L’incredibile storia di Alfonsina Strada: il diavolo sulle due ruote.
Qualche settimana fa, sempre nella mia rubrica, ho riportato alla memoria le imprese di Londonderry, lo straordinario personaggio femminile vissuto a Londra alla fine dell’800 capace di fare il giro del mondo, in solitaria, con la sua bicicletta. Sarà perchè da pochissimo è finito il giro d’Italia, sarà perchè mi appassionano le storie incredibili o per orgoglio e solidarietà femminile, quando ho scoperto il romanzo di Paolo Facchinetti ho voluto subito proportelo, mi sembrava doveroso rispolverare questa storia, quasi dimenticata, che ha dell’incredibile, nonostante il periodo in cui gli eventi sono accaduti.
Scomparso nel 2014, Paolo Facchinetti, giornalista e scrittore, è stato un un grande appassionato e ricercatore della storia dello sport, direttore del Guerin Sportivo, autore di testi per episodi a fumetti in Topolino Sport e ideatore dell’Almanacco del ciclismo del 1991. Nel 2004 pubblica Gli anni ruggenti di Alfonsina Strada edito da Ediciclo, dedicato ad una straordinaria donna, vissuta tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, appassionata di ciclismo e per questo soprannominata “Il diavolo in gonnella”. La sua non è una storia qualsiasi eppure, le sue straordinarie imprese, per quanto irripetibili e uniche per l’epoca, ma lo sarebbero state ancor di più adesso, sono cadute nel dimenticatoio quasi a non voler ricordare eventi legati ad un mero personaggio femminile.
Ed è proprio per questo che ne voglio parlare, questa in breve la sua magica avventura…
Alfonsina Rosa Maria Morini, sposata Strada, è l’unica ciclista donna che partecipò al Giro d’Italia nel 1924. Quando ho letto la sua vita e le sue imprese mi sono chiesta quanta attenzione avrebbe avuto se le sue imprese avessero riempito le pagine sportive dei nostri quotidiani, probabilmente, se questo fosse accaduto, non sarebbe passata inosservata, anzi la sua sarebbe stata una vita di grandi successi.
Per Alfonsina, invece, nata nel 1891, in un piccolo paesino del modenese, non fu affatto facile inseguire la sua passione, nata dopo aver provato una bicicletta che il padre aveva acquistato quando lei era ancora piccola. La mentalità dell’epoca, retrograda e abituata a vedere le donne a casa a filar la lana, non accettava di veder sfrecciare una ragazzina più veloce di un uomo nelle strade del piccolo paesino e questo non faceva piacere neanche alla famiglia. Per inseguire i suoi sogni, si trasferisce a Torino dove inizia a partecipare alle gare, battendo la campionessa femminile dell’epoca, Giuseppina Carignano tanto da essere nominata ”Miglior ciclista italiana”. Nel 1911, la giovane ciclista si trasferisce a Milano dove, per interessamento di un giornalista francese, corrispondente per la Francia a ”La Gazzetta dello Sport”, riesce ad ottenere un contratto. Nel frattempo Alfonsina si sposa con Luigi Strada che, tra lo stupore della famiglia e dei presenti, dona alla moglie una bella bicicletta per continuare a sognare.
Nel 1917 Alfonsina, spinta dal marito e dal desiderio di dimostrare di saper lottare alla pari degli uomini, si presenta alla sede della “Gazzetta dello sport” chiedendo di partecipare al Giro di Lombardia. La richiesta fu accolta dal comitato organizzatore, ma in quell’occasione Alfonsina arriva per ultima, un risultato che migliorerà l’anno successivo sempre nella stessa gara. Ma è il giro d’Italia del ‘24 che attira tutte le attenzioni sulla giovane ciclista romagnola, se non altro dal punto di vista della forza e del coraggio. Chiamata a partecipare dal comitato organizzatore del giro, ormai in contrasto con i professionisti per problemi economici, Alfonsina percorre più di 3700 km da sud a nord, un percorso fatto fuori gara per le interruzioni forzate provocate dagli infortuni, tagliando il traguardo tra l’acclamazione della folla.
Dopo quella gara, Alfonsina non riuscì più a ripetere l’esperienza ma non smise di dedicarsi alle sue due ruote aprendo, dopo la morte dal secondo marito una piccola bottega di biciclette. Morirà d’infarto sulla sua moto preferita nel ’59, dopo aver vinto una gara per veterani.
La straordinaria vita di Alfonsina ritorna tuttavia nel foto progetto portato avanti da Ilona Kamps una fotografa appassionata di ciclismo che dopo aver visitato la tomba della ciclista, ha voluto trasformarlo in un libro “Alfonsina Cycling is my life” in vendita sul sito Alfonsina Strada e al Muse del ciclismo del Ghisallo e di lei scrive…
“Alfonsina era in contatto con una voce interiore che la spingeva ad andare oltre le barriere di genere e sociali. Aveva una dote innata: la capacità di far fronte agli ostacoli, l’autostima, la convinzione di essere capace di raggiungere gli obiettivi che si prefissava. Era perseverante, risoluta, indipendente e piena di passione”
Il consiglio personale è di leggere il libro di Facchinetti per conoscere e scoprire un personaggio fuori dalle righe, una donna con la D maiuscola, dalla personalità estremamente attuale e priva di condizionamenti tipici della sua epoca. La storia di Alfonsina Strada è raccontata anche in “Più veloce del vento” simpatico libro per ragazzi scritto da Tommaso Percivale edito da Einaudi.