Se c’è qualcosa che dimostra chiaramente l’interazione continua tra i popoli, anche quando altre forze vorrebbero un isolamento completo, è la lingua. Accade di sovente, infatti, d’imbattersi in prestiti da idiomi stranieri, o parole che derivano da altre lingue. In italiano sono presenti anche dei termini che derivano dal persiano.
Sebbene, infatti, la lingua madre dell’italiano sia senza dubbio il latino – a sua volta influenzato dal greco antico – è anche vero che non si tratta assolutamente dell’unica lingua a cui si è attinto per la creazione di nuove parole. Anzi, spesso capita che i prestiti siano localizzati in una precisa area di significato – ossia semantica – che tendenzialmente coincide con un campo in cui la lingua di arrivo (in questo caso l’italiano) non presenta abbastanza termini, e finisce quindi per prenderli in prestito, e poi naturalizzarli (cioè adattarli alla propria pronuncia e grammatica), dalla lingua che presenta il lessico migliore – e ciò spesso corrisponde a una preponderanza dell’ambito nella vita dei suoi parlanti.
Uno degli esempi che si possono fare in italiano è legato al campo della guerra e dell’equitazione. Quando i romani entrarono in contatto con le popolazioni germaniche, esse erano molto abili nella guerra a cavallo e, in generale, nella vita in sella, e avevano, quindi molte più espressioni che le riguardavano, rispetto al latino. Per questo motivo, molte parole, partendo proprio da guerra, sono di origine germanica.
Il contrario, ossia l’esportazione di parole italiane in altre lingue, avviene nei riguardi del caffè e di tutte le bevande che ne derivano. Non a caso cappuccino e macchiato (o latte), vengono usati anche all’estero per riferirsi a bevande molto simili a quelle che le parole indicano in Italia.
Oggi, però, ci concentriamo in influenze meno note, che spesso passano sotto il radar dei più curiosi. Si tratta dei termini che derivano dal persiano.
Ecco alcuni termini che derivano dal persiano
Iniziamo con le parole che ci potrebbe venire più naturale associare alla lingua persiana: carovana e bazar. Carovana è una derivazione da kārvān, e indica un convoglio di persone e animali da soma, frequentemente cammelli o dromedari. Il contatto con l’Europa, e quindi con la lingua italiana, è da ritrovare sicuramente nel commercio, visto che erano le carovane a percorrere la celeberrima Via della Seta, itinerario terrestre di approvvigionamento e scambio che collegava Cina ed Europa – è quella che ha percorso anche Marco Polo.
Un discorso molto simile si può fare per bazar, bahā-chār, ossia quello che, semplificando, potremmo definire come una sorta di mercato permanente.
Azzurro, il colore del cielo d’estate, deriva dal persiano lâžvard o lâžavard, in riferimento al lapislazzulo (anche questa parola è di origine persiana, come forse avrai intuito), pietra preziosa che veniva utilizzata per ottenere il pigmento analogo in pittura. L’italiano non è l’unica lingua in cui questo prestito è stato naturalizzato, sebbene le sfumature indicate non siano sempre le stesse. Ad esempio, il francese azure richiama una tinta molto chiara, quasi come il celeste, individuato non come un colore a se stante, ma come una sfumatura del blu. In spagnolo, invece, azul indica sia l’azzurro che il blu.
Un altro colore il cui nome deriva dal persiano è scarlatto, saqirlat.
Quello che forse non ci saremmo mai aspettati di trovare tra i termini che derivano dal persiano è spinaci. Esatto, hai capito bene. Il motivo per cui la parola è di origine persiana è straordinariamente semplice: si tratta di un ortaggio autoctono delle zone dell’Asia sudoccidentale (dove si trovava più o meno la Persia), introdotto in Europa solo intorno all’anno 1000. Molto simile è anche la situazione del gelsomino, la cui presenza in Europa è una naturalizzazione, mentre in origine la pianta (e quindi anche la parola) si trovava principalmente in Asia.