Ci sono libri, o meglio storie, che sono vero e proprio intrattenimento. Sulle tracce di Lucifero, il primo romanzo di Tiziana Mazza edito da Edizioni Convalle, ne è un esempio. Grazie a una scrittura fresca e frizzantina, questa lettura va oltre il piacere di immergersi tra le pagine e prende i connotati del gusto di assistere a una vicenda che ha qualcosa di teatrale.
Lo capisco, ho espresso un pensiero un po’ arzigogolato; se avrai pazienza, caro amico lettore, nello sviluppo di questo articolo proverò a spiegarti questa sensazione che ho provato dopo aver letto il romanzo che segna il debutto letterario di questa autrice nata a Milano e che oggi vive nel territorio lariano.
Territorio, quello comasco, che fa da sfondo alla storia. Una storia che ha tutte le caratteristiche del giallo, spolverato però da forti tinte di commedia e da tratti leggeri di rosa nascosti tra le righe.
Sulle tracce di Lucifero: il debutto di Tiziana Mazza
Intanto, caro iCrewer, non lasciarti ingannare dal titolo: non c’è nulla a che vedere col diavolo o con l’esoterismo. Lucifero è il nome di un gattino che viene rapito. Quello che si vede fotografato sulla copertina del libro?
Sulle tracce di Lucifero inizia infatti così: il rapimento del felino da parte di un misterioso individuo. La proprietaria, Allison, giovane donna inglese arrivata a Como per lavoro, sporge denuncia e da quel momento si innesca una vera e propria caccia al gatto che porta il lettore su e giù per tutto il territorio del triangolo lariano, ovvero quello spicchio che idealmente si crea usando come vertici Lecco, Como e Bellagio, guidato dal Sovraintendente di Polizia Guido Rusconi.
Se sei solito leggere queste mie condivisioni di lettura – non mi piace chiamarle recensioni – saprai bene che l’aspetto geografico del racconto ha un ruolo importante per la mia capacità di immaginazione e che sempre dedico qualche riga a questo tema sul finire dell’articolo. Questa volta no. Questa volta sento la necessità di farlo subito.
Chiedo scusa a tutti i lettori che per motivi territoriali non possono conoscere queste zone; terre in cui si passa dal lago alla montagna in pochi minuti, terre che ci invidia tutto il mondo. Mi ci metto dentro perché sono luoghi che vivo normalmente e a cui sono molto legato. Una fortuna per l’autrice, in vista del mio giudizio finale. Scherzo, si intende.
Quando ho letto che le indagini partivano da Canzo, nello specifico dalla pasticceria Ponti, mi si è aperto il cuore. Perché? Perché ci ho passato intere estati quando ero un bambino. I miei zii più anziani avevano in questo piccolo paesino ai piedi delle montagne la loro casa di villeggiatura. Mio padre, per tutta la sua gioventù, ci ha trascorso per intero le vacanze. Io stesso, come detto, ho più volte frequentato il paese, vuoi per andare a trovare i parenti, vuoi per le belle iniziative culturali che spesso riempiono le serate estive, vuoi per cercare un po’ di fresco nelle calde giornate estive.
Scrivendo mi è venuta voglia di nocciolini, dolce tipico della pasticceria citata in Sulle tracce di Lucifero.
Chiusa questa parentesi personale e romantica, non posso che fare i complimenti all’autrice per il lavoro svolto. Questo romanzo è fresco. Leggero e frizzante come la Brèva e il Tivàn, i due venti che soffiano sul lago. È vero che la trama è un intricato giallo che si dipana solo verso il finale, ma è anche vero che ai personaggi è affidata una naturalità che li rende simpatici e divertenti.
Nella prefazione, firmata dall’editrice Stefania Convalle, si legge che Sulle tracce di Lucifero sembra una commedia. Concordo. A caldo, cioè subito dopo aver chiuso l’ultima pagina, ho pensato che sarebbe bellissimo fare diventare questo testo una rappresentazione teatrale. Una di quelle commedie in dialetto che tanto piacciono al pubblico che si riversa nei cortili e nelle piazze alle rassegne estive. Magari a Canzo! Ci sono tutti gli elementi per farlo.
Infatti il dialogo la fa da padrone. La narrazione della storia è per la maggior parte affidata al discorso diretto; Tiziana Mazza fa conoscere gli eventi e le soluzioni degli enigmi rimettendosi ai personaggi stessi che li vivono in prima persona. Grazie a questo stile, il testo non diventa mai pesante, anzi, dando merito alle diverse personalità dei protagonisti, assume un taglio esilarante, di intrattenimento. In riferimento all’apertura dell’articolo. L’utilizzo del dialetto, a sprazzi, contribuisce a rendere bene questa sensazione.
Brava anche, l’autrice, a scrivere un giallo credibile. Infilare le tessere del mistero nei punti giusti e svelarle senza cadere nel banale o nella facile uscita di scena non è sempre così scontato. Sulle tracce di Lucifero è un orologio dove tutti gli ingranaggi funzionano alla perfezione. E non è poco essendo un primo lavoro.
Conosco poco l’autrice, l’ho incrociata forse una volta di persona e ci siamo scambiati qualche commento sui social, ma la mia sensazione è che questo testo rispecchia al cento per cento il suo modo di essere. La scrittura di Tiziana Mazza è la sua carta d’identità. Verificherò questo pensiero in una prossima intervista che le farò.
Concludendo, quindi, consiglio Sulle tracce di Lucifero a chi ha voglia di leggere un romanzo dalla doppia valenza: un giallo tutto da risolvere, di stile classico, che richiama vagamente ai misteri di Agatha Christie e una commedia dove il sorriso fiorisce in ogni angolo. Un bel connubio: la suspense che abbraccia la risata. Infine i più romantici, gli amanti delle storie d’amore, troveranno terreno fertile anche per la loro passione: un amore che nasce fa da cornice sottilissima a tutto il trambusto inserito nelle pagine. Un vero e proprio ingrediente segreto.
Un libro dunque che concilia davvero con il gusto della lettura.