Caro iCrewer, come anticipato qualche mese fà, il 10 dicembre 2019 la Adiaphora Edizioni ha pubblicato Spettri di frontiera, una inedita raccolta di racconti di Ambrose Bierce, rigorosamente caratterizzati da eventi misteriosi e atmosfere terrificanti. I racconti sono in italiano, con testo originale in inglese a fronte. La traduzione italiana è stata curata da Matteo Zapparelli Olivetti e le immagini incluse nella raccolta sono tratte dal racconto La strada al chiaro di luna, pubblicato nel numero di gennaio 1907 del mensile Cosmopolitan.
Spettri di frontiera
Dopo oltre un secolo Ambrose Bierce continua ancora a darci i brividi attraverso 20 racconti che parlano solo marginalmente di omicidi e suicidi. Il cuore delle sue narrazioni sono i presagi, le presenze, i fantasmi, le suggestioni, le case infestate e altre situazioni soprannaturali di diversa entità. Più che di semplici storie dell’orrore dai tratti fantasy e dalle ambientazioni gotiche, si tratta di veri e propri racconti horror psicologici.
Sono tutte storie dal finale in sospeso o con un epilogo appena accennato e non sono inclusi dettagli cruenti o di sangue. Come a voler lasciare alla fantasia e alle inquietudini del lettore, il compito di colmare i vuoti. Quello che viene pienamente descritto invece, è lo stato d’animo del testimone di turno. I dettagli sono talmente accurati da far pensare che Bierce abbia vissuto e rivissuto nella sua mente decine di volte quelle scene e quei tormenti, prima di metterli nero su bianco. Non racconta semplicemente di delitti, ma narra storie di anime che non riescono a trovar pace.
L’effetto finale che Spettri di frontiera riesce ad ottenere è rievocare anche nel lettore la stessa tensione vissuta dai protagonisti. Ha la capacità di trasmettere quel senso di confusione tipico di quando si vive un dejavù, o la strana sensazione nella pancia che stia per succedere qualcosa o ancora la paura che si prova durante i brutti sogni. Insomma, se dovessi descrivere l’effetto di queste storie in poche parole, direi che conservano ancora intatta la capacità di suggestionare.
Tenendo conto che parliamo di racconti scritti ben oltre un secolo fa, la lettura in generale risulta abbastanza fluida. Solo in alcuni racconti si riscontrano periodi molto lunghi e pieni di incisi, che richiedono un secondo passaggio per essere compresi.
Dopo aver voltato l’ultima pagina di Spettri di frontiera posso dire che le storie non sono spaventose come si potrebbe immaginare, ma posso di sicuro confermare che lasciano addosso uno strano senso di inquietudine.
Ambrose Bierce
all’anagrafe Ambrose Gwinnett Bierce nasce nel 1842 in una sperduta fattoria del villaggio di Chester Township, da una coppia di contadini. Cresce mostrando disinteresse verso i valori puritani e la genealogia della sua famiglia, e prende a modello lo zio Lucius Verus Bierce, antischiavista ucciso per aver fornito le armi agli insurrezionalisti.
Durante la carriera militare combatte in alcune delle più famose e terrificanti battaglie della guerra civile americana, distinguendosi in diverse occasioni per aver soccorso e salvato dei compagni feriti. In una delle battaglie viene colpito alla testa da un proiettile sparato da un confederato. Il colpo potenzialmente letale non lo uccide, ma data la posizione delicata, il proiettile non verrà mai estratto. Questa ferita di guerra lo porterà a dimettersi dall’esercito per gli attacchi di vertigine e i frequenti vuoti di memoria, sintomi che lo accompagneranno per il resto della vita.
La sua carriera di scrittore inizia dopo il suo congedo, nell’Accademia militare di West Point e prosegue a San Francisco dove sviluppa il suo talento di scrittore con la stesura di brevi articoli in difesa dell’ateismo, e attraverso saggi e pezzi satirici proposti ai giornali della città.
I suoi modelli letterari sono i contemporanei Brete Harte e Mark Twain, viene introdotto dal caporedattore del News letters di San Francisco alla satira di Swift, Voltaire, Pope e Juvenal. Dopo pochi anni diventa caporedattore della stessa testata, guadagnandosi il sopranome di Bitter Bierce per il suo cinismo e lo humor nero. L’atteggiamento anticlericale e anticonformista lo porta ad attaccare ferocemente gli ipocriti della città, i disonesti e i politici scorretti, rendendolo una delle penne più quotate e temute della città. La fama dei suoi articoli attira l’attenzione anche a Londra e New York, ponendo le basi per le successive pubblicazioni dei suoi romanzi brevi.
Nello stresso periodo in cui ha vissuto tragedie come il divorzio dalla moglie Mary e l’uccisione del primo figlio non ancora diciottenne in uno scontro a fuoco, raggiunge l’apice della sua creatività e diventa l’autore di satira più convincente. Pubblica il suo capolavoro Nel mezzo della vita, teorie di soldati e di civili, una raccolta selezionata di racconti della guerra civile e Can Such Thinks Be?, una raccolta di storie soprannaturali.
Molti giovani scrittori iniziano a sott0porgli le proprie opere e sostenere il suo lavoro, contribuendo così a diffondere la sua fama tutti gli Stati Uniti, in particolare con Il vocabolario del cinico, arrivato a noi con il titolo Il dizionario del diavolo.
Dopo l’ennesima tragedia per la morte del suo secondogenito, giornalista e scrittore a cui assiste in prima persona, rimane talmente sconvolto dall’essere sopravvissuto a due dei suoi tre figli che progressivamente smette di scrivere. Gli ultimi anni della sua vita andrà alla ricerca di avventura e cambiamento, e dal suo ultimo viaggio in Messico non farà più ritorno, lasciando questo mondo con una morte misteriosa degna dei suoi stessi racconti.