Caro iCrewer, in questo appuntamento con Sogni di Carta abbiamo intervistato Matteo Gennari per sapere qualcosa in più sul suo ultimo libro Antivirus che ho appena recensito.
Salutiamo Matteo Gennari dandogli il benvenuto nella nostra rubrica e grazie a nome di tutta la redazione e dei nostri lettori per il tempo che ci stai dedicando.
Il tuo ultimo libro è una sorta di diario sulla quarantena che abbiamo concluso da poco. Tu come l’hai trascorsa?
Io sono stato sorpreso in Brasile dalle notizie che arrivavano dall’Italia. Ho subito telefonato a un mio caro amico di Milano, un infermiere e, ascoltando i suoi racconti su ciò che stava accadendo, mi
sono messo a scrivere questo romanzo grazie al quale ho passato 40 giorni in costante contatto con medici e infermieri del milanese e ho vissuto da vicino l’emergenza, nonostante risieda a 11mila chilometri dall’Italia.
Tra le persone che conosci qualcuno ha contratto il virus?
Sì, questo mio amico infermiere l’ha contratto e se l’è cavata con una decina
di giorni di ospedale. Un altro amico medico, sempre di Milano, si è ammalato ma in forma più lieve. Io stesso qui a Rio (noi siamo in piena pandemia) settimana scorsa sono stato male, ho avuto i sintomi ma sono rimasto a casa e in pochi giorni sono migliorato. Loro comunque hanno fatto test sierologici e tamponi e sono sicuri di aver avuto contatto col virus, io non sono nemmeno andato dal medico e può essere che abbia avuto una banale influenza.
Riguardo le voci che circolano sull’origine di questo virus, qual è la tua opinione?
Come il mio personaggio Alessandro, ragazzo 27enne di destra e complottista trovo molto strano che il più importante laboratorio cinese di biosicurezza si trovi a pochi chilometri dal mercato del pesce di Wuhan.
Se l’origine del virus è davvero naturale, perché non si è manifestato nel mercato del pesce di Shangai o di Pechino? Il fatto che sia apparso a pochi chilometri da un laboratorio in cui si fanno esperimenti pericolosi mi lascia molti dubbi. Se si tratta solo di una coincidenza è davvero una coincidenza singolare.
Come stai vivendo questo ritorno alla pseudonormalità?
Noi purtroppo qui in Brasile siamo davvero lontani dalla normalità. Siamo
in piena pandemia con circa mille morti ufficiali al giorno per Covid 19, ospedali in emergenza e autorità politiche incapaci di gestire la situazione.
In Antivirus ho apprezzato e condiviso la riflessione di Alessandro, una delle due voci narranti, sull’aspetto positivo del restare chiusi in casa per scoprire se stessi. Tu senti di aver tratto benefici in tal senso da questa quarantena?
La riflessione di Alessandro nasce da un messaggio che il padre ha ricevuto da uno spirito in uno dei centri spiritisti che lui frequenta in Brasile. E’ un bellissimo messaggio il cui senso è “Chiudersi per aprirsi, per agire con più responsabilità dopo la pandemia”. Io vorrei che fosse
vero, almeno per me. Al momento qui in Brasile viviamo tra il panico e il
negazionismo e non siamo usciti dalla quarantena. Anche se qui la quarantena è fragile, ognuno alla fine fa ciò che vuole, chi vuole restare in casa ci resta, chi vuole uscire esce. Io non esco di casa da metà marzo.
Un’ultima domanda a Matteo Gennari
Ho visto che hai scritto libri sul Brasile e ci hai confermato che ci vivi. Com’è nato l’amore per questo paese?
L’amore per questo paese è nato durante un viaggio di piacere nel 2003.
Durante una vacanza mi sono detto che sarei potuto rimanere qualche giorno
in più a Rio e magari cercarmi un lavoro, per qualche mese. Alla fine mi ci sono trasferito.
Ringrazio Matteo Gennari per questa interessante chiacchierata e restiamo in attesa di un tuo prossimo libro.