Caro Lettore, spesso noi accaniti divoratori di libri ci ritroviamo malinconici alla fine di un appassionante romanzo che ci ha fatto compagnia nei momenti di libertà. A volte rimaniamo così attaccati a quelle storie che vorremmo saperne di più, capire come sono nate e conoscere meglio la penna che le ha create. Ebbene, noi di ICrewPlay Libri abbiamo avuto la possibilità di conoscere meglio l’autrice di Matrimonio per procura, Mariangela Camocardi, che gentilmente ha risposto alle nostre domande.
Che cos’è l’ha avvicinata al mondo della scrittura?
In realtà scrivo da quando ho imparato a tenere la penna in mano. Pensare di dare vita a un romanzo e pubblicarlo con un editore, è stato un altro discorso. Prima di dedicarmi a tempo pieno alla scrittura ho dovuto fare la moglie e la mamma, facendo combaciare il tutto con un lavoro che comportava orari rigidi e che mi teneva impegnata tutto il giorno come fanno molte altre donne. Scrivere è stato uno di quei sogni con il quale le persone ci nascono, e che si portano dentro da sempre. Solo che dubiti di poterlo realizzare, come nel mio caso. Invece, poi, le circostanze per concretizzare quella che diventa una vera e propria esigenza, si sono presentate, e ancora oggi assecondo questa mia grande passione che mi fa sentire estremamente privilegiata.
I suoi Romance storici hanno riscosso molto successo e hanno affascinato i lettori. Che cos’è che ha creato in lei l’amore per questo genere di romanzo?
I libri di Dumas, anzitutto, che ho divorato, letto e riletto non so quante volte, e poi tutta la letteratura per ragazzi, sfociando nella narrativa in generale. Leggere è la prima delle mie passioni, scrivere era scontato, di conseguenza.
Che cosa l’ha ispirata nella stesura di Matrimonio per procura, romanzo da noi recensito?
La condizione della donna in epoche passate, veramente umiliante, mi ha sempre colpita per il ruolo secondario che ogni tipo di società ci ha riservato, a parte poche eccezioni di donne anticonformiste che si sono giustamente ribellate a questo genere di imposizioni barbare, inique e ataviche. Corinna è costretta a sposarsi per salvare la reputazione, e da questo spunto la sua vita avrebbe potuto proseguire all’insegna dell’infelicità. Viceversa le cose vanno diversamente perché, e lo dico per esperienza, nella vita non tutto il male arriva per nuocere. Capita che alcune scelte esistenziali, inaccettabili e dolorose così di impatto, alla lunga si possano rivelare fondamentali per sorprendenti svolte del destino che mai ci saremmo sognati di fare, assolutamente indovinate.
Che cos’è che più ama del periodo storico in cui la vicenda è calata?
I costumi, il modo di esprimersi, il romanticismo, il potere dell’amore e un mucchio di altre cose di valore che l’umanità si è persa strada facendo, a discapito di tutti noi.
La protagonista del romanzo, Corinna, è una donna forte che cerca di far sentire la sua voce in una società ottocentesca ancora nettamente patriarcale. Che messaggio può dare la letteratura riguardo una tematica così delicata come quella della parità di genere?
Potrebbe insegnare molto alle nuove generazioni, che forse danno per scontato la libertà che l’epoca moderna ha regalato loro. Libertà di vestirsi come si vuole, di uscire senza chaperon, di andare in discoteca con le amiche, di avere un’indipendenza economica senza dipendere da un padre o da un marito, di sposarsi non per costrizione ma per nostra scelta. Oltre questa libertà, che andrebbe impiegata meglio, ma questa è solo la mia opinione, ci sono anni e anni di aspre lotte femministe per ottenere gli stessi diritti concessi ai maschietti dal loro primo vagito.
Ci sono dei romanzi e degli autori che sono stati per lei importanti punti di riferimento e di ispirazione?
Ovviamente sì, letto quasi tutto di tutti, a parte la letteratura cinese che mi ispira poco e che magari apprezzerei, se vincessi questa mia riluttanza. Uno dei romanzi più belli che ho nella mia libreria è La montagna è giovane, di Han Suyn, autrice del celebre L’amore è una cosa meravigliosa. Non è cinese ma nepalese, e io adoro Nepal, Tibet e la cultura di questi Paesi che vorrei tanto poter visitare da turista.
Come riesce a conciliare il realismo storico e le esigenze del lettore?
Non è difficile: il lettore quando legge vuole evadere dal proprio quotidiano e sognare, per cui il segreto consiste nel saperlo avvincere con una trama intrigante, facendolo interagire con i vari personaggi che animano il set narrativo di volta in volta.
C’è un romanzo tra quelli da lei scritti a cui è più affezionata?
Sogni di vetro, e Tempesta d’amore, poi Il talismano della dea e La vita che ho sognato. Se devo essere sincera, li amo tutti perché non scrivo mai solo per mestiere, ma per il piacere di scoprire quali nuovi personaggi sono già lì, nella mia testa, prontissimi a farsi conoscere non soltanto dalla sua autrice, ma anche da tutti coloro che leggeranno le sue storie.
In un mondo in cui si legge sempre meno e in cui è sempre più difficile far avvicinare i giovani alla lettura, qual è il suo punto di vista di scrittrice?
È mio parere che la colpa di questo deleterio stato di cose dipenda dai brutti libri che l’editoria italiana sta pubblicando da qualche anno Non saprei neppure dire quanti titoli ho abbandonato dopo neppure dieci pagine. Purtroppo gli editori puntano al guadagno e cercano autori ‒ dilettanti allo sbaraglio, in verità ‒ che possano allettare il pubblico, invogliandolo a comperare questo o quel libro. Seguono i suggerimenti del marketing, più che pretendere la qualità dei testi, i risultati li abbiamo sotto gli occhi tutti quanti.