Il più tangibile di tutti
i misteri visibili – il Fuoco.
Leigh Hunt
Martina Anicas e il fascino del fuoco
Cari iCrewers per la rubrica Sogni di Carta, ho il piacere di ospitare Martina Anicas, una scrittrice molto giovane, al suo primo fantasy dal titolo La Principessa di Fuoco.
Direi, cara Martina Anicas, che possiamo iniziare mostrando il booktrailer che hai creato per il tuo romanzo, che ha come colonna sonora All Or Nothing di Brand X Music.
https://www.youtube.com/watch?v=X9umX12njDc
Hai scritto altri romanzi oltre La Principessa di Fuoco?
Per ora ho pubblicato solo due romanzi, La principessa di Fuoco e un romanzo drammatico, intitolato Oltre il buio v’è l’Eliseo, che parla della violenza sulle donne, e su come poter superare una situazione del genere.
Vuoi raccontarci qualcosa di te?
Sono nata a Trani, mi sono diplomata al liceo classico De Sanctis di Trani e attualmente studentessa di lettere teatrali all’Università di Bari Aldo Moro.
Nel 2013 ho avuto la mia prima esperienza editoriale nel concorso di scrittura per ragazzi Scrivoanchio. Cosi ho pubblicato il mio racconto breve, intitolato Il viaggio del destino.
E mi sono classificata, a soli sedici anni e tra oltre duecento partecipanti, italiani e non, tra i venti finalisti.
Ho partecipato anche a degli stage di scrittura in varie località pugliesi.
Come è nato Oltre il Buio v’è l’Eliseo?
In quello stesso anno ho scritto e completato Oltre il buio v’è l’Eliseo.
Ma l’ho pubblicato nel 2016, a causa delle numerose revisioni che ho fatto all’opera e nel 2016 ho portato a termine La Principessa di Fuoco, ma l’ho pubblicata nel 2017.
Hai altri romanzi da pubblicare?
Sì ho già in programma altri romanzi, tra cui due trilogie.
Oltre alla passione per la scrittura, la giovane autrice ha la passione per il teatro e per la giocoleria. Attualmente fa parte di una compagnia teatrale locale, con la quale porta spettacoli in varie località d’Italia.
Vuoi iniziare raccontarci come è nata la tua passione per la scrittura?
Come ti dicevo, la passione per la scrittura l’ho avuta fin da piccola.
Sono sempre stata dotata di tanta fantasia. Quando ho imparato a scrivere, ho anche cominciato a scrivere piccole storielle, che ad oggi potrei definire fan fiction, sui cartoni animati che seguivo.
Crescendo ho cominciato a scrivere storie originali, affiancate da fan fiction di serie tv che seguivo o di film e, ad oggi, ho abbandonato il campo delle fan fiction per dedicarmi unicamente alla stesura dei miei romanzi.
Hai uno scrittore a cui aspiri?
Non c’è uno scrittore in particolare a cui aspiro. Sono molti gli autori che mi hanno permesso di crescere. Se dovessi sceglierne qualcuno, sceglierei Dan Brown – uno dei miei scrittori preferiti, JK Rowling – che mi ha accompagnata nel fantastico mondo di Harry Potter e alcuni autori classici, tipo Wilde, Goethe, Austen e Orwell (mi fermo qui, altrimenti la lista sarebbe troppo lunga).
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Per il futuro mi piacerebbe diventare un’attrice di teatro e girare con una compagnia nelle varie località del mondo. Ma anche vorrei essere una scrittrice famosa, in grado di regalare tante emozioni a coloro che leggono i miei romanzi.
Ora vuoi raccontarci come è nata la tua passione per la giocoleria?
Fin da piccola rimanevo affascinata nel vedere i giocolieri che, nelle parate cittadine, si esibivano nelle loro esibizioni. I loro abiti giullareschi e colorati, i loro strumenti, anch’essi colorati, e la loro straordinaria abilità nella coordinazione dei loro movimenti.
All’età di sedici anni, ho potuto realizzare il mio sogno e sono entrata a far parte del mondo della giocoleria, grazie a un’associazione culturale presente nella mia città.
Con quale strumento hai iniziato a far pratica?
Ho cominciato da strumenti più semplici, le kiwido, delle bolas colorate con attaccate all’estremità dei nastri e sono stata la leader del gruppo Kahakeesi – in onore di Game of Thrones – e, dopo diversi mesi di esercizio, abbiamo portato degli spettacoli in varie località limitrofe alla mia città.
qual’è l’esperienza più bella che hai fatto?
L’esperienza più bella, che ha fatto nascere La principessa di fuoco è stata la mia esperienza come mangiafuoco.
Dopo aver sciolto il gruppo delle Kahakeesi, mi sono unita al gruppo dei Draghi, in cui ho potuto ampliare la mia esperienza come giocoliera, non solo mediante le bolas infuocate, ma anche grazie a bastoni, ventagli e clave infuocate.
È stata un’esperienza magnifica che mi ha permesso di dare vita ad Artahnys, la protagonista del mio romanzo.
Quali caratteristiche ti accumunano ad Artahnys, protagonista di La principessa di fuoco?
Artahnys come me, ama profondamente sia la giocoleria che la recitazione. La protagonista con la sua caparbietà e il suo talento, nonché il suo amore per il fuoco – cosa che la accomuna con me – fa della giocoleria e della recitazione la sua vita e le utilizza in qualsiasi momento, entrambe arme efficaci per sconfiggere i suoi nemici.
È per questo che uno temi essenziali della Principessa di Fuoco è la giocoleria?
Ho utilizzato il tema della giocoleria per il mio romanzo perché, nonostante molti siano affascinati da questa arte, nessuno se n’è mai occupato. Molti si interessano alla magia, al soprannaturale.
Ma io penso che anche la giocoleria – a modo suo – abbia qualcosa di magico, poiché gli strumenti che vengono utilizzati quando si fanno gli spettacoli, diventano il prolungamento del corpo.
È come se il fuoco venisse fuori dalla persona stessa e non fosse qualcosa di estraneo. Poiché è così, il fuoco fa parte del corpo durante l’esibizione.
La giocoleria, tra l’altro, come la recitazione è un’arte che esiste fin dai tempi antichi e resta, tutt’oggi, una delle cose più belle che ci siano, sia da guardare – poiché affascinano molto – sia da fare, perché la giocoleria, così come la recitazione, sono pura catarsi.
Cosa provi durante le tue esibizioni?
Il teatro e la giocoleria si affrontano face to face con il pubblico, non c’è nulla di finto, è tutto vissuto al momento e, durante le esibizioni, si crea un legame indissolubile e inscindibile tra attore e spettatore, un legame di pura emozione, un legame che non potrebbe esistere se non ci fosse l’altro, perché ogni artista ha bisogno del suo pubblico e ogni pubblico ha bisogno degli artisti.
Le mie esperienze nel campo della giocoleria e della recitazione queste esperienze, unite alla lettura o visione di opere teatrali e altresì allo studio della letteratura italiana, greca, latina e inglese, hanno contribuito alla crescita di questa mia passione e alla maturazione della mia scelta di vita per il futuro: diventare un’attrice di teatro, non di cinema.
E come mai questa scelta?
Il cinema mi pare qualcosa di costruito e di finto; se, ad esempio, si dovesse sbagliare la scena, verrebbe ripetuta fino a quando non fosse perfetta e inoltre oggi vengono aggiunti numerosi effetti speciali o modifiche attraverso il computer.
Il teatro, invece, è vero, si vive al momento; si ha il contatto con il pubblico, si deve contare solo sulla propria persona in simbiosi con il resto della compagnia e, se si dovesse sbagliare, sta nella bravura dell’attore saper improvvisare e non far capire al pubblico che c’è stato un errore.
Il teatro mi dà emozioni grandissime, impossibili da descrivere. La sensazione di essere dietro le quinte, mentre in scena c’è il buio, salire sul palco… il sipario viene aperto, il vociare sparisce e le luci vengono accese... sul palco mi tolgo tutte le maschere che la vita impone e sono me stessa, finalmente sono libera di essere me stessa e, nonostante nel teatro si reciti la vita di un altro personaggio, la propria persona si fonde con il personaggio fino a diventare il personaggio stesso, quindi non si sta più recitando, ma semplicemente vivendo senza maschere un determinato spaccato di vita.
È questa la finzione che, in realtà, è la verità più vera che ci sia; il teatro è molto di più della vita vera ed è per questo che si ha bisogno del teatro per sopravvivere.
Salire sul palco per me è catartico, tutti i problemi, tutti i dolori fisici o morali spariscono per farmi vivere, almeno per un paio d’ore, nella più assoluta beatitudine che solo il teatro può darmi.
Ringrazio Martina Anicas per la bella intervista che ci ha lasciato e nel salutarla le aguro di avverare tutti i suoi sogni.
Ciao cari iCrewers, e come dico sempre:
In alto i nostri cuori.
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