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Filosofiamo: La Space Out Competion premia l’ozio

La gara dove vince chi non fa nulla

Giuseppe Fumarola 5 ore fa Commenta! 6
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Con Filosofiamo abbiamo imparato che la filosofia va ben oltre le pagine di qualche libro. Tutti possiamo considerarci filosofi: basta riflettere e interrogarsi su ciò che ci circonda ogni giorno. La Space Out Competion, però, ci ricorda che è possibile fare filosofia anche in molti altri modi.

Contenuti
Space Out Competion: regole e storiaIl senso della competizione

Si tratta,infatti, di una particolare competizione che ha preso piede nella Corea del Sud il cui scopo è proprio questo: smettere di pensare. Ma come si struttura questa manifestazione? E, soprattutto, quale può essere il suo significato nella società odierna? Leggi il resto e scoprirai le risposte!

Space Out Competion: regole e storia

space out competion 2025

La Space Out Competion è stata fondata nel 2014 dall’artista Woopsyang con il preciso intento di combattere il burnout a cui siamo sottoposti ogni giorno. La competizione, per certi una vera e propria installazione artistica, consiste nel riunire diversi partecipanti chiamati a rimanere perfettamente immobili, senza poter parlare né interagire in alcun modo per 90 minuti. Attraverso dei dispositivi appositi e grazie anche al controllo vigile e attento di un personale medico, viene monitorata l’attività cerebrale e cardiaca degli uomini e donne in gara.

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Coloro che dimostrano di avere valori più stabili ottengono punteggi più alti, al contrario, chi perde la concentrazione ottenuta (non è possibile nemmeno consumare del cibo) ottiene punteggi negativi fino a ricevere una squalifica. L’unica attività concessa, infatti, è bere dell’acqua affidata dallo staff, tutto il resto è considerato come un “atto di abbandono” volontario.

Anche il pubblico è chiamato a partecipare. Chi assiste alla competizione, infatti, può dare punti aggiunti votando l’atteggiamento, l’outfit e, più in generale, il “fascino” della performance dei vari partecipanti. Vince chi ottiene il punteggio più alto. Oltre ad un attestato e ad un distintivo, riservato a tutti i contendenti, il primo classificato ottiene anche un trofeo d’oro raffigurante, quasi ironicamente, la celebre opera del Pensatore di August Rodin.

space out competion

Il successo della Space Out Competion è stato sconvolgente e si è da subito esteso anche al resto del mondo. Già l’anno successivo alla sua istituzione, nel 2015, è stato indetto il primo Space Out internazionale a Pechino, in Cina. A giugno 2025 si è tenuta la decima competizione internazionale a Melbourne, mentre sono più di 30 quella che si sono celebrate in Corea e nel resto del mondo.

Il senso della competizione

“Chi dorme non piglia pesci”, dice il celebre detto che invita a darci da fare, a sfruttare ogni momento utile e a riempirlo con qualcosa da fare. Il riposo, il poltrire, il “dolce far niente” è diventato, oggi più che mai, una specie di tabù, qualcosa da demonizzare, un sinonimo di tempo perso e di vita sprecata.

È proprio per combattere questo pregiudizio che Woopsyang realizzò il progetto di una Space Out Competion, dopo che la stessa artista aveva patito gli effetti di una vita frenetica e stressata. In Corea del Sud, dove la pressione lavorativa è altissima, un evento che celebra l’inattività è un gesto quasi rivoluzionario. Secondo un sondaggio del 2022, un giovane su tre tra i 19 e i 34 anni ha dichiarato di aver sperimentato il burnout: stress, ansia da prestazione, stanchezza cronica. Non sorprende, quindi, che una gara di “nullafacenza” sia diventata un momento di respiro collettivo.

E il fenomeno ha conquistato anche l’Occidente. Nel 2025, alla competizione di Seoul si sono iscritte oltre 4.500 squadre: solo una su 57 è stata selezionata per partecipare. Numeri che dimostrano come questa singolare disciplina risponda a un bisogno reale.

space out competion

Guardata da fuori, la Space Out Competition può sembrare una stramberia. In realtà è una critica ironica ma potente alla cultura della produttività a tutti i costi. Ci ricorda che non siamo macchine e che prendersi una pausa non è tempo perso, ma un atto di cura. La filosofia antica parlava di otium come tempo creativo e necessario per l’anima, distinto dal negotium delle faccende quotidiane. In questo senso, la gara recupera un’idea antica: fermarsi non è assenza, ma presenza diversa, un modo per ricollegarsi a sé stessi e al proprio respiro.

Ma c’è anche un altro vantaggio in queste gare. Non si tratta di rifugiarsi in un eremo a riflettere, di isolarsi dal mondo ma di fermarsi…insieme. La dimensione comunitaria trasforma l’evento in un rituale sociale: un intero gruppo che, per un’ora e mezza, sospende il tempo e il ritmo quotidiano. È forse questo il segreto del suo successo: il non-fare, reso condiviso, assume un valore nuovo. Diventa non solo una pausa individuale, ma un gesto collettivo, quasi politico, contro la tirannia dell’efficienza.

La Space Out Competition è più di una curiosità da prima pagina: è un invito a ripensare il nostro rapporto con il tempo, il lavoro e la produttività. In fondo, lancia un messaggio semplice ma rivoluzionario: sapersi fermare è una forma di resistenza. E magari, la prossima volta che ci sentiamo in colpa per aver perso tempo, potremmo ricordarci che da qualche parte nel mondo c’è chi viene premiato proprio per questo.

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