“Il mio corpo è forte, il mio animo è calmo, e la mia mente decisa!”
Sono questi gli unici pensieri che attraversano la mente di un atleta prima di affrontare una gara importante. Sono pensieri che hanno attraversato anche la mia quando, in altra età, ho solcato parquet dove la posta in gioco era alta. E anche lì si era tutte insieme, unite verso un unico obiettivo, cercato da tempo, inseguito con costanza, con volontà ma anche con grande fatica, lacrime, compromessi, a volte difficili da accettare. Andare avanti era la frase fondamentale perchè l’obiettivo era più importante delle lacrime stesse.
Le parole del titolo sono tratte da una lettera importante, scritta da una grande capitana prima di un’Olimpiade. Nulla si raggiunge se non c’è sudore della fronte, fatica, cedimenti e capacità di rialzarsi. La responsabilità educativa e formativa di aiutare gli altri non è un compito facile. Seguire, modificare, plasmare, adeguarsi alle esigenze individuali è un percorso lungo e segnato sempre da momenti difficili, superabili solo con l’esperienza.
Eppure, e questo accade molto spesso, è facile e scontato giudicare un evento solo in base alla vittoria o alla sconfitta, senza pensare alle fatica del percorso fatto, segnato da ore e ore di allenamento durissimo, tutti i giorni, senza soste, con il timore di non riuscire, di non superarsi per guadagnare un piccolo personale posto al sole. Esperienze che segnano nel tempo ma che forgiano l’anima oltre che il fisico e la mente e le porti con te, per tutta la vita.
Quando ho chiuso l’ultima pagina del libro di Marta Pagnini, è stato immediato tornare indietro nel tempo, percepire le sue sensazioni, la sua voglia di fare, di migliorare, di dare un senso agli enormi sacrifici dopo aver deciso di lasciare fuori dalla porta la propria adolescenza barattandola con la sua passione più grande. Chi è Marta Pagnini? Non è un’atleta qualsiasi, questa è una certezza, e non solo perchè ha girato il mondo difendendo i colori italiani, ma per l’umiltà con la quale si è raccontata, la consapevolezza dei suoi limiti e la capacità di difendere la propria umanità nonostante le dure leggi dell’agonismo esasperato le chiedessero sempre di più.
Marta Pagnini è stata una delle “Farfalle” della squadra Nazionale di Ritmica anzi, di più, la loro capitana, e io aggiungerei, “coraggiosa”. Sembra facile darle questo titolo, ma per Marta, raggiungere questo obiettivo non è stato per nulla facile e dalle pagine del suo memoriale, si avvertono pienamente tutti i sacrifici fatti per conquistarlo.
Fai tutto bene, (come la fatica mi ha insegnato a vincere), scritto a quattro mani con la giornalista Ilaria Brugnotti, racconta di una giovanissima ragazza di appena 8 anni alle prese con i propri desideri e incertezze, dotata di un carattere determinato e una volontà di ferro, esempi di vita trasmesse da una nonna molto amata che per sempre sarà il suo faro nella notte e alla quale Marta dedica il titolo del suo libro.
Colpisce, e non poco, la lucidità con cui la giovane Marta, figlia di due avvocati con una mamma caparbia e molto pragmatica, coordinatrice della società Etruria di ginnastica a Prato, accetti di fare esperienze, per l’età pesanti e lontana dalla famiglia, e di entrare in contatto con personaggi e culture sportive diverse, accettare compromessi non facili allenandosi da sola in ritiri collegiali estenuanti, senza mai veramente raccogliere le soddisfazioni desiderate, “costretta”, scrive “a dimostrare sempre qualcosa, perchè le mie allenatrici lo pretendevano ed erano lì per quello. Non ho mai potuto scegliere di fare una cosa diversa anche per un solo giorno. Mi sentivo sempre in dovere di…”
Marta non molla, a volte cede, guarda fuori dalla finestra, si chiede cosa c’è fuori da quella casa che la imprigiona ma che l’attira come una calamita e pur barcollando per la fatica, non si ferma per dimostrare, a chi su di lei ha scommesso, di aver fatto la scelta giusta.
“Ero convinta di avercela fatta, di avere fatto tutti i sacrifici possibili, eppure ero rimasta fuori. Perchè? Dopo un’estate dedicata alla ginnastica. Provai un senso di vuoto e di sconforto e il mio unico desiderio fu quello di tornare a casa.”
Di allenatrici Marta ne cambia e tante ma sono veramente poche quelle che lasceranno il segno dandole la fiducia necessaria, tra queste Emanuela Maccarani, commissario tecnico della Nazionale che in lei ha sempre creduto e che in lei vede molto di più, affidandole nel 2012 la responsabilità più grande. Marta non si tira indietro e nel ricordo delle parole di nonna Maria, da capitana, continua a “fare bene” per il bene della squadra.
“Nulla è facile anche per noi che, magari, abbiamo vinto tanto. Io mi do la possibilità di provare, anche sbagliando. E questo per me significa, solo una cosa: libertà!”
Coppe del mondo, Mondiali, il bronzo conquistato alle Olimpiadi di Londra nel 2012, le Olimpiadi di Rio, con il quale introduce la sua storia infinita, ma dopo la quale Marta decide di guardare fuori da quella finestra per vivere un’altra realtà. Dopo 15 anni, Marta lascia la “sua casa” conosce l’amore, la libertà, un altro modo di vivere, forse più consono ad una ragazza di 24 anni, ma non si allontana definitivamente, oggi è un giudice della Federazione Ginnastica, gira l’Italia con il suo libro per parlare ai ragazzi della sua esperienza e di come affrontare le difficoltà, ma questa è tutta un’altra avventura!
Ti consiglio di leggerlo, ti aiuterà a capire tante cose!