Le “invincibili” campionesse della scherma si raccontano in un bellissimo libro di Gianmario Bonzi
Se volgiamo il nostro sguardo al passato, le “antiche gesta” dei poemi omerici, così come in qualsiasi scena di un reperto archeologico che l’antichità ci ha lasciato, la spada è sempre al centro della scena. Che sia fatta di acciaio o di oro o di qualsiasi altro materiale, è lei a dominare, nel buono o nel cattivo tempo. E’ lei a decidere le sorti di questa o di quella fazione, della vittoria o sconfitta di una controversia o addirittura di una guerra. Mai onore fu macchiato e poi “lavato” se non con un bel duello con tanto di spade. E anche ad Atene e ancor più a Sparta si duellava per essere pronti alla guerra, perfino il Pelide Achille sconfisse in duello Ettore e non lo dico solo io, lo dicono i libri di storia.
E poi sono arrivati gli antichi giochi, quelli che, se ricordi bene, hanno dato il nome alle moderne olimpiadi, quelli che si svolgevano sotto il monte Olimpo dove si saltava, si correva, si gareggiava con le dighe e con le bighe e si duellava con le spade!! Tutti in pista, anche all’epoca, per far vedere quanto fosse grande il valore, chi fosse il più forte e, a quel tempo, credimi, le spade non erano fatte con gli stessi elementi di ora. Erano pesanti, oltre l’immaginabile, bisognava essere forti e agili per saper gestire il nemico, non cadere in trappola, a quel tempo, il classico ” mors tua vita mea ” era la regola quotidiana.
E poi nel Medioevo, segnato dalle guerre dei crociati, eserciti interi vestiti di acciaio con spade di acciaio più grandi dei stessi guerrieri, senza parlare delle giostre regali dove, per ammaliar le cortigiane o la principessa di turno ci si sfidava in “singolar tenzone”. Che tempi! Con un balzo, guardiamo nel buco della stalle rinascimentali adibite a palestre dove spettava ai cavalieri mantenere una buona forma fisica e quale riusciva a modellare i muscoli e velocizzare il pensiero se non il tirar di spada?
Il tempo è passato, De Coubertin ci ha lasciato in eredità un nuovo modo di guardare al valore e alle nuove regole dello sport ma il fascino senza tempo ed elegante della scherma è rimasto intatto. Non mi dilungo a cercare gli atleti più rappresentativi sparsi nel mondo, basta girare l’angolo di casa nostra per scoprire che, in questa disciplina, siamo una delle squadre Invincibili, tra le più forti del mondo sia al maschile che al femminile. Mi correggo, siamo stati e siamo attualmente la squadra da battere e non è difficile trovare nelle panchine di altre nazioni i nostri allenatori.
La scherma italiana, soprattutto quella del fioretto femminile, nasce nella mitica palestra di Jesi del Maestro Triccoli e non c’è allieva che non sia passata sotto la sua guida e che non sia diventata una campionessa. Le prime a far sognare l’Italia intera in quel 4 agosto del 1992, sono le quattro schermitrici che da Barcellona tornano a casa con il primo oro olimpico, un’impresa che è rimasta alla storia ma che ha dato il via ad una lunghissima serie di successi delle donne della scherma femminile.
Giammario Bonzi, giornalista e voce di Eurosport, al Dream Team ha dedicato anche un libro. Invincibili è un omaggio affettuoso e reale alla tenacia di grandi donne che hanno scelto di trasformare la loro vita per inseguire un sogno.
Le magnifiche vicende sportive del Dream Team di fioretto femminile italiano cominciano ufficialmente la notte del 4 Agosto 1992, quando quattro schermitrici si aggirano tra le ramblas di Barcellona: tuffo in piscina all’aperto, discoteca canti e balli, un salto a Casa Italia. Diana Bianchedi, Francesca Bortolozzi, Giovanna Trillini, e Margherita Zalaffi, festeggiano come si deve il primo storico titolo olimpico di una squadra femminile azzurra, vinto ovviamente anche con Dorina Vaccheroi, allora simbolo del gruppo, ma genio e sregolatezza, lontana da quei momenti celebrativi. Altri tre ori a cinque cerchi seguiranno, con in mezzo numerose imprese firmate, tra le tante, da Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Margherita Granbassi, Elisa dI Francisca, Arianna Errigo e Alice Volpi. Una storia infinita fatta di trionfi (moltissimi), cadute (poche, magari fragorose). Rivalità a tratti feroce, ma anche spirito di gruppo unico per portare l’Italia in cima al mondo come nessuno è mai riuscito a fare con tale continuità”
Il bottino fino ad ora del Dream Team è di 19 medaglie olimpiche, 9 delle quali sono ori. Guida questa classifica impressionate Valentina Vezzali, con cinque podi olimpici (tre ori), dodici mondiali, dieci europei e undici coppe del mondo, una campionessa con i piedi per terra, che ha sempre ritenuto che lo sport sia comunque una parentesi:
«Devi sentire il fuoco dentro che arde.” afferma la Vezzali, “E devi decidere tu quando smettere. Io ho scelto di fare due figli, di fare sport e anche politica in Parlamento. Dico che la vera vittoria è dare il massimo. E dobbiamo sentirci più italiani”
Elisa di Francisca, oro olimpico singolo e a squadre a Londra 2012 e mamma da 14 mesi, continua ad allenarsi ed è pronta al rientro, ma è decisa quando dice che “Tokio 2020 sarà la mia ultima Olimpiade”. Allontanarsi dalla pedana non è stato facile neanche per Giovanna Triellini, ma è bastato spostare la prospettiva affrontando la sfida più grande come allenatrice della nazionale, in fondo, è un altro sogno che si avvera!
Ai Mondiali di Bucarest 2019, la squadra di fioretto femminile, in una finale al cardiopalma, si è arresa alla Russia ma è un team giovane, i presupposti per tornare sul gradino più alto del podio ci sono e l’Olimpiade è vicina!