Caro iCrewer oggi conosciamo meglio Alessandro Intervista a Alessandro Perissinotto
Dopo aver fatto la recensione del libro Il silenzio della collina edito da Mondadori ti proponiamo oggi l’intervista al suo autore. Ecco cosa ci ha raccontato
Da dove nasce l’amore per la scrittura?
Per banale che possa sembrare, nasce dall’amore per la lettura, unito però a un altro amore, quello per il bricolage: ho sempre amato costruirmi da solo gli oggetti che mi piacevano ed è successo così anche per i libri. Ma è roba di tanti anni fa.
Un romanzo tratto da una storia vera: quanta realtà e quanta fantasia?
Come ho scritto nell’introduzione, il nucleo centrale del romanzo, la storia di Maria Teresa Novara, è rigorosamente reale; intorno a quel nucleo ho costruito una narrazione che, come tutte le narrazioni, non è reale, ma possibile.
Domenico attore e Domenico figlio di una terra da lavorare. È stato difficoltoso far vivere in lui due realtà?
A dire il vero non mi sono posto il problema, il che significa che non deve essere stato difficoltoso, altrimenti me ne ricorderei.
Quanto di te c’è nel tuo protagonista?
Condividiamo lo stesso percorso generazionale; il percorso personale, invece, è molto diverso.
La malattia come momento di “redenzione” o di paura per quello che sarà per il vecchio genitore?
Non c’è redenzione in questo romanzo. La malattia del padre di Domenico è solo un modo per far venire al pettine i molti nodi del passato.
A questa ulteriore domanda Perissinotto ha in parte già risposto
Come l’hai interpretata?
Riflettere sulla malattia è stato anche un modo per parlare di un tema poco esplorato: il fine vita e la dignità degli ultimi giorni.
Maria Teresa e lostupro. Negli anni ’70 non si poteva nemmeno nominare, oggi se ne parla abbastanza?
Non dobbiamo chiederci se se ne parla abbastanza, ma se le parole, poche o tante, sono efficaci. Se ne sarà parlato abbastanza quando se ne potrà parlare solo al passato.
I social possono essere d’aiuto a far conoscere o pericolosi per chi ne fa un uso smodato?
Entrambe le cose insieme.
Il verde delle Langhe, il grigio di Torino o… qual è il colore di questo romanzo?
Torino non è più grigia da molti anni e resterà una città a colori se l’attuale giunta pentastellata non riuscirà a distruggere tutto ciò che è stato fatto negli ultimi tre decenni. Il colore di questo romanzo? Multicolore come la realtà.
Nuovi tuo i progetti?
Molto teatro, molta saggistica, molto bricolage
Grazie a Perissinotto per aver passato del tempo con noi!
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Questo libro è come un pugno nello stomaco. Fa male ma è un pugno necessario. Perché parla di violenza sulle donne. Anzi di una minore. L’intervista è stupenda.
Caro Daniele,
mi permetto di dirti “caro” per l’apprezzamento rispetto al tuo commento: è un pugno necessario.