A 25 anni dalla scomparsa, Furio Zara, ricorda Ayrton Senna!
Ricordo di essermi occupata di Ayrton Senna in un altro articolo inserito in questa rubrica. Di lui parlava un’altra scrittrice ma volendo dare un rapido sguardo sul web, a 25 anni dalla sua scomparsa, è incredibile la quantità di volumi, articoli, video, aneddoti e riflessioni dedicati al campione brasiliano. In molti si sono cimentati nel riavvolgere il nastro della vita di quest’uomo dallo sguardo perso in pensieri difficilmente decifrabili e dagli occhi malinconici, quasi a volerlo mantenere in vita con i pochi, ma fortunati, attimi vissuti con lui, ricordi che, ognuno, ha gelosamente custodito nel proprio cuore.
I memoriali di alcuni anni fa lo definiscono un “pensiero che non va via, un patrimonio prezioso, una bellissima malinconia per chi fotografa le cose e le scrive”. Anche i vari campioni, dopo di lui, incapaci di raccogliere la sua eredità, hanno pagato e pagano ancora il prezzo della sua assenza e di un paragone rimasto inalterato nel tempo, “consapevoli di correre davanti ad un pubblico, nonostante tutto, innamorato di un fantasma”.
“Erano tutti costretti a subire un confronto continuo, come un ombra infinita anche dopo la sua morte, e questo lo ha trasformato in una leggenda” scrivevano…
Pensieri forti ma semplicemente veri, usciti dalla pena di coloro che, ai bordi di ogni pista, lo hanno visto sfrecciare a 320 km all’ora, perchè, diceva “vogliamo vincere e c’è soltanto un posto per la vittoria, solo uno può vincere” e la sua assenza scuote ancora le coscienze di chi ha partecipato ad un processo rimasto senza condanne e dove tutto è rimasto irrisolto.
Di lui si parla ovunque, si organizzano mostre, si ricordano le gare, le vittorie ma anche quel 1 Maggio del 1994, la sua ultima notte e la sua ultima curva, un momento indelebile che il giornalista sportivo Furio Zara ricostruisce nel suo ultimo libro edito da Baldini + Castoldi, e dedicato al campione brasiliano. Le sue sono parole che trasmettono ammirazione, un forte rispetto per una personalità sempre in controtendenza, quasi scomoda, ma per questo molto amata.
Ci sono piloti che vincono, altri che restano nella storia” scrive il giornalista, “Ma c’è un solo pilota che nel ricordo fa ancora battere il cuore. Ayrton Senna è stato l’ultimo mito di un’era romantica e sentimentale. Era un sognatore, dei sognatori aveva l’ingenuità e la ferocia. Reggeva l’aura del predestinato, serbava la malinconia dell’eroe solitario, coltivava il fascino irresistibile di chi è di tutti senza appartenere a nessuno, offriva il profilo al destino che si stava compiendo. Tornare a raccontarlo oggi” scrive Zara “significa tornare a recitare un atto di fede nel campione, nell’uomo, nel suo spezzato.”
Nel suo libro L’ultima curva, Zara ripercorre la vita di Senna attraverso i luoghi che lo ricordano, dalla statua in un parco di Imola, agli articoli di cronaca dell’epoca, ai momenti strappati ai bordi delle piste prima di una partenza. Delle storie vissute nei primi anni della sua carriera, ricorda la ricerca della solitudine per esorcizzare le tensioni prima di una gara, i momenti suggestivi della sua vita privata, la sua generosità d’animo, la Bibbia che portava sempre con se; ricostruisce i gesti che hanno reso un uomo, in fondo semplice e sensibile, una leggenda che ha trasformato un grande campione in un sogno.
Zara è giornalista del «Corriere dello Sport», segue le più importanti manifestazioni sportive, tra cui Mondiali, Europei e Olimpiadi. Ha vinto, tra gli altri, i premi Beppe Viola, Coni e Ussi. Tra i suoi libri ricordiamo “Bidoni”, “Gamba tesa”, “Tutti gli uomini che hanno fatto grande l’Inter” e “1982, Un’estate, un Mondiale, una promessa di felicità”; ha collaborato al Dizionario del calcio italiano.