Eccoci qui con la dolcissima Francesca Prandina
Oggi con Francesca parleremo del suo romanzo Come Vento Ribelle che vi consiglio caldamente.
Il tuo libro è ambientato in un periodo storico particolare, lo hai scelto perchè è una parte della storia americana che ti affascina?
Sì, fin da quando ero bambina ero affascinata dalle giubbe blu presenti in vari film e telefilm dell’epoca, ma, dopo aver visto “Via col vento” a dieci anni, ho scoperto che c’era stata una guerra negli Stati Uniti e ho cominciato a documentarmi. Dapprima ero interessata al tema della schiavitù: pensare che fosse stata combattuta una guerra per liberare gli schiavi mi sembrava quanto di più alto ci si potesse aspettare dall’animo umano! Poi ho capito con il tempo che la schiavitù non fu altro che uno dei mille pretesti che spinsero la gente a imbracciare le armi in quel periodo: la realtà era molto più complessa e questa guerra ha segnato un tale punto di confine nella storia degli Stati Uniti che ho cominciato ad addentrarmi sempre più nei suoi meandri. Mi piaceva il sapore antico di questa battaglia che in realtà fu la prima vera guerra moderna mai combattuta, antesignana della prima guerra mondiale, e mi piaceva scoprire i dettagli che rivelavano come tutto quello che era stato prima non avrebbe più potuto essere dopo: la galanteria degli uomini e dei modi di intendere la battaglia e la realtà della guerra combattuta con armi moderne che falciavano vite con estrema facilità; i mezzi della medicina e le scoperte fatte proprio durante la guerra, come quelle fatte appena un pelo in ritardo e che avrebbero potuto salvare molti uomini; il ruolo delle donne che relegate in un angolo cominciarono a scendere in campo per dare una mano, come spie, infermiere, soldati, vivandiere, e bistrattate per questo motivo tanto che solo in tempi recenti si è cominciato a parlare di loro.
Quando hai pensato al titolo il testo era già terminato e quindi avevi ben chiara Sabrina o lo hai pensato costruendo il personaggio?
Il titolo è venuto dopo. E come tutti i titoli per me è stato un parto… Io volevo intitolarlo “stecche di balena” riferendomi al corsetto che imprigionava ogni donna dell’epoca e le impediva di muoversi con agilità, costringendola a un ruolo sottomesso e passivo, ma la casa editrice (perché precedentemente il libro era stato pubblicato da una CE) me l’aveva bocciato dicendo che era troppo di nicchia. Io avevo tentato di chiedere a parenti e conoscenti se sapessero cosa fossero le “stecche di balena”, ma mia madre non aveva idea, le mie amiche neppure e quando mio fratello ha detto “sono i bastoncini che usa il dottore per guardarti la gola” ho capito che forse la CE non aveva tutti i torti… da lì abbiamo trovato questo titolo insieme.
Scrivere di storia non è mai semplice, ti piacerebbe addentrarti in altri periodi del passato? Magari della storia italiana?
Mi piacerebbe scrivere sulla Seconda Guerra Mondiale partendo dal diario di mio nonno, ma anche questo è un periodo molto complesso dal punto di vista sociale e noi Italiani ancora fatichiamo a parlarne (un po’ come gli americani faticano a parlare di Guerra Civile). In questo caso darei un taglio molto focalizzato sul mio territorio d’origine, l’Alto Vicentino, e forse anche per questo mi spaventa un po’…
Quanta Francesca c’è in Sabrina?
Tanta, almeno idealmente. Forse Sabrina assomiglia a una versione di me più giovane e coraggiosa, con gli anni sono diventata molto più cauta, ma di certo con questo personaggio mi sono tolta molte soddisfazioni, anche solo per il gusto di dire quello che pensava senza troppi filtri. Anche se in alcuni momenti l’avrei presa a sberle…
Sabrina e il rapporto conflittuale con gli adulti e la società in generale, è un po’ quello che succede ai giovani d’oggi?
Penso che sia quello che succede a tutti i giovani, anche nel passato. Lo scontro generazionale è sempre stato presente e i giovani hanno sempre faticato a comprendere le ragioni dei più anziani e far valere le loro idee, spesso ritenute troppo moderne.
Tra i personaggi secondari, che comunque hanno un forte spessore, chi ti piace di più e perchè?
Io adoro i due fratelli. Non me la sento di sceglierne solo uno perché in realtà sono entrambi creati prendendo spunto dal mio vero fratello maggiore che aveva un po’ di tutti e due: la capacità di protezione di Robert e il carattere prepotente di Jonathan. Loro sono i compagni perfetti per Sabrina e l’aiutano a crescere, ma anche le insegnano a non prendersi troppo sul serio. Senza di loro sarebbe certamente stata una signorina a modo, noiosa e dimessa come tutte le altre, così come io non sarei stata un perfetto maschiaccio (nonostante adorassi le bambole e facessi la ballerina… )
Un colore da abbinare a questo libro: l’azzurro degli occhi di Jack, il nero dei capelli di Sabrina o il marrone della terra arsa dal sole?
Direi il marrone anche se non è il mio colore preferito, ma di certo riporta ai ritratti in seppia dell’epoca, al fango delle trincee e ai ceppi che bruciano nel camino.
La domanda di chiusura che tutti ti porranno: libri futuri?
A presto!
Francesca
Grazie a Francesca per il tempo che ci ha dedicato.