Susanna Casciani è nata a Firenze nel 1985. È un’insegnante di scuola primaria. Nel 2010 ha aperto la pagina Facebook “Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore”, seguita da 200.000 persone. Nel 2016 è uscito il suo primo romanzo con Mondadori.
Si legge così nella scheda che la nota Casa Editrice dedica a Susanna Casciani, giovane autrice già molto nota, anche grazie ai social.
Perchè questa introduzione? Se te lo stai chiedendo, ti dico, caro lettore che, come al solito cercando idee sfiziose per il nostro consueto venerdì di poesia, mi sono piacevolmente imbattuta in un suo brano e non ti nascondo che per conoscerla meglio, ho visitato le sue pagine social scoprendo un’autrice dalla viva sensibilità.
Fino a qualche tempo fa scrivevo per combattere la tristezza, la solitudine, il mio sentirmi perennemente inadeguata: avevo bisogno di essere capita, avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse “non sei l’unica a provare certe sensazioni, non sei l’unica ad avere paura”. […] Oggi scrivo per non perdere certi angoli di mondo, certi sguardi, certi incontri in grado di cambiare tutto in pochi minuti. Oggi non scrivo più per disperdere i miei ricordi in giro, per liberarmene, oggi scrivo per prendermene cura con tutte le attenzioni di cui sono capace.
Le parole con le quali Susanna Casciani racconta se stessa e il suo bisogno di scrivere per esserci, per raccontare e non dimenticare, per prendersi cura del suo vissuto, dei suoi ricordi, per non disperdere il grande patrimonio emotivo che la sua anima come ogni anima bella si porta dentro, mi hanno maggiormente convinta a dedicarle spazio e attenzione anche se l’attività letteraria di Susanna Casciani è dedicata in larga misura alla prosa.
Susanna Casciani: sensibilità e scrittura
Al suo attivo ha infatti due romanzi che personalmente non ho letto. Se ti stai chiedendo perché Susanna Casciani è oggi ospite di Poesia e vita, vita è poesia anche se, a quanto mi risulta non ha ancora pubblicato nessuna raccolta di poesia (magari chissà potrebbe farlo in seguito), soddisfo la tua legittima curiosità, dicendoti subito che un’anima sensibile non può non aprirsi anche alla poesia e infatti, oltre a frequentarla e scriverne, la Casciani parla della poesia in questi termini:
Io esigo un po’ di poesia, altrimenti appassisco, mi spengo, mi deterioro. Alzarsi ogni mattina e vedere solo sguardi vuoti, sentire discorsi pratici e razionali, oppure battute senza senso, mi fa consumare dentro. Vivere così mi stanca. Non è correre da una parte all’altra, non avere un attimo di respiro. Non è il lavoro, il telefono che suona, non sono le notti in bianco. È la mancanza di poesia che mi sfinisce. […]
La poesia, per me, è far caso a quello che ci circonda, è il coraggio di commuoversi ancora, è la fantasia che trasforma un foglio di carta in un fiore. La poesia, per me, è dire “me ne frego di tutto e vado al mare”, è saltare nelle pozzanghere anche quando si è grandi, fare “m’ama o non m’ama” con le margherite, aspettare l’alba insieme a qualcuno che ci vuole bene. È continuare a giocare anche se tutti ti guardano male… […]
… Forse dovrei crescere, ma se crescere vuol dire smettere di sentire, smettere di ribellarsi, allora no, ci rinuncio, perché io voglio sentire tutto, perché io voglio fare la rivoluzione.
Le parole di Susanna Casciani, scritte in un post pubblicato sulla sua pagina social, sono quelle che chiunque frequenti versi e affini può sentire profondamente sue. Fra quelle righe si legge in tutto o in parte anche il proprio modo di vivere la poesia. Perché la poesia si vive; la poesia è un modo di essere; amare la poesia è un modo diverso di percepire la realtà, tutta la realtà, partendo dalla parte più profonda di sé stessi.
L’assenza di poesia è assenza di vita.
Ed è ovvio che per poesia, Susanna Casciani come i veri poeti, non intende versi rimati dove abbondano amore-fiore-sole-cielo-mare e altre amenità di questo tipo: lo dimostra quando scrive versi e lo ha ampiamente detto nelle parole che ho riportato sopra. E a questo punto, per chiarire meglio il concetto, riporto un suo brano, quello cioè che casualmente ho letto e mi ha convinta a proporla oggi nella nostra rubrica dedicata alla poesia.
Io sto attenta a non calpestare i fiori: da Susanna Casciani alle persone sensibili.
Io sto attenta
a non calpestare i fiori
a non schiacciare le chiocciole
a non pestare i piedi a nessuno
a chiedere sempre permesso
a dire sempre grazie
io sto attenta,
a sorridere
a non crollare di fronte
a chi non tollera il dolore
a non dimenticare nessuno
alle parole che uso
io sto attenta
e mi si spappola il cuore
quando gli altri,
distratti,
non si accorgono se cado
se arranco
se muoio.
Sono versi semplici, lineari, comprensibilissimi, non contemplano figure retoriche o grandi architetture metriche: sono versi veri, reali, tratti dal normale, con visioni terrene proiettate sull’altro in senso lato. Sono versi concreti che mostrano un’anima attenta alla sensibilità altrui, ma sono anche versi dolenti e dolorosi per la superficialità con cui viene ripagata la delicatezza di chi sta attento a non calpestare i fiori. Mentre nella maggioranza dei casi, il cammino della vita è purtroppo costellato di scarponi indossati proprio per camminare sui fiori, insensibilmente. E non serve aggiungere altro.