Il personaggio di cui ti voglio raccontare la storia è vissuto all’inizio del novecento. Immagino sia difficile per te inquadrare la storia di Primo Carnera e anche per me non è facilissimo ricostruirne i momenti, se non altro perché alla sua morte io avevo poco più di 10 anni e del pugilato e dei suoi campioni non avevo una idea bene precisa. Eppure in casa se ne parlava e di lui comunque sono rimaste tracce indelebili di memoriali che ne raccontano la nascita, i successi, i trasferimenti a New York, il suo carattere, la generosità d’animo quasi in contrasto con la sua altezza che superava i due metri. Una caratteristica che in qualche modo, lo ha sempre fatto identificato quasi come un marchio di riconoscimento: il Gigante buono, Il Gigante di Sequals, La montagna vivente, la montagna che cammina, senza dubbio Carnera non era tipo da passare inosservato. Immagino che la domanda sorga spontanea: chi è stato Primo Carnera? Siediti comodo e ascolta la sua storia…
La sua è una storia difficile, particolare, la vita di un uomo speciale, buono e generoso, ma estremamente ingenuo e facile nel farsi condizionare, una storia importante dal punto di vista agonistico ma ugualmente triste per l’epilogo che ha caratterizzato la vita del pugile udinese. Era chiamato “Il gigante di Sequals”, “la montagna che cammina”, ed era davvero così, la sua era una corporatura gigantesca e la sua forza all’epoca erano considerate sovrumane: come avrebbe potuto essere diversamente? Già alla nascita, nel 1906 a Sequals, il piccolo friulano, per usare un eufemismo, pesava ben 8 kg, un dato che fin dall’inizio aveva creato non pochi problemi oltre ad alimentare perplessità circa una ipotetica acromegalia e una predisposizione al gigantismo. Il piccolo gigante, per aiutare la famiglia, è costretto a lasciare la scuola, inizia a lavorare in una falegnameria ma nel frattempo le sue qualità fisiche si facevano sempre più evidenti e ad appena 18 anni era alto 2.05 metri e pesava più di 125 kg.
Primo decide di fuggire da quella vita di stenti e si rifugia in Francia, viene scritturato da un circo come attrazione per la sua mole, un lavoro che tuttavia non dura per molto tempo. Poco dopo, si accorge di lui il pugile veterano Paul Journée che, intuendo le sue capacità, gli propone una carriera nella boxe, una proposta che all’inizio il giovane non accetta di buon grado, ma della quale si convince successivamente, incontrando Leon See, promotore parigino, dando così inizio alla sua incredibile carriera.
Carnera si trasferisce in America ma la sua tecnica non era certo affinata, tuttavia ad impressionare il parterre del mondo della box era la sua capacità di colpire con una forza estrema l’avversario, una caratteristica che inevitabilmente lo rese celebre ma che, in qualche modo, lo introdurrà nel mondo sommerso del pugilato, quello controllato dalla mafia americana che, senza discussioni, decideva quanti e quali incontri dovessero essere vinti o persi. Trenta combattimenti in un solo anno ma non tutti regolari, anzi, venivano reclutati combattenti di seconda categoria o debitamente corrotti per farsi battere dal pugile italiano, ormai diventato una star. Qualcosa di anomalo tuttavia circolava nell’ambiente giornalistico, ma l’onore di Carnera riusciva a non esserne toccato fino a quando il friulano non si trova davanti Jim Maloney, un pugile diverso per caratteristiche e fisicità, molto agile ma soprattutto preparato tecnicamente, che lo costringe alla prima vera sconfitta. Ferito nell’orgoglio, Carnera decide di tornare in Europa per prendere lezioni di boxe ma per mancanza di preparatori adeguati farà ritorno negli States.
Dagli inizi degli anni ’30, Carnera si applica, si allena in modo più consapevole, è più razionale agonisticamente si prepara per il titolo mondiale, il più importante, in quel momento del tedesco Max Schmeling; l’incontro non avvenne per incompatibilità politica poichè entrambi i pugili appartenevano a nazioni alleate in tempi di guerra. Carnera quindi, ricomincia da Miami, sfida nuovamente Jim Maloney vincendolo in dieci riprese ma perde poi ai punti contro Jack Sharkey .
Le cose cambiano. Sempre nello stesso anno il pugile affronta Ernie Schaaf, campione della US Navy, al Madison Square Garden, un incontro valido per decretare chi dovesse sfidare il campione del mondo in carica ma dopo il primo colpo Schaaf cade a terra e morirà dopo tre giorni. Ci vollero anni per accertare che Schaaf aveva subito danni irreversibili al cervello in un precedente incontro.
Nonostante la stampa lo avesse decretato come un assassino e le inevitabili polemiche sul caso, Carnera si presenta a Long Island il 29 giugno 1933 come candidato sfidante per il titolo mondiale contro Starkey messo KO dopo appena cinque riprese. Carnera diventa così campione del mondo e la sua fama viene subito esaltata quale esempio trionfante del fascismo di Benito Mussolini, già Duce all’epoca. La sua prima dichiarazione ad un giornalista del Corriere della Sera è: “Offro questa vittoria al mondo sportivo italiano, giubilante e orgoglioso di aver mantenuto la promessa fatta al duce”.
Il momento di gloria del pugile friulano coincide con il momento di esaltazione del fascismo che proprio attraverso lo sport riesce a potenziare la sua propaganda. A distanza di un mese dal titolo di Carnera, Italo Balbo conclude la sua trasvolata atlantica, nel 1934 l’Italia conquista i campionati del mondo in Francia, mentre nel ’32, alle Olimpiadi di Los Angeles, molti atleti riescono a portare a casa buoni risultati. Ma la sconfitta con Baer decreta la fine della carriera di Carnera che perde i titoli per non averli difesi nei termini consentiti, l’ultimo match sarà quello con Joe Louis, nel 1935 dal quale uscì sconfitto dopo appena sei round.
Nel frattempo gli viene diagnosticato il diabete e subisce un intervento al rene, incontra e sposa Pina Kovacic, e avrà due figli, Umberto e Giovanna Maria ma Carnera, ufficialmente fuori dal mondo della boxe, ci riprova con il wrestling americano e la lotta libera, si dà al cinema ma è ancora la malattia a fermarlo, muore nella sua casa di Sequals, il 29 giugno 1967, lo stesso giorno della conquista del titolo mondiale, 34 anni dopo averlo vinto.
Il cinema ricorda Carnera con il film Il colosso d’argilla (1956), con Humphrey Bogart, anche il regista italiano Renzo Martinelli ha girato il filma lui ispirato Carnera – The Walking Mountain, dal quale poi è stata tratta una miniserie tv in due puntate, dove il pugile è stato interpretato dall’attore pugliese Andrea Iaia. Lo ricordano i libri scritti che raccontano la sua storia come quella di Giuseppe Quercioli, Il gigante di Sequals. La vita di Primo Carnera.
Sequals lo ricorda ogni anno ospitando il Trofeo Carnera, meeting pugilistico a livello nazionale e la mostra di Villa Carnera raccoglie gli oggetti e le tracce della vita di un personaggio pubblico ma soprattutto di un uomo con un suo mondo personale, comunque ricco e pieno di momenti unici .
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Si mi ha colpito , ho sempre cercato di capire il reale valore pugilistico di carnera , un buon pugile ? Un campione ? Era forte , potente e nn mi sembrava lento in piú aveva una determinazione incredibile unite a coraggio e mascella.Credo mancasse di cattiveria e un pizzico di malizia nonchè una difesa più attenta , con baer si ruppe la caviglia nei primi round , subì un pestaggio ma si rialzo sempre mettendo a rischio la sua vita e nn dimentichiam chè baer era uno dei pugni + duri della storia e tra louis e dempsey ossia nei tempi della grande depressione era il piú popolare pugile.
Credo chè fosse anche facile da usare e raggirare primo , poichè un gigamte buono certo mà nn troppo inteligente.Apprezzo il suo cuore , sacrifici e nn dimentico chè è pur sempre uno dei soli 23 campioni pesi massimi indiscussi della storia ( con 70 ko circa ) e chissà sè avesse iniziato boxe prima , sgrezzandosi di più..E anche l unico champ pesi massimi nato in italia quindi in ogni modo ha scritto la storia..Riposi in pace il gigante buono.