Guardare in alto! E’ la prima regola di Mister Calamai…
Eccoci di nuovo insieme per il mio secondo appuntamento dedicato agli autori sportivi. Questa volta, prima di parlarti del libro, comunque, estremamente interessante, voglio farti conoscere un uomo, anzi un allenatore. Si chiama Marco Calamai, classe 1951, fiorentino di nascita, alto, grandi baffoni all’americana, due mani grandi come cocomeri e un fischietto sempre legato al collo. Al mattino insegna filosofia nelle scuole superiori, di pomeriggio allenatore sportivo. Fuori dal campo potrebbe sembrare con qualche annetto in più ma dentro, e questo è scritto ovunque si parli di lui, ha una carica agonistica come pochi. Di quale campo si tratti inutile dirlo, la foto parla da sola e non si può dire che non abbia le mani come cocomeri… Comunque, scherzi a parte, per chi abbia solcato un campo di basket come tifoso o come giocatore, Marco Calamai è un super allenatore. Nel ‘82 è stato votato come miglior allenatore di serie A, nel ‘90 vince il campionato del mondo con la Nazionale Militare, calca quasi tutti i campi importanti, dal Ferrara, la prima squadra che gli ha dato fiducia nella stagione 82/83 alla scoperta del giovane olimpionico Pozzecco, rivelazione all’ultima stagione con la Baker Livorno nel ’94, passando per Pavia, Venezia, Fabriano, Firenze, e la Fortitudo Bologna alla quale presta, attualmente, collaborazione come commentatore per alcune emittenti locali. E fin qui, è tutto nella norma! Hai ragione, è quasi scontato per un tecnico del suo calibro.
Più che una storia, comunque unica e incredibile, quella di Marco Calamai è una sfida, “coraggiosa e terapeutica”. Calamai non fa nulla di speciale, eppure, le sue parole e la sua tenacia scardinano le resistenze emotive di chi, sulla solitudine, ha costruito il suo mondo, curando l’anima più che il corpo. Senza pensarci due volte, solo con il suo attrezzo preferito, e nei posti più impensabili, spinge, aiuta, insiste, non si fa piegare, mettendo la firma su quello che, a mio avviso, è il suo successo più grande, provando emozioni che fanno bene al cuore, raccontate dallo stesso allenatore nel suo libro Uno sguardo verso l’alto edito da Franco Angeli.
Per capirlo meglio, facciamo un piccolo passo indietro. Nel ‘94 Calamai lascia Livorno a corto di sovvenzioni, ma non cerca altre panchine, anzi, a 43 anni decide di allontanarsi da un mondo che ritene ormai troppo contraddittorio e di ritornare ad insegnare full time. Ma, la vita, si sa, è imprevedibile e senza rendersene conto, su invito della responsabile del centro d’integrazione, Emma La Macchia, Calamai si ritrova a visitare un centro di terapia intensiva per disabili. Abituato alla sfide, anche quelle più difficili, il Mister si rimbocca le maniche e nell’agosto del ‘95 forma un gruppo di 17 allievi con problematiche diverse, soprattutto autistici, ma anche caratteriali, iperattivi, down e comincia ad allenarli. Chiaramente a modo suo. Saltando gridando, incitandoli, sgridandoli se necessario, ma soprattutto spronandoli a guardare sempre in alto.
“IL CANESTRO, QUEL CANESTRO E’ UNA METAFORA MA E’ ASSOLUTAMENTE REALE” dice il Mister “ECCO PERCHE’ IL BASKET E’ LO SPORT PIU’ INTELLIGENTE E BELLO DEL MONDO, PERCHE’ GUARDA AL CIELO. COME PER CHI PREGA E SPERA. GUARDARE VERSO L’ALTO,” continua,”VERSO IL CANESTRO E’ COME UNA RIVOLUZIONE PER CHI E’ ABITUATO A GUARDARE VERSO TERRA, E’ COME SE SCOPRISSERO UN MONDO NUOVO. ANZI, SCOPRONO IL MONDO. PUNTO.”
Che un allenatore debba comunque affrontare problematiche psicologiche all’interno della sua realtà agonistica, lo sanno anche le pietre ma la psichiatria, l’autismo, la situazione down sono un mondo complicato, e lui che fa? Si mette all’ascolto, li accoglie e guardandoli comprende che per aiutare questi ragazzi, ghettizzati dal mondo esterno, non è necessario cambiare nulla anzi, il segreto è continuare a lavorare “normalmente,” ma dando loro tre piccole regole.
1) Potenziare l’autostima lavorando bene sulle qualità e non su ciò che manca
2) Capire che lo scambio della palla è l’inizio di una relazione per impegnarsi con l’altro e per l’altro.
3) Giocare per divertirsi
Il METODO CALAMAI E’ TUTTO QUI E HA FUNZIONATO!
Dal ’95 ad oggi sono più di 1000 ragazzi impegnati nelle squadre miste (normodotati e non) distribuite nei 30 centri in tutta Italia e allenati da giovani preparati e formati per allenare i ragazzi. Da questa straordinaria esperienza è nato poi il Progetto Over Limits Metodo Calamai, riconosciuto in tutta Italia, dove la filosofia principale è l’accoglienza in tutti i sensi, dove tutti possono partecipare e nessuno è escluso e il motto per tutti è solo uno…
“SE IO CI SONO RIUSCITO, CI RIUSCIRAI ANCHE TU!”
Ho scelto di scrivere questo articolo perchè credo nelle persone come Marco Calamai, e la sua esperienza, credimi, mi ha colpito profondamente. Anche io, ho combattuto perchè mia figlia guardasse sempre verso l’alto, e allora, guardate con me questI video, conoscerai meglio quest’uomo straordinario e se qualcuno di voi, leggendomi o ascoltandolo, sentirà la necessità di contattarlo fatelo senza timore, lui vi risponderà che “gli piace pensare che l’impensabile sia possibile”https://www.basketoverlimits.it/
https://youtu.be/Z-eJMaZyk7Y
Il video parla del Progetto Over Limits applicato, da 15 anni, come esperienza formativa all’interno della Fortitudo S.G. di Bologna, seguito tutt’ora da Calamai, dove una sessantina di “giocatori speciali”, ragazzi e adulti con problematiche psichiche di vario genere sono coordinati da una ventina tra educatori, volontari e boy scout e allenati da tecnici e allenatori specializzati nello sport integrato con il supporto di atleti normodotati del settore giovanile della stessa società. Gli allenamenti si svolgono in tre turni di un’ora e dieci minuti l’uno al mercoledì dalle 15.30 alle 19.00 a partire dai primi di ottobre fino a fine maggio dell’anno sportivo. Buona visione !
A MARTEDI PROSSIMO!