La Storia è il racconto dei crimini del mondo.
Voltaire
Stefano Sant’Ambrogio: ‘ le storie sono già scritte, bisogna solo romanzarle’
Buon giorno carissimo Stefano Santambrogio e benvenuto in Sogni di carta è un piacere per me averti come mio ospite.
Inizio con le solite due domande di rito, ma sappi che Sogni di Carta inizia a diventare perfida e ti inviterà a scavare nei meandri della tua mente per svelarci le tue paure…
Paura eh?!
Allora, parlaci un po’ di te.
Per quanto mi riguarda, scrivere la propria biografia (seppur breve) è una delle cose più difficili che si possa mettere su carta. E’ una specie di sinossi della propria esistenza. La sinossi è un’altra cosa che mi mette a disagio fare…
Comunque, sono nato a Seregno il 6 luglio del 1971, quindi tanti anni fa. Ho imparato a leggere a cinque anni sfogliando sul divano con mia madre decine e decine di Topolino. Il primo libro “da grande” che ho letto e di cui ho un bellissimo ricordo, mi è stato regalato nei primi anni ottanta: Il giro del mondo in ottanta giorni.
Dopo le scuole dell’obbligo, liceo scientifico e laurea senza lode in giurisprudenza, convolo a nozze nel 2003. Nel 2006 e nel 2009 entrano nella mia vita Samuele ed Anna, i miei tesori più grandi. Attualmente lavoro in comune nell’ufficio servizi sociali dal 2003.
Presentaci i tuoi due crimini.
Parto con il mio primo romanzo dal titolo Vittime.
Ci troviamo a Milano, nel novembre 2010. Il corpo di una ragazza viene trovato sgozzato in un parco della città. Il commissario di Polizia, Samuele Levi si mette sulle tracce dell’assassino. Durante le indagini l’assassino compie un altro omicidio. Un’altra ragazza, bionda e anche lei uccisa con un bisturi. I destini dei due protagonisti finiranno con l’intrecciarsi solo grazie alla morte di uno dei due.
Nonostante la storia personale di Levi sia antitetica rispetto a quella dell’omicida, entrambi sono vittime di qualcuno o di qualcosa. E in fondo, quasi tutti i personaggi di questa narrazione a loro modo lo sono.
Si direbbe un’ ottima trama per un buon trhiller/ noire, complimenti!
E successiavamente a Vittime, con Il vestito a fiori cremisi ho compiuto il mio secondo crimine.
In un paese della ricca e conformista Brianza in una calda e ventosa giornata di maggio la tredicenne Giovanna Tagliabue scompare nel nulla. Il brigadiere capo Antonio Cosentino si mette sulle sue tracce. Nulla però è come sembra in superficie e il fango nascosto in fondo alle vite dei protagonisti affiora inesorabile.
Due romanzi da brivido, insomma.
Ci lasci l’incipit del tuo racconto presente in Io me lo leggo 1 dal titolo Limoni e cicale?
Cicale. Il loro frinire assordante. Cicale. In cerca di una compagna con cui accoppiarsi. Cicale. Nel caldo asfissiante di un pomeriggio d’agosto, Antonio si svegliò. I raggi del vigoroso sole di mezzogiorno, infilandosi tra le coriacee foglie dei limoni mosse da un caldo vento, gli trafissero gli occhi. I dorati e asprigni frutti pendevano dai rami e lo fissavano come tanti occhi felini, attendendo un suo gesto. Antonio, a fatica, si mise a sedere, poggiandosi al tronco dell’agrume…
Si dice che tutti gli scrittori abbiano un mentore ad esempio lo stesso Stephen king confessò di aver preso ispirazione da Shane Stevens. Chi è il tuo mentore?
Il mio mentore? In realtà sono diversi. Nel corso degli anni si assimilano più o meno inconsapevolmente stili di scrittura diversi e si fanno propri tanti trucchi tecnici. Per questo non credo molto nei corsi di scrittura. Diventa perciò fondamentale leggere molto. All’inizio soprattutto i classici.
Comunque se dovessi citare alcune delle mie fonti di ispirazione non potrei fare a meno di includere nella lista: Italo Calvino, Isaac Asimov, Boris Vian, Giorgio Scerbanenco, Joe Lansdale e Niccolò Ammaniti.
Chi o cosa ti ha dato l’ispirazione per scrivere?
Per quanto mi riguarda l’ispirazione è un istinto creativo ed in quanto istinto è connaturato nel mio essere. Fin da bambino scrivevo storie e inventavo favole che poi raccontavo ai miei genitori. Scrivendo soprattutto gialli e noir trovo molto illuminante prendere spunto dalla cronaca nera.
Aimè le storie sono già scritte, basta solo romanzarle.
Purtroppo questa è una triste verità. Ma dato che i tuoi romanzi trattano temi cosi angoscianti, mi piacerebbe sapere cos’è per te la scrittura?
Scrivere per quanto mi riguarda è esprimere l’essenza più profonda della propria anima. E’ rappresentare una realtà parallela, ma non per questo priva di punti coincidenti con il proprio vissuto.
E ora, per entrare nel clima di Halloween, svelami qual è il luogo che ti incute più terrore?
Gli ospedali psichiatrici. Ritengo che la “pazzia” sia una delle forme di sofferenza più atroci che un essere umano possa provare nella propria vita.
Credo anche io che debba essere terribile e anche che non sarà certo un caso se i migliori thriller e noir della storia della letteratura trattino proprio la follia. Citerei ad esempio: Io ti troverò di Shane Stevens.
In conclusione ci lasci un consiglio per i giovani scrittori?
Sarò ripetitivo, ma il consiglio è sempre lo stesso: leggere molto ed osservare con attenzione il mondo che ci circonda. Si dice che il Caravaggio per molti dei suoi dipinti si sia ispirato a volti e personaggi che incontrava lungo le strade e nelle taverne. Ecco, guardarsi in giro con occhi curiosi ci può far trovare tutto il materiale umano che ci serve per plasmare infiniti personaggi e quindi infinite storie.
Ti ringrazio per aver citato due punti che anche per me sono le fondamenta di un buon scrittore: leggere e essere curiosi.
Alla prossima Stefano Santambrongio.
E come dico sempre.
IN ALTO I NOSTRI CUORI!
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