Noi che abbiamo Sogni di carta, oggi approfondiamo la conoscenza di Sandra Mirabella che con le sue “Ali di carta”, disegna voli e ghirigori di poesia
La nostra intervista è con Sandra Mirabella oggi perchè, come ben sai caro iCrewer, a noi piace approfondire la conoscenza e scoprire cosa si cela dietro le parole scritte degli autori che trattiamo…
… e quindi, benvenuta Sandrina, (mi piace chiamarti così, dal momento che la nostra conoscenza, seppur virtuale, non è recente) vuoi presentarti ai nostri lettori e farti conoscere, parlandoci un po’ di te e della tua vita?
Sono Sandra Mirabella, nata a Catania nel 1953, nei primi anni della mia vita ho vissuto in un piccolo borgo marinaro di questa città: Ognina, mi riempivo gli occhi della Bellezza del mare, guardavo con occhi curiosi i pescatori tornare dalla pesca, o riparare le loro reti distese al bordo della strada, sin da piccola ho avvertito forte il desiderio ed il piacere di leggere, leggevo ogni cosa, i libri di narrativa per bambini o gli articoli dei giornali in cui veniva avvolto il pesce comprato al mercato, andavo alle elementari ed ero un’alunna interessata ed appassionata. Un giorno alla radio nello spazio dedicato ai ragazzi fu indetto un concorso nazionale; “E adesso continua tu” si doveva dare un finale ad una storia iniziata lasciata a metà, partecipai senza alcun intento di vincere, solo per il piacere di finire quella narrazione a modo mio. Tempo dopo mi chiamò la dirigente della Scuola e mi comunico felice che avevo vinto “Il microfonino d’argento” il premio in palio per il finale più bello. Fu da allora che cominciò la mia avventura nel mondo della scrittura, (Comprendo l’importanza della gratificazione per un bambino, a volte può segnargli una Vita) scrivevo di tutto, racconti, fiabe, poesie e considerazioni personali. All’età di dieci anni la mia famiglia a causa del lavoro di mio padre, maresciallo di Pubblica Sicurezza, venne trasferita a Siracusa, fu un trauma per me, sradicata dalle mie amicizie, dalle figure parentali, nonni e zie che mi avevano circondato di affetto, faticai parecchio ad ambientarmi, a causa di questo disagio non riuscivo a vedere la Bellezza della città in cui vivevo. Mi diplomai all’istituto magistrale e mi iscrissi all’Università a Catania alla facoltà di Filosofia e Pedagogia. Mi sposai molto giovane a 19 anni, nel frattempo superai un concorso per l’insegnamento alla Scuola Primaria, mi appassionai molto al mio lavoro che svolgo ancora adesso con Amore e dedizione. Ho avuto due figli che sono la mia Gioia. Amo anche dipingere e sono stata “a bottega“ presso un famoso pittore siracusano: Oreste Puzzo. Scrivo di ogni cosa, narrativa racconti, ma soprattutto la Poesia è il genere che amo di più. Spero sempre di poter continuare a scrivere finché ne avrò la forza, per raccontare la mia Anima; un angolino dove tutti possano ritrovarsi, la voglia di farlo quella non mi mancherà mai, almeno lo spero.
Quanto incide nella tua ispirazione la “sicilitudine”? Vale a dire quello stato d’animo che caratterizza noi siciliani e che è un misto di passione e tristezza, simile per intenderci alla “saudage” brasiliana?
La mia splendida e amara isola, di una Bellezza così sublime ma così scarsamente apprezzata da chi dovrebbe avere il compito di governarla. Così come il fiore dell’oleandro, con la sua bellezza disperata e velenosa, mi ha sicuramente aiutata con la luce implacabile del suo cielo (ho viaggiato molto ma questa luce la ritrovo solo nella mia Sicilia) con i colori del suo mare di ogni piccolo fiore spontaneo con il suo profumo, con le sua Storia e le sue piccole grandi cose. Io penso che nessuno possa rimanere indifferente a tanta bellezza e vederla molte volte sprecata, oltraggiata dall’indifferenza di chi detiene il potere, lascia un sapore amaro in bocca, ecco che nelle mie poesie c’è sempre anche un qualcosa di malinconico, per tutto questo spreco.
Non sai quanto mi trovi concorde in quello che dici della Sicilia, amo questa terra come te e come te sono dolente per come viene trattata… Ma torniamo alla nostra intervista: chi scrive, in genere, nel momento in cui lo fa, tende ad isolarsi e ad escludere il resto del mondo, famiglia compresa, fuori dal cerchio penna-foglio-pensieri. Come concili il tuo scrivere con la vita concreta, quella di ogni giorno?
Io scrivo con le mani che profumano di detersivo per i piatti, scrivo solo per rileggermi un po’, scrivo parole che penso gentili, che possano essere carezza in una realtà che carezza non è. Scrivo tra un pensiero e l’altro, tra un giorno di lavoro ed il “Cosa faccio per cena” ? “C’è il pane? Nooo , vado a comprarlo…” scrivo tra una cosa e l’altra , parole che vengono dal cuore, di getto, senza limature di alcun genere, solo pensieri che mi piace scrivere sotto forma di versi. Ti confesso che molte volte ho bruciato la cena e ho dovuto ricominciare a cucinare. Mio marito è rassegnato e con molto garbo mi lascia vivere questi momenti fuori dal reale… ha imparato a cucinare per sopravvivenza.
C’è un momento particolare o che preferisci, della giornata in cui resti sola con i tuoi pensieri da trasformare in poesia?
La sera è il momento che prediligo per riflettere e scrivere, quel silenzio, quel riposo da tutta la frenesia del giorno, quella luce blu, è sicuramente quella l’ora in cui i miei pensieri hanno libero corso e prendono forma di parole e versi.
Passiamo ad “Ali di carta”, la tua prima pubblicazione: e qui devi togliermi una curiosità che ho da quando ti conosco, come mai hai aspettato tanto tempo prima di “uscire allo scoperto” con un libro?
Devo dirti cara Pina che personalmente non mi sono mai considerata Poeta, non mi sono mai messa sul piedistallo, sono semplicemente una persona che scrive i suoi pensieri le sue emozioni, che poi queste possano essere condivise da molti mi gratifica certamente, ma non ho un’autostima talmente grande di me da considerarmi una persona fuori dal comune, anzi… mi reputo normalissima con molti difetti e pochi pregi, quindi non ci pensavo proprio a pubblicare. Poi qualcosa è scattata nella mia mente, volevo lasciare un segno, come dico in una delle mie poesie (la prima). In un mondo in cui ci sono così tanti scrittori e pochi lettori, la mia piccola barchetta fatta col guscio di noce, una vela di garza sottile, navigherà sottovoce, piano piano, riva a riva, come diciamo noi siciliani. Ma mi sono detta, l’importante è avere il coraggio di navigare e così ho messo in acqua la mia piccola barchetta.
Le poesie che pubblichi sul tuo profilo social o sulla pagina”Gocce di mare” che gestisci, riscuotono sempre un bel successo, (fra l’altro fra i tuoi estimatori mi includo anch’io) quanto questo successo ha inciso nell’incoraggiarti per pubblicarle?
Ho visto piano piano, i consensi crescere, anche persone che non sono amici virtuali, apprezzano i miei scritti, questo ha sicuramente influito ma non mi sono mai fatta delle grandi illusioni, molti lo fanno anche per cortesia, ho la testa tra le nuvole , ma i piedi sono ben piantati a terra nella realtà di tutti i giorni.
Entriamo un attimo nello specifico della raccolta: a parte la divisione in quattro sezioni che tu chiami capitoli, hai voluto anticipare e forse anche un pochino spiegare al lettore, il senso delle tue poesie. Perché la scelta di dividere in sezioni? E non pensi che la poesia affascina proprio perché ogni lettore può cogliere il significato fra le righe, secondo la sua sensibilità e quindi i versi all’interpretazione di chi legge?
La divisione in capitoli è stata più che altro una scelta del mio editor, che l’ha motivata con il fatto che inframmezzare un po’ di prosa, tra tante poesie poteva servire a creare attenzione nel lettore, più che una progressione ininterrotta di versi, l’ho trovato un buon consiglio e l’ho messo in atto, spero sia utile.
Ho letto “Ali di carta” e, se hai avuto modo di leggere la recensione, ho individuato un leit-motiv che serpeggia in buona parte della raccolta: la speranza. Cosa pensi in proposito? Ho centrato oppure ho interpretato?
È vero, c’è sempre quel filo di Speranza che riesce a tenerci in vita, cosa sarebbe una vita senza Speranza, senza scopo, fredda arida ? Ci si potrebbe chiedere, “ma Speranza di cosa?” che le nostre parole siano Semi, per cercare di fare della nostra bellissima Terra un posto migliore in cui vivere, che ci sia più coraggio nello scegliere il Bene, l’accoglienza, l’Amore per ogni essere vivente, più Compassione e meno indifferenza, perché penso che sia di questo che ha bisogno il nostro mondo soffocato da una triste realtà. Trovare nelle piccole cose una piccola grande Gioia, accorgersi dell’altro e che insieme possiamo essere “Noi” con i nostri dolori le nostre ansie , i nostri ricordi, i nostri piccoli momenti di felicità.
Le tue poesie rivelano una sensibilità viva e una malinconia latente che rasenta quasi “il male di vivere”. Un poeta, nei suoi versi, esterna la sua parte più profonda, quella più intima e probabilmente nascosta… ma la Sandra di tutti i giorni e cioè la mamma, l’insegnante, la moglie, com’è?
La Sandra di tutti i giorni è una persona come tante, con i suoi momenti di allegria di tristezza, le arrabbiature le ansie i dispiaceri i dolori, sono come tutti. Come mamma sono molto affettuosa ma mai invadente, i miei figli sono ormai grandi, hanno la loro vita, il loro lavoro. Ho cercato di educarli al meglio delle mie possibilità ma con fermezza, li ho lasciati molto liberi nelle loro scelte e di questo mi ringraziano sempre, nella loro vita hanno scelto quello che a loro piaceva fare e lo hanno fatto sempre con passione, non gli ho fatto mai mancare l’esempio, che secondo me è il modo migliore di educare. A scuola, non sono una maestra severa ma le regole di convivenza vanno rispettate, così come i diritti degli altri. Cerco di motivare i miei alunni e di educarli a fare ogni cosa con passione e partecipazione e soprattutto cerco di educarli al rispetto dell’altro. Anche a scuola ho cercato di dare gli esempi giusti, posso in generale ritenermi soddisfatta, i miei piccoli una volta cresciuti hanno un buon ricordo della scuola ed a volte da lontano vedo degli uomini o donne ormai grandi che mi vengono incontro a braccia aperte dicendo: “Maestra quanti bei ricordi” e ti confesso che mi viene un nodo alla gola di commozione e in quel momento sono felice.
Nei tuoi progetti per il futuro, sono sicura che c’è ancora tanta poesia e spero altre pubblicazioni, vuoi anticiparci qualcosa?
Sai Pinuccia ho ancora un sogno: scrivere e pubblicare un racconto non so ancora cosa ma penso di Vita reale quella di tutti i giorni non so se ci riuscirò per adesso è solo un sogno. Ho ancora tante poesie inedite , qualche altro libro potrei anche pubblicarlo, se questo mio primo incontrerà il favore dei lettori, l’ultima poesia che ho scritto a me piace parecchio ed a quanto pare anche a molti altri, con questi miei versi ti saluto e ti ringrazio di cuore carissima, per le belle parole che hai sempre avuto nei miei confronti…
Grazie Sandra per la disponibilità e spero di poter ancora recensire un’ulteriore pubblicazione… e perché no, ritrovarci ancora per un’altra intervista!
Adesso/ nell’ore calde/ dell’Estate con abiti leggeri/ smarrita in questa/ inesorabile luce/ porto con me/ un profumo di frutta al sole/ un lieve sentore d’ambra/ che sia consolazione/ prima che tutto si consumi/ nella dimensione del Sogno./ Si cerca una Bellezza/ inafferrabile voluttuosa/ ma io semplicemente/ guardo il cielo/ e misuro i miei passi/ nella stanza/ sono qui, ora/ e ascolto voci/ e sento/ posso anche/ inventarmi/ un futuro di fiore/ profumato./ Scavalco l’universo/ e ti raggiungo/ nel dolce declinare della sera./ (Sandra Mirabella)
Ci lascia così Sandra, con la delicatezza della sua ultima poesia…
Dopo aver letto la storia della tua vita, ti sento ancora di più mia amica. Un abbraccio. Armando.
Sandra Mirabella è una donna semplice ,umile,, gentile, dotata di una grande sensibilità che raggiunge chi legge i suoi versi. Mi piace il ritratto che è uscito da questa intervista,, una donna che ha costruito con l esempio la sua vita di mamma e maestra. Concordo nel dire che nei suoi versi c’è sempre la Speranza di un mondo migliore,anche quando tratta argomenti amari e tristi della vita.