Sogni di Carta, intervista a Sara Purpura
Caro iCrewer come ormai avrai capito dalle mie recensioni passate c’è un’autrice che seguo più delle altre; in questo mio interesse non c’è nulla di personale, nel senso che non ho mai intrattenuto conversazioni con Sara Purpura, come invece le intrattengo con altri autori e autrici, ma quello che mi affascina di lei sono proprio i suoi romanzi.
Tutto è nato dal testo L’amore è un incidente meraviglioso, scritto a quattro mani da Sara Purpura ed Erika Cotza, è proseguito con la lettura de Il Desiderio Nascosto di te che ai tempi portava come titolo: Il Profumo di Zagara, successivamente ho letto la saga del Buio e infine recensito il suo ultimo romanzo, Tutta colpa di un Babbo Natale.
Sono stata contenta di averla incontrarla al Festival del Romance l’anno scorso e finalmente sono riuscita a intervistarla, quindi lascio a lei la parola e a te le risposte alle nostre domande.
Tutta colpa di un Babbo Natale è ironico, dolce e romantico. Quanto è stato impegnativo e quanto divertente scrivere questo romanzo?
Ciao a tutti e bentrovati.
Tutta colpa di un Babbo Natale è un romanzo che mi è servito a superare il tanto temuto blocco dello scrittore. Avevo scritto dei romanzi tosti per le tematiche trattate e mi sentivo come impantanata in certe dinamiche. Avevo bisogno di una storia più leggera e le vicende di Arielle e Kilian sono state per me come una boccata d’aria fresca. Quindi no, non è stato impegnativo nel senso letterale del termine, ma scrivere questo libro è stato davvero divertente ed emozionante.
Qual è la tua opera a cui tieni di più?
Questa è una domanda alla quale è difficile rispondere. In un modo o nell’altro sono legata a tutte le mie storie, ma se proprio devo scegliere forse quella che mi ha donato di più è Tutto il tempo del mondo. Attraverso di essa mi sono perdonata cose che credevo superate. Sono diventata grande e ho finalmente abbracciato – e capito – la ragazzina che avevo mortificato troppe volte.
Con Tutto il tempo del Mondo, hai fatto il tuo debutto in Mondadori, ma per te è questa l’opera che ti ha fatto fare il salto di qualità come scrittrice e cos’ha che le tue precedenti non hanno?
Io non credo che il valore di una storia debba essere determinato da un marchio editoriale, anche se fa piacere e per me la Mondadori ha rappresentato più della realizzazione di un sogno. Né so, con molta sincerità, se questa storia abbia sancito un reale salto di qualità nella mia carriera da scrittrice. Quello che so, però, è che nella storia dei DesAna c’è tanto cuore e realtà. C’è un’empatia di fondo che striscia fra le righe, in mezzo alle parole, e abbraccia una ad una le persone che in Anais si rivedono, ma anche in chi si immedesima in lei. E forse è questa la chiave del gradimento avuto, il fatto che questo romanzo sia tinto di verità.
Serve veramente un agente per entrare in una casa editrice importante?
Forse in linea di massima sì, ma la mia esperienza è differente. Io ci sono arrivata senza un agente letterario alle spalle, probabilmente per una concomitanza di cose che non sempre si vengono a verificare tutte insieme: un pizzico di talento, la giusta tempistica, tanta fortuna…
Quel che è certo è che per fare questo mestiere non basta avere grandi sogni, ma bisogna possedere la costanza di vederli realizzati. Non è così facile restare concentrati sull’obiettivo, lavorare a testa bassa e ingoiare rospi.
La scrittura deve essere la priorità e a farsi distrarre, in questo ambiente, ci metti un attimo…
Qual è l’autore che ti è più d’ispirazione?
Uh, ce ne sono tantissimi. Per citarne una, Paulina Simons è l’autrice che spero di diventare un giorno. Adoro la sua scrittura. Ma ci sono anche Colleen Hoover e la Cherry, per esempio; la loro capacità di veicolare emozioni è sorprendente.
Perché hai iniziato a scrivere e c’è una circostanza che ti ha fatto dire: io voglio fare questo per tutta la vita?
Ho iniziato a scrivere in un periodo di forte disagio con me stessa. Non sapevo chi volevo essere, quello che vedevo non mi piaceva, come stavo diventando neppure. Ero il caos rinchiuso in una ragazzina taciturna che in definitiva creava pochissimi problemi, ma che dentro ne custodiva a fiotti.
La scrittura ha messo ordine; è stata il mio compromesso con la vita, il mio angolo felice. La scrittura è la mia costante.
Perché la scelta di scrivere romanzi rosa?
Semplicemente perché è nelle mie corde.
Credo che attraverso l’amore si possa scrivere di tutto e veicolare qualsiasi messaggio. Le mie storie non sono solo storie d’amore, ma sono anche quello perché al mondo c’è bisogno di sognare e riflettere. Di arrivare alla riflessione con dolcezza. Mi dicono che sono capace di mostrare il mio cuore attraverso i personaggi che creo. Ebbene, se si scrive per se stessi si può essere egoisti, ma quando lo fai anche per gli altri devi esserne capace, quindi perché smettere? il giorno in cui non avrò più nulla da dire o da mostrare smetterò di scrivere. Io spero che non accada mai.
Ci sono eventi futuri in cui potremo incontrarti?
Sicuramente al Festival del Romance Italiano che si terrà a fine settembre al Forum di Assago, poi chissà, magari anche altrove, ma al momento non ho fatto programmi.
Caro iCrewer ti saluto e spero di incontrare nuovamente al Festival del Romance 2020, Sara Purpura e raccontarti altre cose interessanti sul suo conto.