Vista la recente uscita dell nuovo film Disney Hocus Pocus 2, e l’avvicinarsi veloce di Halloween, ho pensato che potesse essere il momento perfetto per parlare di streghe. Delle streghe di Salem, per l’esattezza.
Ora, pensando alla caccia alle streghe, credo che venga abbastanza spontaneo immaginare i processi e i tribunali che serpeggiavano per tutta Europa tra la metà del XV e la metà del XVIII secolo, tra roghi ardenti, donne bruciate, false accuse e interrogatori a dir poco fallaci. E fino a qui, nulla di nuovo, no? Tuttavia, come insegna il romanzo American gods di Neil Gaiman, quando i popoli migrano portano con sé non solo averi materiali, ma anche credenze e superstizioni.
E ciò ci collega direttamente all’argomento di oggi: il processo alle streghe di Salem, che ebbe luogo principalmente durante l’estate del 1692 – salvo poi venire rimandato all’anno seguente, per le ultime sentenze. Un fatto terribile di cronaca che ha ispirato opere in ogni ambito (come appunto Hocus Pocus), non solo in quello letterario, dove troviamo titoli come La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, e Attraverso il fuoco di Josephine Angelini.
Processi alle streghe di Salem: l’isteria collettiva portata a un nuovo livello
Prima di tutto, un po’ di contesto – perchè anche la caccia alle streghe europea è iniziata dopo la Controriforma, in risposta alla Riforma protestante, condannando credenze contadine che nei precedenti secoli erano state molto più che tollerate.
Tutto ha inizio a Salem Village, frazione di Salem Town, nella contea dell’Essex, in Massachusetts. All’epoca era una terra difficile in cui vivere, al confine con i territori ancora abitati dai nativi americani – e i rapporti con loro erano a dir poco violenti – e con la minaccia di un’occupazione da parte delle truppe francesi sempre dietro l’angolo. A ciò va aggiunta la religione puritana, praticata nel villaggio, che è caratterizzata da rigidi dettami e una ferrea necessità di conformismo.
A dare il via alla spirale di follia che furono i processi alle streghe di Salem, fu il comportamento insolito di due ragazze poco più che adolescenti: Elizabeth Parris e Abigail Williams, ossia la figlia e la nipote del pastore Samuel Parris. Nel corso dell’inverno a cavallo tra il 1691 e il ’92, le due iniziarono infatti improvvisamente ad adottare atteggiamenti insoliti, come strisciare per terra, nascondersi dietro i mobili ed essere molto taciturne.
Quando il comportamento delle due perdurò, e le voci iniziarono a spargersi, al reverendo non rimase altro da fare che affidarti alla scienza. Tuttavia, i vari dottori consultati non furono in grado di capire cosa stesse succedendo alle giovani, fino a quando uno di loro non avanzò l’ipotesi che avrebbe cambiato per sempre la vita di moltissime donne e della comunità in generale: se si fosse trattato di un maleficio, la medicina non avrebbe potuto nulla. L’unica cosa da fare era trovare la strega o il mago – ma diciamocelo, al mago si arriva quando non si è trovata neanche mezza strega – per far scogliere l’incantesimo.
Furono tentati dei metodi tradizionali, per scovale la fattucchiera, ma non funzionarono. E nel mentre altre giovani donne avevano cominciato ad accusare gli stessi sintomi.
Fu verso la fine di febbraio che, incalzate, Elizabeth Parris e Abigail Williams fecero ahimè i nomi delle prime tre streghe di Salem: la schiava caraibica Tituba Indians, di proprietà del ministro del culto e che probabilmente aveva cresciuto le ragazze; Sarah Osborne, una signora anziana invalida, non proprio ben vista in paese; e Sarah Good, una mendicante che passava spesso in città per chiedere del cibo – pare che il suo indicatore di stregoneria fosse stato il fatto che era stata vista parlare da sola.
Arrestate e interrogate (leggi, torturate) dal neonato tribunale contro la stregoneria, le tre andarono incontro a due diversi destini: Tituba si dichiarò subito colpevole e venne venduta a un’altra piantagione; la Osborne e la Good, invece, si dichiararono innocenti. I giudici, dopo averle interrogate ancora, decisero di arrestare anche la figlia di Sarah Good, una bambina di quattro anni, torturarla e accettare la sua confessione di essere una strega, così come lo era la madre. Vennero, poi, giustiziate a morte per impiccagione.
Tuttavia, queste morti furono solo le prime. Ben presto questa follia collettiva si espanse anche i paesi limitrofi, fino a impestare tutta la contea. Vennero arrestate, torturate e processate quasi centocinquanta persone – 106 donne e 38 uomini – delle quali cinquantaquattro confessarono di essere streghe, diciannove vennero impiccate e un uomo morì sottoposto alla tortura dello schiacciamento. Le vittime erano delle più varie estrazioni sociali, non solo di ceto basso, ma anche borghese. Donne che, prima che il loro nome uscisse dalla bocca di qualcun altro (se denunciavi altre streghe, non ti uccidevano), erano state estranee a ogni minimo sospetto.
I processi alle streghe di Salem cessarono alla fine di settembre del 1692, grazie all’intervento del reverendo Increase Mather (che aveva giocato un ruolo importante nella nomina del governatore, avvenuta nella primavera dello stesso anno), con il supporto di altri eminenti religiosi. Nel suo documento, Caso di coscienza riguardo agli spiriti maligni che impersonano uomini, procedette a criticare aspramente la conduzione dei processi – omettendo le voci che avevano cominciato a circolare, ossia che le ragazze affette da isteria avessero in precedenza praticato la divinazione, e che quindi fossero loro stesse le streghe; o, peggio ancora, che stessero fingendo, visto che i casi di comportamenti anomali non erano cessati nel corso dell’estate.
Mather accusò i giudici di aver violato la legge, in quanto le sentenze non erano basate su prove fisiche, certe, verificabili, ma su premonizioni, sogni e visioni dei testimoni, o sulle reazioni delle giovani accusatrici alla vista e alla testimonianza delle accusate.
Inutile dire che i processi per stregoneria ancora pendenti, risolti l’anno successivo, si conclusero con sentenze di non colpevolezza.