Oggi, caro iCrewer, facciamo la conoscenza di Corrado D’Angelo, autore del libro Mine Vaganti, edito da Edizioni Convalle. Libro che ho avuto il piacere di leggere e di recensire qualche settimana fa. Una raccolta di racconti che ho davvero gustato come fossero un buon bicchiere di vino – pensiero già espresso nello scorso articolo – e che mi ha entusiasmato dall’inizio alla fine.
Per questo, con piacere, ho scambiato qualche battuta con Corrado D’Angelo partendo dal gusto della scrittura in generale fino ad arrivare ai suoi libri. Ricordo infatti che Mine vaganti è la seconda sua opera, arrivata dopo 47 secondi, un’altra raccolta di racconti uscita sempre per Edizioni Convalle. Del resto anche Corrado D’Angelo, come molti autori della casa editrice brianzola, arriva dal serbatoio letterario guidato da Stefania Convalle.
Corrado D’Angelo: l’intervista
Quella di Corrado D’Angelo è una penna straordinaria, che coinvolge il lettore e che si rinnova pagina dopo pagina dimostrando una gran predisposizione alla fantasia e alla continua ricerca di ispirazione. L’aspetto che più mi affascina del suo lavoro.
Non rubo altro tempo alle parole del protagonista di questa chiacchierata e ti auguro buona lettura:
Benvenuto in questa nostra rubrica dedicata alla conoscenza degli autori. Per cominciare, chi è Corrado D’Angelo?
Ciao Stefano e innanzitutto grazie per avermi invitato. Direi che Corrado è un pischello romano di 59 anni, che vive a Torino dal 1989 e lavora nell’ufficio stampa di una multinazionale. Una moglie artigiana, due figli adolescenti, due gatti, tanta passione per i libri, la montagna e la fotografia.
Vado dritto al punto, come è entrata nella tua vita la scrittura?
Credo che la scrittura sia stata una conseguenza diretta della mia passione per la lettura. Fin da giovanissimo ho divorato qualsiasi cosa fosse stampata, da Topolino ai libri d’avventura di Salgari o Verne. Poi, a diciotto anni, ho cominciato a scrivere poesie, riflessioni personali e racconti, ma solo da quattro anni a questa parte ho trovato il tempo di applicarmi in modo continuativo.
Qual è il tuo approccio all’arte dello scrivere? Sei metodico o segui ispirazione e istinto?
Poco metodo, molto istinto. Mi basta un ricordo, una frase che mi colpisce, un film o un’immagine e subito parte l’ispirazione per raccontare una nuova storia.
Veniamo al tuo ultimo libro Mine Vaganti, perché i racconti?
Credo che la prima ragione sia la mia naturale inclinazione per la sintesi. Da sempre, anche sul lavoro, bado all’essenziale e questo si riflette sul mio modo di scrivere. Mi piace condensare accadimenti ed emozioni in poche righe, lo trovo molto coinvolgente.
Inoltre il mio primo insegnante di storytelling ci concedeva pochissimi minuti per creare storie compiute e questo mi ha sicuramente influenzato, così come la lettura delle opere di Carver, Calvino e Hemingway.
Trentotto racconti sono tanti: c’è un segreto per rinnovare continuamente la fantasia? E in quest’ottica, in che lasso di tempo sono stati scritti?
I racconti sono stati scritti tra il 2019 e il 2020, qualcuno anche durante un corso di scrittura che ho seguito presso la Edizioni Convalle. L’unico segreto della fantasia secondo me risiede nella capacità di essere curiosi e nella volontà di condividere: finché ci interessiamo al perché delle cose restiamo vivi, vigili e sensibili e vogliamo far sapere agli altri quello che sentiamo dentro.
Mine vaganti è un titolo che può indicare la natura delle tue storie: brevi e ficcanti. Ci hai già parlato della tua propensione alla sintesi. Mi chiedo, che rapporto ha Corrado D’Angelo con la velocità, specie in questo ultimo anno di tempo sospeso?
Il titolo arriva proprio dalla velocità della narrazione e dal fatto che non sai mai quello che può capitare nella riga successiva. Questo anno sospeso mi ha dato ancora più voglia di riempire il mio tempo di cose che mi piacciono e che prima magari trascuravo.
Tornando ai racconti, hai un tuo preferito tra quelli che hai scritto?
Scelta difficilissima, perché in ognuno c’è un pezzetto di me. Tra gli ultimi che ho scritto, direi Smargiasso che è quello da cui è tratta l’immagine di copertina e che mi riguarda da vicino dal punto di vista biografico. Però anche Mine Vaganti, Collo Lungo e Il rumore del Bimby sono importanti.
E bellissimi, aggiungo io. Nel mio immaginario, che non per forza deve avere un senso, identifico chi scrive racconti come un cantastorie. Ti ci rivedi in questo ruolo? Che importanza ha il raccontare in questo momento storico?
Io sono decisamente un cantastorie. Ogni volta che sento questo termine, mi viene in mente una scena de I cento passi di Giordana in cui Peppino Impastato, per svelare le malefatte della mafia, si improvvisava cantastorie nel centro del paese. Raccontare significa condividere, ma anche denunciare e preservare la memoria.
Hai mai pensato di scrivere un romanzo? Quali sono le differenze sostanziali che troveresti nel farlo, rispetto al tuo percorso svolto fino a questo momento?
L’idea del romanzo mi spaventa, mi viene da pensare che non avrei abbastanza da dire. Sicuramente per scrivere un romanzo bisogna anche essere più metodici di quanto sia io, ma è inutile negare che l’aspirazione c’è e si fa sempre più forte.
Il nostro è un sito fatto da appassionati lettura. In questo senso hai già fatto intendere che sei un grande lettore. Hai qualche titolo da suggerirci?
Come detto, io sono un onnivoro della narrativa. Oltre ai tre autori di cui sopra, potrei citare tra i classici Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome, un capolavoro di ironia di rara intelligenza e delicatezza. Tra i contemporanei, La metafisica dei tubi di Amélie Nothomb, Cent’anni di solitudine di Marquez, Le solite sospette di Niven (veramente irrispettoso), Che la festa cominci di Ammaniti.
E una citazione anche per Capita a volte che ti penso sempre, di Gio Evan, un sorprendente giocoliere dell’assurdo. Per i ragazzi (o per chi non ha mai smesso di esserlo) tutta la saga di Tarzan di Edgar Rice Burroughs.
Concludendo, cosa c’è in cantiere nel proseguo del percorso letterario di Corrado D’Angelo?
Al momento ho due progetti, uno già in corso di attuazione. Insieme a Simone Mostacci, il bravissimo illustratore che ha disegnato la copertina di Mine Vaganti, stiamo preparando una raccolta illustrata di dieci racconti dedicati alla montagna, una nostra passione comune.
L’altro è appena abbozzato e riguarda proprio un romanzo, una storia ambientata nel mondo del rugby e della mala romana, in cui a una caduta rovinosa segue un riscatto guadagnato col coraggio e il sacrificio.
Non mi resta che ringraziare Corrado D’Angelo per la sua disponibilità e dichiarare apertamente che resto in trepidante attesa dei suoi prossimi libri.
Noi, caro iCrewer, ci sentiamo nelle prossime pagine.