Cliff Wright e Harry Potter
Caro iCrewer come ti ho raccontato in altri articoli il 18 maggio si è svolta la prima edizione di “Vercelli Fantastica” in cui si è svolto un incontro con l’illustratore Cliff Wright e la scrittrice e blogger Marina Lenti.
Per l’occasione abbiamo posto all’illustratore britannico alcune domande che ti riporto nella seguente intervista.
Come hai scoperto che “da grande” avresti fatto l’artista?
Quando mi pongono questa domanda solitamente rispondo con un aneddoto che riguarda la mia infanzia, a cinque anni la maestra chiese agli alunni della mia classe di disegnare una volpe, dopo che faccio questo disegno e glielo consegno i miei genitori vengono convocati dalla maestra che lo mostra a loro.
A quel punto la maestra dice ai miei genitori che per lei io sarei diventato un’artista, poiché i miei compagni avevano disegnato tutti una scatola.
Sinceramente io ci ho riflettuto su questo evento e ancora oggi non so se sono stato il migliore a disegnare o semplicemente l’unico che ha udito bene visto che come sapete in inglese “volpe” si dice “Fox” e “scatola” si dice “Box”.
Come mai il genere che illustri è inerente la narrativa per bambini, non hai mai pensato di creare per altri generi?
Credo che si tratti di qualcosa che mi venga naturale, inoltre è da sempre risaputo che in questo settore l’artista è più libero rispetto alle altre illustrazioni, in più la mia immaginazione è quella di un bambino.
Ad esempio nel mio libro “When the world sleeps” c’è un’immagine in cui la Luna rotola giù da una montagna, questa immagine mi è venuta in mente quando da bambino mi trovavo a fare un viaggio in treno con mio padre; dal finestrino del treno ho visto sorgere dietro una montagna una Luna grandissima e ho immaginato di vederla rotolare giù.
Invece per rispondere alla seconda parte della domanda posso dire di aver lavorato anche per adulti, ma mai con stili differente da questo che ormai è diventato sempre più un tratto che mi caratterizza. Ho ad esempio creato dei poster per annunci pubblicitari e ad esempio ho collaborato con IKEA e l’immagine che ho realizzato per loro è uno dei più fruttuosi lavori che ho svolto fino ad oggi.
Che consiglio daresti a un giovane che inizia la sua carriera in questo mondo?
Quello che mi sento di dire, in base alla mia esperienza, è:” Fate tesoro dei consigli, ma credete in voi stessi.”.
La mia prima opera “when the world sleeps” prima di essere pubblicata ha ricevuto molti rifiuti da altre case editrici e ai vari colloqui con gli editori a cui mi presentavo ricevevo consigli e motivazioni per cui la mia opera non veniva pubblicata, io stesso ho elaborato continuamente questo testo ascoltando i consigli con cui mi trovavo d’accordo.
Quando ho incontrato la casa editrice che poi ha pubblicato il mio libro, l’editor voleva farmi cambiare un tratto importante della storia, ovvero quando l’albero va in soccorso del bambino che vuole rimettere la Luna in cielo e prendendo la Luna tra i suoi rami la ributta in alto.
Per l’editor era troppo fantasiosa come scena, ma io non ero d’accordo, mi sono fatto coraggio ed ho espresso i miei pareri, ovvero se non è troppo fantastico il fatto che la Luna ruzzoli giù dal cielo non può esserlo il rigettarla in aria grazie alla forza di un albero.
Il libro è stato pubblicato e si è classificato secondo al Mother Goose Award come miglior esordio nel settore.
Cos’è rappresentato per te lavorare per la Bloomsbury e J.L.Rowling?
Per spiegarvi cos’è stato per me Harry Potter è necessaria fare una premessa, dopo i vari rifiuti che il mio primo lavoro ha ricevuto dalle case editrici io sono incappato nel difetto opposto, infatti ho iniziato ad accettare tutte le proposte che ricevevo. Sono arrivato in un estate a lavorare a 12 libri per bambini contemporaneamente e questo è sicuramente un errore, perché ogni lavoro necessità di un periodo di pausa.
È qui che si pone Harry Potter, per me era semplicemente un lavoro come gli altri, inoltre io ho raffigurato le copertine di “Harry Potter e la Camera dei segreti” e “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” e la storia non era ancora famosa è appunto “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” che ha fatto fare il salto di qualità alla storia ed è diventato il più grosso progetto sui cui ho lavorato.
Come sono nate le copertine che difficoltà hai incontrato?
La parte più complessa da spiegarvi oggi è sicuramente stata l’assenza di Internet, hai tempi dovete immaginare che gli schetc venivano faxsati alla Bloomsbury e poi a J.k. Rowling, ho ancora i bozzetti con accanto le sue note.
Ad esempio la quarta di copertina del Prigioniero di Azkaban aveva raffigurato il gramo, nel primo bozzetto appaiono i commenti di J.K. Rowling in cui dice che sembrava un grosso Rottweiler, ma nulla di cosi spaventoso.
L’elemento che invece ho trovato più difficile da disegnare è stata l’auto volante di Ronald Weasley, non so quasi nulla di automobili, mentre so tutto di animali e quindi è stato più semplice disegnare un ippogrifo.