La mototerapia di Vanni Oddera per regalare emozioni e rendere gli altri più felici
“Se si salta da soli è solo un sogno, se si salta insieme è la vita che inizia davvero.»
Oggi non ho gran voglia di dilungarmi per presentare Vanni Oddera. Di lui mi sono accorta, o quanto meno, ho scoperto della sua esistenza, gironzolando nel web, a caccia di notizie sportive. Il periodo estivo è, di per se, un periodo in cui si concentrano molti eventi ad alto livello, dalle preolimpiche di pallavolo agli europei di atletica e mi sembrava adeguato parlarne, in fondo, parlo di ciò che mi piace, delle mie passioni.
Improvvisamente sulla schermata, si apre un’immagine, di un giovane aitante sulla moto, coloratissima, bello come il sole, vestito con una tuta ancora più colorata della sua moto, mentre volteggia per aria in un salto mortale carpiato e non ho osato immaginare altro. Ipnotizzata, ho iniziato a sfogliare le foto di questo pazzo scatenato, solo a guardarlo saltare, da un posto ad un altro, mi faceva salire l’adrenalina. E ho cominciato a notare che sulla moto, non era da solo. Per nulla. Il giovane Vanni correva sul selciato abbracciando un ragazzo, con una accortezza e una competenza incredibile, e in ogni foto c’era un ragazzo o un bambino diverso e in diverse situazioni.
Mi sono fermata e mi sono detta che valeva la pena conoscerlo meglio…
Vanni è nato nel 1980 a Pontivrea, un paese tra Genova e Savona. Da ragazzo, il suo sogno era possedere una motocicletta, con i primi soldi guadagnati se ne è comprata una e la sua vita è cambiata. In breve tempo è diventato campione di Freestyle Motocross e dal 2009 ha cominciato a condividere questa sua grande passione attraverso la Mototerapia: esibizioni di motocross acrobatica dove bambini disabili, portatori di handicap, malati oncologici e persone in carrozzella possono provare l’euforia di salire, con lui, in sella. Un progetto, e io aggiungerei meraviglioso, volto a regalare emozioni e adrenalina a chi sembrerebbe destinato a non provarne sottolinea la descrizione…
La biografia di questo grande campione di umanità non potrebbe spiegare meglio chi è e cosa è stato capace di “sognare per se stesso ma soprattutto per gli altri”. Certo la stoffa per diventare un grande campione probabilmente Vanni l’ha sempre avuta, ma quando hai raggiunto tutto quello che potevi conquistare, arriva sempre il momento in cui è giusto dare un senso vero a ciò che hai ottenuto. Nonostante i tempi non ci diano sempre concreti segni di solidarietà, scorgere tra le folle indifferenti, giovani anime affascinanti, in grado di cogliere le difficoltà di chi, per trascuratezza morale e intolleranza, vive la sua vita ai margini della società, a me personalmente riscalda il cuore, mi da speranza.
Potrei scrivervi di lui, approfondire la sua vita, magari elencarvi i suoi successi, mi sento invece, e non per mancanza di notizie accattivanti nei suoi confronti, di lasciarvi con i suoi pensieri, le sue sensazioni quando, per la prima volta, ha reso felice, con la sua moto, un piccolo bimbo.
Ascoltatelo con il cuore
Sentivo nello stomaco il verme che mi attraversava e non sapevo cosa fare. Intanto mi allenavo. Ero qui a Pontinvrea e mentre facevo tutto quel che ormai mi ero abituato a fare come routine del mio lavoro, un giorno mi venne in mente Chicco. Era un omone enorme che spesso veniva a bere al Beer Room. Due metri. Stazza possente. Del tutto rasato. Uno che se lo incontri da solo di notte ti prende la caga. Poi lo conosci e scopri che è la persona più dolce e buona del mondo. E infatti io sapevo che lavorava in una casa per disabili a Acqui Terme. Lo chiamai. Sentivo di poter fare qualcosa per i suoi ragazzi. Qualcosa di semplicissimo. Io mi allenavo, saltavo, rombavo, facevo cose spettacolari da solo. Perché non condividerle e offrire una giornata diversa ai suoi ragazzi? Mi sarei sentito meglio. Avrei dato un senso ai miei pensieri.
Mi ricordo quella giornata come un sogno. Mi misi prima a fare il buffone per rompere il ghiaccio, poi mostrai la moto e tutto quel che serviva per saltare, infine cominciai con lo spettacolino serio: saltai e tutto quel che serve a impressionare la folla. Solo che la folla non era una folla, ma una piccola platea di ragazzi affamati di vita. La loro felicità fu immensa. Sembravano trasformati dopo il mio “allenamento” finì e tornai da loro. Finché un ragazzo venne da me e mi fece la domanda più importante. “Mi fai provare?”, disse a modo suo, nella sua lingua. Mi fai provare. Mi fai provare. Per qualche secondo la frase mi martellò in testa eppoi saltai su e non ci pensai due volte. Lo presi in braccio. Accesi la moto e con lui fra me e il manubrio feci un giro dei campi. Non mi misi a saltare, ovvio, quello era improponibile, però lo portai su e giù per le piste, le collinette, i saliscendi. Lui urlava, rideva, piangeva. Era impazzito. Quando ci fermammo aveva il volto trasfigurato e rideva e si scompisciava e saltava e diceva che era la cosa più bella della sua vita“
Tutto questo Vanni lo ha raccontato in un libro, a mio avviso meraviglioso, “Il grande salto, Ovvero come ho capito che l’amore per gli altri rende felici” e non potrebbe essere diversamente. Quando la vita ti permette di capire come raggiungere la felicità, scopri, in un attimo che, in fondo, ciò che rende davvero felice è ciò che puoi fare per vederla negli occhi degli altri.
“E‘ l’amore del mondo. L’amore vero. Quello alto, quello che sembra irraggiungibile e invece c’è. Lo potete vedere nella natura e fra gli uomini quando si superano le barriere create dalla nostra stupidità quando cresciamo. Non possiamo essere sempre bambini Possiamo sempre cercare il piacere e la felicità e la gioia che una volta cercavamo in grembo alla mamma o alla nonna e adesso troviamo in altro, nello stare altrove, nello slanciarsi verso altri. Noi possiamo essere bambini. Bambini adulti. Appartenere al regno animale. Astuti eppure sinceri come la volpe che ho sul petto. Pronti a volare via con le immense ali di un’aquila reale. Senza fermarci mai.
Caro Vanni, non so se avrai la possibilità di leggermi, ma anche a te una cosa la voglio dire. Scoprirti è stata una rivelazione, come il fascio di Luce dei più famosi Blue Brothers, quella luce che ti illumina ma che non ti acceca, quella che ti fa vedere le cose per come realmente sono e ti senti migliore. Chissà, un giorno, senza provare i brividi della tua incoscienza, avrò anche io l’onore di montare in sella alla tua moto, per provare l’ebbrezza del “grande salto”, quello che ti ha reso senza dubbio un uomo straordinario ma soprattutto felice, e forse sai che penso, che non ci sarà bisogno di volare con la tua moto, mi basterà guardare coloro che ti circondano e già ti amano.
E a te caro iCrewer consiglio di leggere questo libro, ti piacerà, ne sono certa!
Bellissimo e contagioso articolo bisognerebbe prendere esempio da persone come Vanni.
Caro Massimo, sono felice che tu abbia condiviso con me la conoscenza di un grande campione di umiltà come Vanni.. Grazie per le belle parole… Continua a seguirmi,…a presto