molto simili a quelli dell’epilessia e dell’isteria con relativo offuscamento dello stato di coscienza, e la danza è accompagnata dal ritmo della pizzica o tarantella.
Oggi il tarantismo non esiste più, è finito insieme alla civiltà contadina della cui cultura faceva parte.
Eppure questo singolare fenomeno non ha mai smesso di affascinare, suscitare sempre grande curiosità; e il nostro autore non è da meno, ha cercato di dare interpretazioni diverse, allargando l’osservazione anche in altri ambiti che non fosse la sede elettiva e che comprende tutti l’Italia meridionale, la Sardegna e la Spagna.
La letteratura come ricerca di conoscenza ha bisogno di estendere il terreno esistenziale all’antropologia, all’etnologia e alla mitologia. Non mi pare una forzatura connettere quanto documentato dal folklore con l’immaginario letterario; al contrario penso che la razionalità più profonda implicita in ogni operazione letteraria vada cercata nelle necessità antropologiche a cui essa corrisponde.
(I. Calvino, Lezioni Americane)
La letteratura dedicata al tarantismo spagnolo sembra indicare che il fenomeno nella penisola iberica sia apparso molto tardi (alla metà del XVIII secolo), raggiungendo l’apice dei casi studiati a metà del XIX secolo.
Nelle prime ricerche, realizzate con il materiale disponibile in rete, si poteva solo costatarne la presenza in molte regioni della Spagna, sempre associato al rimedio musicale della tarantella.
Pochi invece i contributi tra l’ultima metà del 1800 e il XX secolo, rintracciabili principalmente in riviste scientifiche che riportano alcune testimonianze sull’apparire del fenomeno. In particolare nessun riferimento fino al 1948 per quanto riguarda casi riscontrati nella regione aragonese.
Come scrive nella parte iniziale Casciano: “Lungi dalla pretesa di riscrivere la complessa storia del tarantismo, è mia intenzione qui ridisegnare i contorni di questo fenomeno antropologico-etnologico attraverso l’esposizione dei suoi elementi chiave e dei principali filoni interpretativi, per poter poi volgere lo sguardo alla letteratura del Siglo de Oro, ricca di testimonianze, ancorché frammentarie sul tema.”
Tarantole, Tarantolati e Tarantelle nella Spagna del Siglo de Oro – Bruno Casciano
Caro iCrewer, data la complessità dell’argomento questo libro di Casciano non è stata una facile lettura, anche per i frequenti rimandi alla letteratura spagnola riportati integralmente in lingua.
Pertanto, quanto espresso dal nostro saggista in un linguaggio che non aspira ad essere neutro, diventa uno stile che porta i segni tanto della situazione in cui l’esperienza dell’oggetto è stata vissuta quanto della situazione nella quale l’autore la pensa e la scrive.
Ribadisco il concetto che un testo del genere va bene per gli addetti ai lavori non essendo una lettura per tutti.