Caro Lettore, ciò che più amo della lettura e del sapere è che ci troviamo sempre davanti a un oceano di conoscenza: non smettiamo mai di imparare e c’è sempre qualcosa pronto a far breccia nei nostri cuori, lasciando un segno indelebile che spinge a scavare sempre più a fondo. Ci sono tanti modi per conoscere, imparare: leggere, viaggiare, guardarci intorno con sguardo attento. Ma talvolta ci sono altri mezzi di cui possiamo far uso e tra questi c’è la televisione: in un mare di programmi tv spazzatura ci sono ancora alcune emittenti che cercano di veicolare un contenuto “intelligente”, che incoraggi il telespettatore a un approccio attivo, pronto a incanalare nuove informazioni e approfondirle in autonomia. Tra questi vi è il programma Romanzo italiano. Sabato 21 dicembre è andata in onda su Rai 3 la prima puntata di questo interessante documentario geo-letterario. Avvolta dalla mia fedele coperta invernale, con telecomando alla mano mi sono lasciata prendere dalle note della trasmissione e il contenuto che ho “ricevuto” ha ripagato il tempo che ho voluto dedicare al programma.
Come ti avevo già detto, Romanzo Italiano ha come ospiti autori contemporanei di spicco, i quali, intervistati da Annalena Benini, raccontano a noi telespettatori la propria terra d’origine, la propria regione, attraverso libri ed esperienze personali. La regione trattata nella prima puntata è stata la Campania, raccontataci da Valeria Parrella, Diego De Silva, Francesco Piccolo e Antonio Pascale. Da subito veniamo guidati da Annalena Benini alla volta di Napoli, una terra bagnata da un mare stupendo, ricca di paesaggi suggestivi e di storie nascoste in ogni veicolo: è la stessa conduttrice a dirci «però per voi è stato più facile diventare scrittori». La prima scrittrice che incontriamo in questo itinerario letterario è Valeria Parrella che proprio con il suo libro d’esordio, Mosca più balena (2003), ha dato voce alla sua Napoli. Ma il rapporto con la sua città non è un qualcosa di idilliaco, è piuttosto conflittuale ma allo stesso tempo di rispetto reciproco, «una continua colluttazione». Un corpo a corpo che è chiaramente percepibile nel suo ultimo romanzo, Almarina (Einaudi, 2019) veicolato da una lingua così «piena di immaginazione» come il napoletano. Napoli, che l’autrice odia e ama quasi fosse una persona e che nei suoi romanzi diventa personaggio letterario, non è una città qualunque: «se stai bene allora ti fa stare male. Ma se stai male, Napoli ti risolve i problemi», un conflitto, una lotta che non può non essere traslata in letteratura.
Il secondo autore che ci viene presentato è Diego De Silva, che ci racconta la sua Salerno, la sorella minore di Napoli e dove si respira un’aria dolce e mite. Tra i suoi primi romanzi c’è Certi bambini (Einaudi, 2001) in cui tratta il tema del coinvolgimento dei bambini nelle attività della criminalità organizzata. Veniamo trasportati in un contesto del tutto diverso in Terapia di coppia per amanti (Einaudi, 2015), in cui l’autore si immerge nei complicati grovigli sentimentali di due innamorati, facendo anche emergere il lato divertente delle relazione più complesse. Diego De Silva subito ci spiega cos’è ciò che lo stimola nella scrittura: la parola nasce dal disagio, da un rapporto guasto con il mondo e che in qualche modo cerchiamo di recuperare attraverso la parola, che da sempre è l’unico strumento di cui disponiamo per ridare ordine a tutto ciò che ci circonda. Perciò è tutto ciò che di incoerente e contraddittorio ci circonda a stimolare la parola. Ma se in Diego De Silva possiamo cogliere proprio questa sua bravura nel districarsi tra le complicazioni della vita attraverso la parola, va anche sottolineata la sua abilità nel far emergere sempre un lato comico. L’autore ha avuto con la sua città un rapporto guasto, ma paradossalmente è proprio andando via che ha recuperato un affetto e una familiarità con la sua Salerno. Nei suoi libri Diego De Silva non ci parla esplicitamente di sé, i suoi non sono romanzi volutamente autobiografici: sono gli eventi della vita che entrano accidentalmente in ciò che scrive.
Da Salerno ci spostiamo a Caserta, dove ci vengono presentati ben due scrittori del luogo: Francesco Piccolo e Antonio Pascale. Caserta è una città in cui all’ombra della grandiosità della famosa Reggia di Caserta si è sviluppata una città di provincia dove la modernità fa sempre i conti con qualcosa di profondamente arcaico. Caserta è per Francesco Piccolo il punto da cui inizia lo sguardo sulle cose. Scrittore e sceneggiatore, ha vinto nel 2014 il Premio Strega con il suo Desiderio di essere come tutti, un romanzo di formazione personale e politico, in cui la vita privata e quella pubblica vanno di pari passo e in cui la sua Caserta è sempre presente. Nei romanzi di Francesco Piccolo la vita quotidiana si intreccia ai film, ai ricordi, ai romanzi e questo iper-realismo è accompagnato sempre da una vena ironica. Infine giungiamo all’altro scrittore casertano, Antonio Pascale, autore di saggi narrativi e romanzi in cui è sempre riuscito a cogliere l’essenza “ dell’approccio meridionale alla vita”. Osservando attentamente la trasformazione della sua città è arrivato alla stesura de La città distratta, reportage in cui Caserta diventa l’universale meridione d’Italia. Ma perché città distratta? Perché il suo cambiamento è avvenuto in un modo così repentino che nessuno se ne è veramente reso conto in corso d’opera: dal buio e dalla mancanza di luce è passata ad essere un insieme di colori e di luci variegate. Caserta ha insegnato ad Antonio Pascale l’assenza di nostalgia e la totale fiducia verso il futuro.
Il viaggio che Romanzo Italiano ci ha offerto in giro per la Campania finisce così, tra immagini suggestive, ricordi familiari e un amore per la scrittura che emerge in ogni parola.
Ormai è l’appuntamento al quale non potrei mai mancare. Sono una sognatrice nel senso che per me e impossibile fars a meno di libri storie parole pensieri racconti romanzi….leggere è una carezza per le anime doloranti come la mia, il bacio della buonanotte per i miei pensieri stanchi.
Un pensiero profondo e bellissimo che non posso non condividere! La letteratura ha un potere inesauribile, capace di suscitare le più variegate emozioni e questo programma di Rai 3 lo spiega bene. C’è uno scrittore che ti ha colpito particolarmente tra quelli presentati in Romanzo Italiano?