Nina sente. Cosa sente Nina? E quel sentire è inteso in senso fisico o emotivo?
Bentrovati adorabili lettori, qualche girono fa abbiamo pubblicato per voi la recensione della stupenda opera firmata Claudia De Lillo dal titolo [amazon_textlink asin=’8804706007′ text=’Nina Sente’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’4404a822-d2f0-11e8-acf7-5326b15969dc’], e oggi abbiamo l’onore di ospitare qui, nell’angolo dell’interviste del salottino di Playbook, proprio lei l’autrice di questo bellissimo romanzo!
Ma partiamo subito dandole il nostro più caloroso benvenuta e porgendole la prima domanda…
Se non sbaglio hai cominciato a scrivere attraverso il tuo blog “nonsolomamma” nel 2006 con lo pseudonimo di Elastigirl, poi trasformato in Elasti. Cosa significa per te questo nome?
Elastigirl è la protagonista femminile del film Gli Incredibili. Quando aprii il blog, nel settembre 2006, con mio figlio maggiore, allora treenne, vedevamo a ripetizione quel cartone animato, così quando la piattaforma mi chiese come volessi chiamarmi, il primo nome che mi venne in mente fu Elastigirl che è la mamma della famiglia di supereroi protagonista. Ha il super potere dell’elasticità che ben rappresenta le qualità richieste a una mamma di figli piccoli lavoratrice a tempo pieno.
Si, effettivamente per essere delle SUPER-MAMME è necessario avere il potere dell’elasticità… La domanda però ci viene spontanea, come mai l’hai modificato?
Quando, all’inizio del 2010, cominciai a scrivere la mia rubrica settimanale per D di Repubblica avevo bisogno di uno pseudonimo perché la Reuters, l’agenzia di stampa per cui lavoravo come giornalista finanziaria, non voleva che usassi il mio nome vero per collaborazioni con altre testate. Elastigirl richiamava troppo l’eroina del cartone animato e per un settimanale non andava bene, così lo accorciai e diventai Elasti che continua a evocare il concetto di elasticità.
Insomma, una scelta dovuta al nuovo ruolo di giornalista. Nel 2007, ad appena un anno di distanza dall’apertura del blog, hai vinto il premio Blog Awards per la categoria Intrattenimento; cosa ha rappresentato per te?
Una sorpresa. Avevo aperto il blog per gioco e per sperimentare un tipo diverso di scrittura rispetto a quella a cui mi obbligava il giornalismo finanziario. Nel giro di poco tempo intorno al mio spazio virtuale si era radunata una comunità molto numerosa, ben più di quello che avessi immaginato. Il premio ha in qualche modo dimostrato che il mio non era un esperimento insensato ma un’esperienza utile non solo per me.
Beh sicuramente moltissime donne e sopratutto mamme, si sono riconosciute nel tuo blog e hanno deciso di seguirti constantemente. Nonsolomamma però è anche il titolo del tuo primo libro, una sorta di cronaca divertente sul vivere la doppia/tripla vita di una mamma che lavora; dopo averlo scritto come ti sei sentita?
Il libro [amazon_textlink asin=’B0065NGDUM’ text=’Nonsolomamma’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’b08de2df-d2f1-11e8-a4ae-13fa6a026cc7′] è la trasposizione del primo anno del blog. Quando mi chiesero di pubblicare i miei scritti fui spiazzata: non avevo mai pensato a un libro e sapevo pochissimo del mondo dell’editoria. È stata un’esperienza fantastica che mi ha molto arricchita e ha cambiato il mio status da blogger ad autrice. Sono molto grata a quel primo libro.
Con questo libro in effetti hai avuto visibilità immediata, e se prima ti “nascondevi” nel tuo blog, dopo cosa è successo ad Elastigirl? E’ in questa fase che hai modificato il tuo pseudonimo?
L’editore di Nonsolomamma (Tea) aveva insistito perché uscissi allo scoperto e firmassi il libro con il mio nome. Prima nessuno sapeva chi fosse l’autrice del blog. Dopo, le due identità che ero riuscita a tenere separate inevitabilmente si sono incontrate con tutte le conseguenze di visibilità e di esposizione mie e della mia famiglia con cui ho dovuto fare i conti. Sono stati necessari degli aggiustamenti, mi è capitato di sbagliare ma alla fine prendersi la responsabilità di apparire con la propria vera identità credo sia stato importante e utile per me.
Altri libri hanno fatto seguito al primo, più o meno sulla stessa falsariga; con l’ultimo ti sei “avventurata” in nuovo genere. Cosa ti ha spinto? Quanto c’è di te anche in questo, a parte le descrizioni minuziose che riguardano l’assalto alla Banca Sempre dove si capisce la tua perfetta padronanza del linguaggio bancario?
È stata un’avventura, appunto. Dopo anni di testi più o meno autobiografici volevo uscire da me e raccontare una storia lontana in cui fossi libera di inventare e creare dal nulla. Dal punto di vista della scrittura è stata in assoluto l’esperienza più divertente che abbia mai fatto. Credo che ci sia un po’ dell’autore in qualsiasi libro, per quanto lontano sia da lui l’argomento. Quindi anche in Nina sente ci sono pezzi di Claudia ma non di Elasti.
Sei rimasta soddisfatta? Pensi di fare un sequel?
Sono contenta di Nina, sì. È un personaggio a cui sono molto affezionata ma è presto per dire se avrà altre avventure.
Mi sono sempre chiesta da dove nascano le idee, la trama, i personaggi di cui voi scrittori narrate. In NINA SENTE mi hanno colpita i cognomi che hai usato, per esempio quello del DF – Spinetti – proprio la spina nel fianco di Nina; oppure lo stesso nome della banca – Sempre – ancora, Roberta Butti…
Be’ nei nomi ci sono delle storie non sempre immediatamente visibili. Io ho pensato moltissimo ai nomi dei personaggi e anche a quello della banca. Dovevano essere evocativi ma anche credibili. È un’operazione molto divertente secondo me.
C’è una sorta di antagonismo tra Benedetta, la madre di Nina, e Nina stessa. Ne parli in modo distaccato quasi superficiale, perché?
Non direi che c’è un antagonismo. Forse un po’ di incomprensione e di amarezza. Benedetta, come capita ad alcune madri soprattutto delle generazioni passate, predilige il figlio maschio e lo protegge sempre. Nina è invece considerata la manovalanza di casa e questo inevitabilmente crea tensioni. Nina ha un rapporto strettissimo con il suo papà e la demenza senile precoce da cui è stato colpito invece che unire madre e figlia ha creato una distanza.
Cosa è cambiato nel tuo modo di scrivere dal primo romanzo a quest’ultimo?
Sono cambiata innanzi tutto io. È cambiata un po’ la scrittura. Adesso ho l’impressione di avere imparato a esprimere concetti che prima non riuscivo a formulare. La scrittura è artigianato ed esercizio ancor più che talento. Più la pratichi più diventi versatile e abile.
La tua è una vita movimentata, quando trovi il tempo di scrivere per il libro?
Il lavoro alla radio mi concede una pausa di due mesi d’estate. Lì generalmente imposto un nuovo libro, lo avvio e poi proseguo negli spazi vuoti durante l’anno. Non sono tantissimi ma organizzandosi si trovano.
Hai mai avuto ripensamenti dopo aver ultimato la stesura e prima che venisse pubblicato qualsiasi tuo libro, che ci fosse qualcosa che avresti potuto aggiungere o preferito eliminare? e se si che cosa?
No, non sono una che rimugina molto. Una volta che decido che una storia o un lavoro sono chiusi, li lascio andare.
Ho letto che ti piacciono gli audiolibri e che hai già fatto di un tuo libro un audiolibro, se ti proponessero di farlo per Nina sente? Saresti tu a leggere? O preferiresti affidarlo ad un personaggio noto?
Nina sente è uscito con Emons in audiolibro all’inizio di ottobre poco dopo il libro cartaceo. È disponibile anche su Audible. L’ho letto io ed è stata un’esperienza magnifica.
Oh ma questa è una notizia fantastica!
Bene Claudia, noi siamo davvero felici di averti avuto qui come nostra ospite e speriamo davvero di rileggerti presto con un’altra stupenda opera!