Ciao Elisabetta, innanzitutto voglio rinnovare i complimenti per il tuo romanzo, che definisci onirico.
Vorrei partire proprio da qui, dalla definizione di questo genere, cosa intendi?
Ciao, grazie davvero per i complimenti e la recensione, sono davvero onorata della vostra attenzione e del feedback che avete dato al mio romanzo!
Romanzo onirico… in realtà questa denominazione l’ho usata dal primo momento senza pensarci, mi sembrava il modo più rappresentativo per spiegare il mio scritto, subito non mi ero neanche accorta che di fatto avevo ‘coniato un genere’. Avevo bisogno di un termine che si ergesse tra il mondo storico e quello fantastico, ponendo l’accento sulla rivelazione onirica; è questo che è stato infatti: un sogno di 3 mesi e mezzo che, anche in forma di immagini che mi importunavano durante la veglia, mi ha guidata dettagliatamente all’intera scrittura (o meglio trascrittura?!). Perciò ritengo che questa dicitura sia importante per approcciarsi al testo e per fortuna il mio editore è stato d’accordo, riportandola anche in copertina.
E dunque in che modo i sogni possono influenzare un opera letteraria? Al di là di ispirarla?
Si dice che la realtà supera la fantasia tante volte e ne sono più che convinta. D’altronde i sogni sono stati ispirazione per tanti artisti anche molto importanti: da McCartney con la celebre Yesterday fino alle misteriose visioni che hanno influenzato tutta l’arte di Blake e chissà quanti altri ancora.
Nel mio caso sono stata letteralmente guidata (è stato un tutoring premuroso, hihihi! ), mi verrebbe da dire che la mia è la storia del ‘libro che voleva essere scritto’ e io mi sono solo messa a disposizione. Anzi, mi sono impegnata a cercare di spiegare le cose nel modo più esaustivo possibile e, nel contempo, a non aggiungere o travisare nulla. E’ un mero resoconto. Tanto che io stessa al termine di più di un capitolo ho pensato che la vicenda fosse terminata, per poi scoprire alcune notti dopo che proseguiva. E’ stato avvincente anche per me! =)
In Oltre l’abisso il tema portante è l’amore. Senza svelare nulla della trama ai lettori, mi sembra chiaro il distinguo tra quello che reputi l’amore vero, l’aspirazione di tutti noi, e l’amore inteso come sentimento di bene. Ma esiste l’amore assoluto secondo te?
Innanzitutto devo congratularmi per la domanda, sebbene non sia per niente facile rispondere. Mi interrogo spesso su questi temi e sono sempre alla ricerca di risposte più esaustive rispetto a quelle che ho sposato fino a quel momento: per questo ciò che penso ad ora potrebbe non essere più valido tra alcuni anni… sotto sotto me lo auguro, perchè c’è tanta strada da fare e credo che comprendere l’amore permetta di capire molti dei segreti che stanno dietro alla nostra vita.
Va bene, la smesso di tergiversare… io credo all’amore assoluto e credo che sia l’essenza di Dio. E penso che il destino dell’Umanità sia fondersi in questo Amore. Diventare… una singolarità multipla (se si può dire).
Non credo però nell’amore assoluto votato verso una persona; certo per noi umani è più semplice concepire l’amore da persona a persona, ma l’essenza dell’amore non è avere confini nè direzioni. Lo immagino come un sole che irraggia tutto ciò che ci circonda. L’amore secondo me è uno stile di vita, una filosofia, e l’amore assoluto è lo scopo della nostra anima. E penso che per ognuno di noi esista una strada personale per poterlo raggiungere.
Si possono amare contemporaneamente due o più persone?
[Vabbè, questa domanda me la sono voluta a scrivere di un triangolo così tormentato… ] Onestamente non è mai successo sulla mia pelle per fortuna. Per quasi tutta la mia vita sono stata convinta che fosse impossibile, dopo i sogni di Oltre l’Abisso però mi sono riveduta ed ora risponderei che non so come, ma penso possa succedere. Sentivo i pensieri e i sentimenti di Bethel, erano precisi e davvero pieni di sofferenza. [Attenzione Spoiler!] Nel suo caso c’è una gerarchia tra i suoi due amori, però lei (lo so che i lettori mi odieranno) ama Makena molto più di quanto sembra. Lei stessa capisce che il suo amore non è sufficiente viste le condizioni in cui versa. Non è capace di fare
diversamente, per questo sarebbe molto più facile se uno dei due decidesse di allontanarsi, ma entrambi preferiscono soffrire piuttosto di non avere più l’altro nella propria vita.
È l’amore l’unico ingrediente per la felicità?
Secondo me sì, ma intendo ancora l’amore-lifestyle. Tante persone amano davvero il proprio partner, ma non riescono ad essere felici. A ‘lasciarsi’ essere felici.
Secondo me uno degli amori più bistrattati è quello per se stessi. Senza quello non si può amare qualcun altro. La felicità è un lusso che dobbiamo essere certi di meritare, e a quel punto ne possiamo abusare profusamente.
Tante persone amano seguendo e proprie passioni, hobby, interessi,… quando siamo completamente rapiti da una situazione piacevole siamo felici. Mi interrogo su quanto l’attenzione/concentrazione (che in questo periodo è ai minimi storici) influenzi la felicità… secondo me molto più di quanto immaginiamo.
La felicità è qualcosa che sta dentro di noi e non deve essere subordinata a risultati o persone esterne, altrimenti soffriremo sempre. Detta così sembra facile…
Nella recensione mi sono permesso di definire la tua scrittura un po’ arcaica, molto attenta all’estetica, ma ho anche detto che probabilmente questo genere di storie lo richiedono… puoi illuminarmi a riguardo?
Il romanzo è narrato in prima persona da Bethel, una capoclan celta. Immagino che non potesse essere una letterata, ma dentro la mia testa la sentivo esprimersi in modo molto poetico e raffinato, a volte era davvero difficile spiegare alcuni suoi pensieri, perchè nei sogni è come se tu capissi tutto immediatamente e quando provavo a scriverlo le frasi diventavano difficili e piene di periodi subordinati (tipo questa risposta). Ho rielaborato quattro volte il manoscritto io stessa solo per
renderlo più scorrevole, è stata la parte più difficile. Bethel adora i termini antiquati e alcune frasi da ‘prosa poetica’, forse rappresentano la sua estetica, il suo modo di vedere la vita.
All’inizio scrissi tutto in prima persona, ma il coinvolgimento era tale che preferii ripartire usando la terza persona… in questo modo avrei potuto usare un linguaggio più attuale, ma l’intreccio si rivelò subito troppo intimo per essere narrato esternamente. Così tornai alla versione originale e mi lasciai invadere dalle emozioni e dallo stile di Bethel.
Sei molto brava nell’entrate nelle viscere dei personaggi, nel fare arrivare al lettore tutte le emozioni positive e negative che essi vivono, è perché c’è una parte autobiografica o è semplicemente talento?
Grazie mille per il complimento, la reputo una cosa importantissima sia in quanto autrice che come persona. C’è una grande parte autobiografica, ma è nella psiche di Bethel, nella sua logica, in alcuni dei suoi valori. Vedendo l’intreccio con i suoi occhi per me è sempre stato come se fossi stata io ad agire. Per fortuna sono molto lontana dall”avere un vissuto simile al suo, perciò molte delle considerazioni che lei faceva non mi appartenevano.
Per quanto riguarda gli altri personaggi invece li sento molto distanti da me: semplicemente mettendomi nei loro panni immagino quelle sensazioni possano essere naturali per loro, Forse dalla mia ho anche la fortuna che, tramite la musica e le mie passioni, ho potuto interfacciarmi con molte persone e tanti punti di vista diversi.
Chiedo ancora a Elisabetta Tagliati
Qual é il personaggio in cui più si legge di te?
Bethel… purtroppo! Hihihi!
So che spesso non strappa la simpatia del pubblico, ma è giusto così: fa cose impopolari, mette a nudo in modo disarmante i suoi pensieri, sembra debole e si fa travolgere dalle cose … però la sento molto vera. Non so se sapremmo fare di meglio proiettati nella sua situazione.
Al termine della vicenda mi sono anche scoperta a rileggere la trama come un’allegoria dove i quattro personaggi principali (anche Luned) sono i quattro elementi , o addirittura come se fossero aspetti della psicologia della persona (molto ‘Inside out’)… chissà.
Nella storia ci sono momenti di esperienza mistica, la scrittura si può definire così?
Secondo me sì. Credo che tutto possa essere visto come un’esperienza mistica se ci si permette di ‘abbandonare gli ormeggi’. E’ giusto e naturale vivere proteggendosi, ma penso sia importante per ognuno trovare un momento e qualcosa che gli permette di guardarsi dentro ed ascoltarsi, senza giudicare.
La scrittura è un mezzo di riflessione molto funzionale: a volte inavvertitamente ciò che si scrive non va nella direzione immaginata e si ‘deraglia’, scoprendo cose importanti di noi che non riuscivamo ad esplicitare direttamente e meritano di essere sondate. Probabilmente è un mezzo di comunicazione sia verso noi stessi che verso gli altri.
So che sei anche una cantante, e, correggimi se sbaglio, Oltre l’abisso è nato come opera musicale. Come è diventato un romanzo? Che differenze emotive ci sono nella stesura di un opera musicale rispetto a quella letteraria?
Sì, Oltre l’Abisso è anche un’opera rock ma, sebbene abbia debuttato prima lo spettacolo, è basato sul libro (solo sul capitolo 1). In realtà le due cose sono andate a pari passo, ma la musica è sempre derivata dal testo in prosa. Feci leggere il primo capitolo appena scritto mio amico Perry Magnani, un compositore con cui già lavoravo: lui era in Irlanda in quel periodo e mi rispose che aveva sentito già tutte le musiche leggendo il testo. Io non avevo pensato a qualcosa di così colossale, ma quando terminarono i sogni avevo la bozza del manoscritto e tutti i temi delle 20 canzoni (con tanto di testo). Solo più tardi ne abbiamo aggiunte cinque per sviscerare meglio alcuni aspetti che non venivano chiariti con la scaletta originale.
La parte non facile era fa procedere la vicenda attraverso le canzoni: abbiamo lavorato moltissimo insieme perchè la musica disegnasse le emozioni e le parole fossero chiaramente comprensibili. A livello emotivo credo siano due cose diverse, entrambe intense: se il testo permette al lettore di prendersi il suo tempo ed immaginare ed approfondire personaggi e intreccio, la musica ti trascina dall’inizio dell’ouverture fino all’epilogo proprio come la visione trascina Bethel nell’avventura della sua vita.
Per me è bellissimo, ogni volta che facciamo lo spettacolo da capo a fondo emotivamente è come rivivere tutto… poi il Clan di attori/cantanti e musicisti è veramente magico.
Potete trovarci su Spotify o Youtube con alcuni dei nostri brani (siamo in fase di registrazione dell’album).
Prossimi progetti?
Sto dilettandomi a fare l’audiolibro. L’idea mi piace moltissimo e ho il lusso di poter contare sul Clan per le voci dei personaggi e i sottofondi musicali.
Bypassando tutte le attività legate al canto (lirico, moderno e canto terapia), sto scrivendo alcune cose: quest’anno sono stata pubblicata con vari racconti su tre antologie e ho vinto un secondo premio di un concorso di romance. Voglio ultimare un racconto lungo in ambiente futuristico che tratta dell’arte e della società. Poi (super gossip!) sto tentando una biografia che narra l’avventura dei sogni e la realizzazione del ‘progetto Oltre l’Abisso’ … potrebbe intitolarsi ‘Al di qua dell’abisso’. E’ molto delicato però, perchè tratterebbe anche di coloro che mi stanno intorno… per questo non so cosa ne farò una volta scritto.
Prima di tutto però ho intenzione di promuovere con tutte le mie energie ‘Oltre l’Abisso’: vorrei potesse raggiungere tante persone e penso che lo stretto rapporto testo/musica/scena abbia davvero tanto potenziale per parlare ai cuori della gente.
A volte presento anche il libro con alcuni brani in acustico e qualche personaggio: per quanto semplice diventa già un qualcosa di dinamico e multimediale, che crea curiosità.
Grazie e ancora complimenti a Elisabetta Tagliati
A voi!!! Grazie infinite e un grande saluto a tutti gli icrewer!!! =)
Join the Clan!
Betty